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Visa blocca carte in Bitcoin: la crisi della criptovaluta che ha fatto sognare i mercati finanziari


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di Redazione   
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ven 26 gen 2018 14:19 ~ ultimo agg. 27 gen 17:53
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È di qualche giorno fa la notizia che Visa Europe ha bloccato molte delle carte in Bitcoin che si appoggiavano al circuito di pagamento fornito dalla nota joint venture californiana. Nello specifico il servizio è stato sospeso su tutti gli strumenti di pagamento emessi da WaveCrest, società con sede a Gibilterra, a cui fanno riferimento aziende come Bitwala, Wirex, TenX e Cryptopay, ossia buona parte di quei servizi che permettono di convertire i Bitcoin in euro e in dollari.

Alcuni utenti sono stati avvertiti da una mail che le carte in questione sarebbero state chiuse immediatamente, altri addirittura si sono visti rifiutare un pagamento, sono rimasti senza fondi da spendere e hanno invaso di proteste gli account Facebook e Twitter delle società interessate.

Per capire meglio, facciamo un passo indietro.

Cos’è, però, un Bitcoin?

È una criptovaluta, fra le tante attualmente presenti è la più acquistata, ovvero una moneta digitale, esistente, in pratica, solo tra le righe del codice sorgente di qualche server. Gli investitori interessati entrano a far parte di un sistema chiamato Blockchain che consente di condividere la potenza dei singoli computer e al fine di garantire il funzionamento dell’intero sistema. La Blockchain permette all’iscritto di entrare in possesso della criptovaluta e di poterla spendere senza dover rivelare la propria identità.

Come viene spesa la criptovaluta “guadagnata”, visto che non sono molti i negozi o i portali che l’accettano direttamente? Proprio grazie a strumenti di pagamento come quelli che sono state bloccati da Visa Europe, ricaricati in Bitcoin che vengono poi convertiti, direttamente dalla società che gestisce la carta, in Euro o in Dollari.

Laconica e poco chiara la spiegazione fornita da Visa Europe, la quale ha fatto sapere che il provvedimento non riguarda tutte le società che emettono carte in Bitcoin, ma solamente a quelle che fanno riferimento a WaveCrest, a causa di un “comportamento non consono” di quest’ultima. Ad oggi non sono arrivate ulteriori spiegazioni.

Ad arrivare, però, sono state le notizie sul valore del Bitcoin, che ha perso a metà gennaio più del 50% in un solo mese, sfondando la soglia psicologica dei 10.000 Euro e trascinando con sé le “sorelle” meno note Ethereum e Ripple, le due criptovalute più giovane e meno famose del Bitcoin. Il lieve rialzo di questi giorni ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori coinvolti, anche se la sicurezza nel criptomondo è irraggiungibile, in quanto il valore dei gettoni di moneta virtuale è stabilito dal Web e non da un ente centralizzato che ne regola le oscillazioni.

L’unica cosa certa, finora, è la prudenza con cui i maggiori mercati finanziari accolgono le criptovalute: Wall Street ha chiuso le porte, Pechino invita le banche a effettuare maggiori controlli sui pagamenti eseguiti con la moneta virtuale e la Corea del Sud  ha chiuso i siti su cui avvenivano le transazioni.

Quali sono le alternative?

Esistono molti processori di pagamento, come Coinbase, Uphold, Payeer o ADV Cash, sui quali eseguire tutte le operazioni anche con i Bitcoin, e carte prepagate sicure e facili da ottenere, come la Viabuy(maggiori dettagli su http://www.cartedipagamento.com/viabuy.htm), la MasterCard ottenibile senza la verifica di reddito e controllo della solvibilità, o la carta Xapo, specifica per poter utilizzare Bitcoin.