newsrimini.it

Buonista che non sei altro!

Buonista che non sei altro!

repertorio

Ancora non mi è chiaro quale sia stato il vero tormentone musicale dell’estate appena tramontata. Resto sospeso – meditabondo- tra ‘Despacito’ e ‘Riccione’ dei ‘Thegiornalisti’. Che, forse, dovrei preferire. Per romagnolità, quanto meno. O, tutt’al più, per il lavoro di cronista che mi è toccato in sorte. Meno dubbi, anzi nessuno o quasi, invece, su quale sia stato sul Web – chè tanto ormai tutto passa di lì – il vero ‘insulto dell’estate’. Ci fosse una classifica dedicata all’improperio più urlato in Rete, a vincere – macchè, a stravincere – sarebbe buonista. E a mani basse. Bassissime. Non c’è discussione, faccia-a-faccia o confronto online, in cui, prima o poi – ma direi pure prima che poi – non spunti un navigatore a lanciare l’anatema: ‘buonista. buonista che non sei altro’. E a chiudere così, di fatto, ogni possibilità di dialogo. Soprattutto su temi ‘caldi’, particolarmente caldi, come l’immigrazione. O la sicurezza e il decoro urbano. Argomenti delicati. E molto sfaccettati nelle loro dinamiche. Difficilmente liquidabili in due battute e prendendo posizioni immutabili. Quello che, invece, succede di questi tempi in cui è tutto uno stare di qua o di là. Seccamente. Senza tante possibilità di ripensamenti.

Basta scorrere una qualsiasi discussione online per rendersene conto. Se si tocca il tasto dell’immigrazione, ad esempio, è facile imbattersi in commenti allarmati e preoccupati per la piega che sta prendendo il fenomeno; in commenti critici per la gestione del flusso di migranti, del ruolo delle ong, di quello delle cooperative sociali; in commenti anche duri o durissimi verso lo Stato, la politica adottata, le mosse compiute. Tutti legittimi e rispettabili. Poi, se qualcuno, nel replicare ai commenti, prova a dire, chessò, ‘si, tutto vero ma il problema è un po’ più complesso e, forse bisognerebbe anche tenere conto del fatto…’, ecco scattare la controreplica: ‘buonista’. Con il corollario, detto esplicitamente (quasi sempre) o sottinteso: ‘è per colpa di quelli come te, se il Paese va a rotoli, se le cose vanno male, se, se, se…’. Game Over. O quasi. Si, perché, se il malcapitato ‘buonista’ di turno, si lancia nella controreplica della controreplica, cercando di argomentare che la si pensa più o meno allo stesso modo ma con qualche distinguo, arriva il colpo di grazia: ‘aspetta che capiti anche a te (e solitamente si tratta di eventi incresciosi, ndr), poi ne riparliamo…’. Game Over. Discussione – se mai realmente aperta – indubitabilmente chiusa. Arrivederci e grazie, ‘buonista, buonista, buonista’.

Divenuto una sorta di neo insulto, pur avendo in radice, la parola buono. Che a tutto dovrebbe far pensare meno che a qualcosa di negativo. Eppure. Sul vocabolario della Treccani, alla voce buonismo,.si legge : “Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversarî, o nei riguardi di un avversario, spec. da parte di un uomo politico; è termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio giornalistico, per lo più con riferimento a determinati personaggi della vita politica”. Sul Dizionario Italiano Hoepli, si legge, invece “Atteggiamento di benevola apertura e comprensione per tutte le posizioni, accusato di non andare al di là di generici appelli moralistici, capaci solo di produrre compromessi confusi e di basso livello. ‖ estens. Eccesso di buoni sentimenti, suggestivo ma inconcludente”. Buonista che non sei altro’.

dal blog Pendolarità