Indietro
menu
Attualità Politica

Autonomia, siglato accordo a Palazzo Chigi

In foto: foto di gruppo per i presidenti delle tre regioni
foto di gruppo per i presidenti delle tre regioni
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 28 feb 2018 17:04 ~ ultimo agg. 17:06
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

E’ stato siglato a Palazzo Chigi l’accordo sulla cosiddetta autonomia differenziata tra il Governo e le regioni Emilia – Romagna, Lombardia e Veneto. Secondo il presidente regionale, Stefano Bonaccini, si tratta di “una opportunità per tutte le Regioni. Non c’è più un Nord o un Sud: noi ci sentiamo italiani prima che emiliano-romagnoli“.
E’la prima volta – prosegue – che si mette una firma a un preaccordo: il prossimo Parlamento e il Governo non potranno non tener conto di questo accordo. Noi non avevamo fatto il referendum nè Regioni a statuto speciale – ha aggiunto – ma quello che avevamo immaginato come Emilia-Romagna si è dimostrato essere una scelta giusta, senza slogan ma con fatti concreti“.
Bonaccini chiude ricordando che “non sono più risorse da Roma ma più risorse trattenute alla fonte per la gestione di alcune competenze, per garantire alcune peculiarità: penso al manifatturiero, l’istruzione o l’ambiente“.

Le materie oggetto dell’accordo sono Politiche del lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.

Le modalità per l’attribuzione delle risorse saranno determinate da un’apposita Commissione paritetica Stato-Regione in termini di compartecipazione o riserva di aliquota al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio regionale, per consentire la gestione delle competenze trasferite o assegnate, e di fabbisogni standard, criterio che supera quello della spesa storica sostenuta dallo Stato nella Regione e riferita alle funzioni trasferite o assegnate negli anni passati. I fabbisogni standard dovranno essere determinati entro un anno dall’approvazione dell’intesa e, progressivamente, entro cinque anni, proprio nell’ottica del superamento della spesa storica, dovranno diventare il termine di riferimento, in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati sul territorio regionale, salvaguardando gli attuali livelli di erogazione dei servizi.