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Regione Rimini

Sommerso turistico. Per Federlaberghi Airbnb fenomeno fuori controllo

In foto: repertorio
repertorio
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 20 lug 2017 17:23 ~ ultimo agg. 21 lug 11:04
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Federaberghi regionale torna a lanciare l’allarme sul sommerso turistico in Emilia-Romagna. A finire nel mirino dell’associazione, in particolare, Airbnb, a cui dedica un report dettagliato, realizzato in collaborazione con INCIPIT. Secondo i dati raccolti da Federlaberghi negli ultimi anni in Regione è stato un fiorire di proposte: si è passati dalle 5 offerte del 2009 alle 6.132 del 2016. La città con più alloggi in affitto sul sito è Bologna con 1.888 ma anche Rimini, con 470, si difende bene e si piazza al secondo posto. Seguono Ravenna (373), Parma (228), Ferrara (191), Comacchio (175), Modena (155), Cesenatico (115), Reggio Emilia (105), Cervia (104). Questi i comuni presi in considerazione della ricerca.

“L’universo delle offerte d’affitto a scopo turistico da parte dei privati via web – chiede – va regolarizzato”

Ma Federalberghi non dà solo i numeri di quello che definisce un fenomeno fuori controllo ma prova a smascherare quelle che definisce le “bugie” che starebbero dietro a questo mercato parallelo, nato in nome della Sharing Economy: non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb ( il 57,4%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno;  non è vero che si tratta di attività occasionali: il 70% degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno; non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso, nel 48% dei casi, fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi. C’è chi arriva ad affittare cinquanta alloggi. Infine non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.

 

“Il sito Airbnb ha certamente il suo valore, ma le regole devono essere uguali per tutti. L’autorizzazione ad accogliere turisti in contesti come case private ha fatto si che tale modalità, originariamente motivata dall’esigenza di integrare il reddito di soggetti poco abbienti, abbia preso piede a tal punto da provocare fenomeni di concorrenza sleale. Tutto ciò a danno delle imprese turistiche tradizionali e di tutti coloro che gestiscono correttamente nuove forme di accoglienza”.

 

Il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato. A fronte di fatturati / ricavi consistenti non corrispondono apporti equivalenti in termini di contributo all’erario e di sostegno all’occupazione e al reddito.