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Bambini di strada e bambini disabili a Nairobi

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 23 feb 2018 09:50 ~ ultimo agg. 26 feb 11:17
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Una delegazione di educatori guidata dai direttori delle associazioni riminesi Cittadinanza ed EducAid, rispettivamente Alessandro Latini e Riccardo Sirri, si tratterrà fino alla prossima settimana in Kenya per svolgere attività di formazione ad operatori, insegnanti e genitori di bambini con disabilità e di strada nella baraccopoli di Kibera, la più grande di Nairobi, abitata da una popolazione di circa 700.000 persone che vive in condizioni estremamente disagiate, sia da un punto di vista sociale ed economico che sanitario.

La missione è svolta nell’ambito del progetto Twende Pamoja – accesso a educazione e salute per bambini disabili e bambini di strada a Nairobi co-finanziato dalla Regione Emilia Romagna e vede come punto di riferimento per la presa in carico di questi bambini e per la sensibilizzazione della comunità di Nairobi sulla disabilità e i diritti dei minori più vulnerabili, è il Centro Paolo’s home che fornisce diagnosi e trattamento delle patologie tramite esami clinici, visite mediche, fisioterapia e logopedia e promuove l’educazione inclusiva attraverso la formazione degli insegnanti ed attività di strada. Ciò in linea con il perseguimento degli Obiettivi del Millennio indicati dall’Unione Europea in materia di Sviluppo Sostenibile che indica come prioritari: Zero Povertà; Salute e benessere, Istruzione di qualità, Uguaglianza di genere e Riduzione delle disuguaglianze.

Occorre infatti tenere in considerazione che in Kenya, come del resto in grande parte dei Paesi del Sud del Mondo, le famiglie dei bambini con disabilità non hanno strumenti per comprendere la propria situazione, poiché l’analfabetismo favorisce la diffusione di rappresentazioni stigmatizzanti, di cui vergognarsi. La fragilità delle relazioni porta spesso alla separazione delle coppie di genitori dopo l’insorgere delle patologie, con le madri lasciate sole a farsi carico della prole. Molti bambini restano così isolati nelle baracche, lontani da opportunità di socializzazione e stimoli allo sviluppo motorio e cognitivo. Il servizio sanitario non offre alcuna assistenza né alcun percorso diagnostico a chi non abbia risorse economiche per pagarlo. Asili e scuole raramente accolgono bambini con disabilità. Si può stimare un alto tasso di mortalità nei primi anni di vita, a causa dell’insorgere di patologie e infezioni concomitanti, favorite da un ambiente di vita tutt’altro che sano e un’alimentazione spesso insufficiente.

A Nairobi, inoltre, molti bambini lasciano la famiglia e scelgono la vita di strada, come illusione di libertà e di opportunità. Sulla strada i bambini sono a rischio di molestie ed abusi da parte dell’intera società, vivono in condizione di forte emarginazione sociale, con alte probabilità di essere coinvolti in attività criminali, nel sesso commerciale, e lo sfruttamento. Le droghe rappresentano un altro elemento caratteristico della vita di strada. Molti di questi bambini fanno uso di sostanze psicotrope per non sentire fame, freddo, angoscia, senso di colpa, bassa autostima e l’insicurezza, che deriva dall’essere stati abbandonati e feriti.

Grazie al partner locale del progetto – Koinonia Community – il territorio viene monitorato e questi ragazzi vengono invitati al centro di prima accoglienza per l’inserimento in un programma di riabilitazione al fine di reintrodurli nel nucleo familiare d’origine e farli accedere alla scuola e alle cure sanitarie.