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Politica Provincia

Franchini: disoccupazione al 9,1%. Le proposte del Movimento 5 Stelle

In foto: foto di gruppo per i candidati del M5S
foto di gruppo per i candidati del M5S
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
sab 10 feb 2018 07:57 ~ ultimo agg. 07:58
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Oggi Rimini e Provincia si attesta al 9,1% di disoccupazione che secondo un’elaborazione fatta a fine estate dal Sole 24 Ore, resta la più in Regione. Secondo il rapporto 2017 sull’economia dell’Emilia Romagna, realizzato in collaborazione tra Unioncamere e Regione, i disoccupati in Emilia Romagna sono il 6,4%.

Lo rileva il candidato del Movimento 5 Stelle Carla Franchini che poi spiega le strategie in tema di occupazione: “A dimostrazione che il Jobs act voluto dal Pd è costato agli italiani 20 miliardi di euro ha inciso ben poco nel nostro territorio, soprattutto per via della “Non politica” su lavoro e occupazione condotta dal Pd locale. E’, invece, è da qui, secondo me, che la politica, quella con la P maiuscola, deve partire. Ogni azione, ogni attività politica, deve avere come priorità la lotta alla disoccupazione e alle povertà. E noi del M5S lo diciamo da anni, inascoltati dai partiti di centrodestra e centrosinistra. Quando parlavamo di reddito di cittadinanza venivamo derisi in televisione, sui giornali, per poi ritrovarci in questa campagna elettorale con quelle stesse persone i Renzi i Berlusconi, insomma, a ripetere in modo spudorato quelle identiche cose che sostenevamo noi. Con noi nessuno resterà indietro. Mai più.

Per cui pensione minima di 780 euro netti al mese a tutti i pensionati e di 1.170 euro netti al mese per una coppia di pensionati e reddito di cittadinanza per chi non ha lavoro oppure lo ha perso. Nel frattempo creeremo una Banca pubblica per gli investimenti per piccole imprese, agricoltori e famiglie. Dotata di un capitale iniziale di 10 miliardi, investirà in innovazione e infrastrutture, settori strategici a una sana crescita economica. Vogliamo destinare i “plafond” della banca alle start-up innovative, al finanziamento dei mutui per la prima casa, all’adeguamento sismico ed energetico delle abitazioni, ai progetti indirizzati alla prevenzione del dissesto idrogeologico. Investiremo, poi, oltre 2 miliardi di euro per la riforma dei centri per l’Impiego: questo per far incontrare davvero domanda e offerta di lavoro garantendo anche la formazione continua a chi perde l’occupazione. Ma non basta, ovviamente. Gli italiani sono strangolati da un sistema fiscale che non ha eguali nel mondo. Ecco perché ridurremo le aliquote Irpef, elimineremo le tasse per redditi fino a 10mila euro, alle piccole e medie imprese, poi, ridurremo il cuneo fiscale e drasticamente l’Irap, aboliremo gli studi di settore, lo spesometro ed Equitalia, concepita dal Governo Berlusconi nel 2005 e che ha gettato sul lastrico tanti piccoli imprenditori. E faciliteremo la vita alle imprese e ai cittadini attraverso la cancellazione di 400 leggi inutili. Ma per fare ciò occorrono soldi, tanti. Li recupereremo, e parlo di 50 miliardi di euro, eliminando gli sprechi nella Pubblica amministrazione e tagliando i costi della politica. Come? Stop a pensioni d’oro, vitalizi, privilegi, sprechi della politica e opere inutili. Riorganizzeremo le società partecipate, e faremo una spending review della spesa improduttiva. Ma è indispensabile creare occupazione, nuovi posti di lavoro. Per questo abbiamo stimato investimenti nei settori strategici per 50 miliardi di euro. Punteremo perciò su innovazione, energie rinnovabili, manutenzione del territorio, contrasto al dissesto idrogeologico, adeguamento sismico, banda ultra larga, mobilità elettrica. Solo con la green economy ad esempio si possono creare 200mila posti di lavoro dall’economia del riciclo rifiuti, 17mila nuovi posti di lavoro per ogni miliardo di euro investito nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica. Per le famiglie sono previsti 17 miliardi per l’applicazione del modello francese, rimborsi per asili nido, pannolini e baby sitter; per l’introduzione dell’iva agevolata per prodotti neonatali, per l’infanzia e per la terza età e per l’innalzamento dell’importo detraibile per l’assunzione di colf e badanti. E cancelleremo la legge Fornero attraverso l’introduzione della Quota 100 e della Quota 41: ovvero si andrà in pensione, nel primo caso, quando la somma dell’età anagrafica e degli anni di contributi versati dovesse dare risultato 100; si andrà in pensione, invece, nel secondo caso, dopo 41 anni di contributi versati, senza considerare, in nessun modo, l’età anagrafica.