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Fundraising no profit: ecco come!

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 10 gen 2018 07:11 ~ ultimo agg. 11 gen 17:30
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Scena numero 1: un gruppo di persone che gestiscono un’associazione non profit si ritrovano intorno a un tavolo e parlano di una bellissima idea da realizzare, una sala polivalente da donare ai giovani della zona, la possibilità di far lavorare chi ha bisogno, l’idea di creare un gruppo vivo di gente che faccia cose belle. Tutti felici, tutto bello e il guastafeste del gruppo che alzando la mano dice: “Ma dove li andiamo a trovare i soldi?”. Scena numero 2: ci spostiamo tra le mura di una parrocchia, solito gruppo di giovani che tira fuori un “fare” bello e positivo e il solito guastafeste – spesso il parroco – che alzando la mano recita la solita brutta, bruttissima frase: “Sì, ma dove troviamo i soldi?”.
Spesso è questo il problema di chi ha una buona rete di lavoro, tanti progetti per il sociale ma poche risorse per realizzarli. A volte si tratta di trovare un modo “creativo” per individuare una nuova via, inventarsi qualcosa; più spesso si tratta solo di trovare il modo giusto per intercettare dei finanziamenti o delle opportunità che già ci sono ma dei quali non si ha conoscenza. A questo punto entrano in campo delle persone e delle società che possono aiutare a fornire gli strumenti giusti per intercettare questi fiumiciattoli di denaro.

A livello nazionale ci sono diverse realtà che forniscono consulenze, una tra tutte “Le rose di Santa Rita” e quest’anno è stato anche istituito il primo master italiano in fundraising (raccolta fondi) dedicato agli enti ecclesiastici e alle organizzazioni religiose, un percorso di studi aperto a tutte le confessioni religiose per formare i nuovi manager della sostenibilità.
Sede delle lezioni a Firenze, ideatore Andrea Romboli, cesenate della Romboli Associati, un nome noto nel riminese per aver lavorato negli ultimi dieci anni con realtà come Luce Sul Mare, Fondazione San Giuseppe e Cooperativa Madonna della Carità (Caritas), solo per citarne alcune.
“Lavoriamo nel settore non profit da oltre 15 anni e abbiamo come riferimento scientifico la visione del Prof Stefano Zamagni – spiega Romboli – il quale posiziona il fundraising, non come una semplice attività marketing oriented, ma come un’attività su cui si costruisce il capitale sociale dell’organizzazione, attraverso l’attivazione e la valorizzazione dei cosiddetti beni relazionali”.
Ma che tipo di lavoro possono svolgere queste realtà? A rispondere è sempre Romboli: “Le realtà che si rivolgono a noi sono realtà che primariamente sentono il bisogno di individuare nuove modalità per finanziare i propri servizi oppure per rilanciare la propria attività”.

 

INTERVISTA – Alberto Cavalli, dai Beni culturali al fundraising

Alberto Cavalli, riminese classe 1985, ha iniziato la sua esperienza nel mondo del fundraising quasi per caso dopo la maturità classica e una laurea in Conservazione dei beni culturali.
Sin da giovanissimo ha sempre vissuto il mondo del volontariato con l’Azione Cattolica diocesana e finito il percorso universitario, dopo qualche anno di lavoro saltuario, nel 2013 gli è stata offerta una borsa di studio per frequentare il Master in Fundraising di Forlì.  “Lì mi è sembrato che i pezzi del puzzle andassero a posto e mi sono letteralmente lanciato!”.

 

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