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Attualità Rimini

Oggi i funerali di Maria Luisa Zennari. "Umile e inquieta"

In foto: la professoressa Zennari
la professoressa Zennari
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
sab 12 ago 2017 20:52 ~ ultimo agg. 20:54
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Questa mattina alla chiesa di San Girolamo a Rimini, alla presenza di tante persone che l’hanno conosciuta e apprezzata, sono stati celebrati i funerali di Maria Luisa Zennari, insegnante di greco e latino di generazioni di riminesi scomparsa a 97 anni. nella sua omelia il parroco don Roberto Battaglia ne ha ricordato, oltre all’aspetto umano e culturale, anche quello di una inquieta spiritualità.

«Ciascun confusamente un bene apprende nel qual si queti l’animo, e disira; per che di giugner lui ciascun contende». Questi versi di Dante, che Maria Luisa ha amato e alla cui lettura ha appassionato i suoi tantissimi allievi, descrivono tutta l’ampiezza del desiderio del cuore umano, che ho riconosciuto in lei, attraverso alcuni intensissimi dialoghi in quest’ultimo anno. Un cuore inquieto, sempre alla ricerca, colmo di quella sete di bellezza che Maria Luisa ha cercato nella letteratura e nell’arte, senza smettere mai di studiare. In questi ultimi tempi si dedicava perfino allo studio della lingua russa e, mi confidava ieri sera una giovane insegnante, a qualsiasi ora del giorno la si chiamasse per chiederle un consiglio o una spiegazione era sempre presente, cogliendo il punto focale di ogni autore od opera e ricordando perfettamente a memoria ogni verso della Divina commedia”.

“Sono stato colpito da questa donna – così autorevole per la sua straordinaria preparazione culturale e per il contributo dato alla nostra Città nell’educazione di generazioni di suoi allievi – disposta, a 97 anni, a cercare ancora, umile e inquieta. L’esistenza umana non si decide nella coerenza ma nel rapporto col Mistero che la prof.ssa Zennari ha cercato nella bellezza, nell’amore umano e in tutti i suoi studi, comunicando questa passione ai tanti che l’hanno riconosciuta come Maestra. Mi diceva un’altra allieva che le sue lezioni non erano mai “concluse”, ma sempre aperte a sviluppi ulteriori, per cui su quello che spiegava da anni ritornava il giorno seguente con nuove intuizioni. Maria Luisa viveva così anche la sua fede e si rammaricava per questa inquietudine, per i dubbi e le domande che non la lasciavano in pace. Invece questa inquietudine è indispensabile, poiché la certezza della fede non è un “pensiero chiuso”, ma, come sottolinea Papa Francesco, un «pensiero aperto». Una riflessione di Joseph Ratzinger sull’atto di fede ci aiuta a comprendere che questo “pensiero aperto” è una caratteristica del credente autentico. Anche nella fede, come nella scienza, il pensiero umano giunge ad un assenso. Tuttavia, mentre nel procedimento scientifico il pensiero giunge al termine del suo percorso con l’assenso, nella fede esso rimane in movimento, non si ferma a ciò che è evidente, poiché il cuore, toccato da Dio, va oltre e, quanto più conosce tanto più desidera conoscere. La «conoscenza della fede non soffoca il pensiero, ma lo pone in una inquietudine che è feconda».

Maria Luisa – ha proseguito don Battaglia – riceveva costantemente i sacramenti e cercava il dialogo vivendo la sua fede con questa inquietudine che non ci abbandonerà neppure in Paradiso, nel quale saremo costantemente riempiti da una bellezza che allargherà la nostra ragione e il nostro desiderio per l’eternità. La prof.ssa Zennari si è lasciata ferire dalla bellezza – perché per essere colpiti dalla bellezza occorre lasciarsi colpire – e, quando la bellezza ferisce, rivela l’ampiezza della ferita del cuore, un desiderio inesauribile, una domanda insopprimibile. Nel grido della giovane donna di cui abbiamo ascoltato nel Vangelo proclamato nella liturgia odierna, si esprime il grido del cuore di ogni uomo, questa domanda che non ha mai lasciato Maria Luisa. A questo grido Gesù non risponde con una definizione, ma con la sua commozione per la nostra umanità nel dolore: «Donna non piangere». Cristo risponde con un abbraccio a questa giovane vedova che piangeva, portando al sepolcro quel ragazzo che era l’unico suo figlio.

Ma, come non si è feriti dalla bellezza senza lasciarsi ferire, non si può accogliere questo abbraccio senza lasciarsi abbracciare. Per questo lo chiediamo per lei e per noi, seguendo la Chiesa che ci educa ad implorare la misericordia di Dio per i nostri defunti. Gesù resuscita il figlio di questa donna, ma questo miracolo è contingente, provvisorio, perché anche questo giovane, non so se poco dopo o se al termine di una vita lunga come quella di Maria Luisa, è morto come morirò io e come morirà ciascuno di voi. Invece l’abbraccio di Cristo a questa donna dura per l’eternità. All’inquietudine del cuore umano non risponde qualche anno di vita in più. Quando un uomo desidera un altro respiro o un altro istante di vita non chiede il ripetersi indefinito di questa esistenza – che sarebbe addirittura insopportabile – ma la vita beata, che domandiamo ora per Maria Luisa e per ciascuno di noi, affinché ci sia dato di sperimentare per l’eternità il fascino di una Bellezza che continui a ferire e ad attrarre il nostro cuore, dilatandone il desiderio”, ha concluso don Roberto Battaglia.