Indietro
menu
Cronaca Rimini

Stupri. Custodia cautelare in carcere per Butungu e i tre minori

In foto: Butungu all'arrivo in Questura (Adriapress)
Butungu all'arrivo in Questura (Adriapress)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 5 set 2017 12:45 ~ ultimo agg. 6 set 19:09
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min Visualizzazioni 2.574
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

E’ durata un’ora e mezza a Rimini l’udienza di convalida del fermo di Guerlin Butungu, il congolese di 20 anni accusato degli stupri della notte tra il 25 e 26 agosto a Miramare.  Il GiP Vinicio Cantarini, che si era preso 36 ore per comunicare la misura cautelare, ha sciolto in serata la riserva decidente per la custodia cautelare in carcere. La difesa del congolese aveva chiesto i domiciliari.

Butungu ha cambiato versione rispetto a quella dell’interrogatorio di ieri: ha detto di essere stato presente alle violenze ma che a compierle sono stati i tre minorenni e che, mentre loro violentavano a turno la 26enne polacca, lui teneva fermo il compagno ma senza fargli del male.

Il 20enne, sbarcato a Lampedusa nel 2015 e rimasto in Italia con un permesso per motivi umanitari, è accusato dalla Procura di Rimini di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni aggravate insieme a tre minorenni, due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16, per i quali si sta svolgendo nel tribunale dei Minori di Bologna, l’udienza di convalida del fermo.

Nel corso dell’udienza Butungu è stato interrogato dal Pm, spiega la sua legale Ilaria Perruzza, dando una versione diversa rispetto a quella dei tre minori che avevano addossato a lui la responsabilità della doppia violenza sessuale ai danni della 26enne polacca e della trans peruviana dicendo di aver partecipato solo al pestaggio del compagno della 26enne e di averlo tenuto fermo durante lo stupro. Ieri il 20enne aveva invece asserito di aver partecipato ad alcune feste in spiaggia, di aver bevuto e poi di essersi addormentato. Solo successivamente sarebbe stato raggiunto dai ragazzini coi quali poi avrebbe fatto ritorno verso Pesaro.

Per i tre minori invece il Tribunale dei Minori di Bologna ha disposto il carcere con l’impossibilità di comunicare tra loro. Al centro di accoglienza di Bologna si è conclusa dopo circa due ore l’udienza di convalida del fermo dei due fratelli marocchini di 15 e 17 anni. “Hanno confermato le dichiarazioni precedentemente rese, hanno risposto alle domande dei magistrati e lasciamogli fare il loro lavoro”, ha detto ai giornalisti all’uscita del centro di prima accoglienza del Pratello l’avvocato Paolo Ghiselli, che assiste entrambi i fratelli. In precedenza avevano negato, in sostanza, di aver materialmente stuprato le due vittime, di averle tenute ferme ma attribuendo lo stupro all’unico maggiorenne del gruppo. “Non hanno respinto gli addebiti – ha detto Ghiselli – hanno tenuto un atteggiamento collaborativo rispondendo alle domande dei magistrati”. Poi si è congedato: “C’è un atteggiamento di riserbo e sono anche minori”.

Nell’udienza di oggi il quarto componente del branco, un 16enne nigeriano, si sarebbe detto molto pentito e consapevole della gravità di quello che è successo. Lo ha riferito il suo difensore, l’avvocato Giovanna Santoro, al termine dell’udienza al tribunale per i minorenni di Bologna.

Sarebbero emersi – riferisce l’Ansa – dettagli raccapriccianti su come il gruppo ha agito. Le violenze sessuali nei confronti delle due vittime, la turista polacca e la prostituta transessuale peruviana, sono state brutali e ripetute.
La ragazza polacca sarebbe stata immobilizzata dai complici del congolese mentre quest’ultimo abusava di lei, portata in mare e poi di nuovo sulla battigia dove sarebbero continuati gli abusi. Il suo compagno è stato pestato a sangue. Ancora più violento sarebbe stato lo stupro della trans peruviana. Tutto questo emergerebbe dalle risposte dei giovani che avrebbero confermato in buona parte i racconti delle vittime. Uno dei tre minori avrebbe riferito di aver pregato Dio per non essere scoperto.