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Riccione Rimini

"Memoria in marcia". L'auto della scorta di Falcone a Riccione e Rimini

In foto: la teca con i resti
la teca con i resti
di Redazione   
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sab 6 mag 2017 19:06 ~ ultimo agg. 7 mag 14:24
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Tappa riminese per la teca con i resti dell’auto della scorta di Giovanni Falcone che, per iniziativa dell’associazione Quarto Savona insieme alla Polizia di Stato in occasione del 25esimo anniversario della strage di Capaci. Slogan dell’iniziativa è “Memoria in marcia”. Nel pomeriggio la teca è stata esposta in piazza Cavoufalcone a Rimini dopo avere fatto tappa questa mattina al “Volta” e al “Savioli”.

L’arrivo dei resti dell’auto è stata occasione per un incontro con gli studenti al quale hanno partecipato tra gli altri il Questore e i Procuratori di Rimini e Bologna; Tina Montinaro, moglie di uno dei poliziotti uccisi nell’attentato del 1992, il dottor Accordino (all’epoca funzionario della sezione omicidi della Squadra Mobile di Palermo), e l’Ispettore Capo Dario Falvo, già componente della scorta di Falcone.

Il resoconto della giornata trasmesso dalla Questura di Rimini:

Una strada come logo, un contachilometri bloccato sul numero 100.287, uno slogan “Memoria in marcia”. Questi gli elementi della campagna di sensibilizzazione organizzata dall’Associazione Quarto Savona Quindici in collaborazione con la Polizia di Stato in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci, che prevede il trasferimento dell’autovettura di servizio su cui viaggiava Antonio Montinaro poliziotto e capo scorta del Giudice Falcone da Peschiera del Garda a Palermo per rendere omaggio alla sua memoria e a quanti persero la vita nell’attentato.

Quarto Savona 15 è la sigla radio della vettura della questura di Palermo che il 23 maggio 1992, a Capaci, sull’autostrada che collega Palermo a Mazara Del Vallo, saltò in aria con a bordo il capo scorta, Antonio Montinaro e i due agenti, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Scortava la Croma bianca sulla quale morirono il Giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. I resti di quell’auto, un monumento che la signora Tina Montinaro vedova di Antonio e cuore dell’Associazione, ha fatto diventare una teca-monumento itinerante, è ospitata presso la Scuola allievi agenti di Polizia di Peschiera del Garda in provincia di Verona. La vettura e’ stata già esposta in altre località in occasione di manifestazioni e cerimonie per la legalità, ma ora l’Associazione con un tour di otto tappe dal primo maggio attraverserà l’Italia mettendo la Memoria in marcia appunto a venticinque anni dalla paurosa strage mafiosa.

La teca in cui è conservata l’auto, accompagnata da Tina Montinaro moglie del poliziotto e Presidente dell’Associazione Quarto Savona Quindici, scortata dalla Polizia di Stato, è partita da Peschiera del Garda e, dopo aver fatto già tappa a Sarzana e Pistoia, nella giornata di sabato 6 maggio ha toccato prima Riccione e poi Rimini, da dove è ripartita alla volta di Macerata per poi giungere a Palermo, dove il 23 maggio – data della ricorrenza dell’attentato al giudice Falcone e alla sua scorta – nel giardino che porta il nome della vettura si terrà una cerimonia di commemorazione: la spazio, curato e ripulito proprio dall’Associazione e dai volontari che l’hanno sostenuta, è lo stesso sul quale quel giorno è esplosa la Croma blindata.

L’iniziativa, che ha ricevuto il patrocinio del Comune di Riccione, è stata accolta con entusiasmo dall’Ufficio scolastico provinciale di Rimini e dai dirigenti scolastici del Liceo Volta e dell’Istituto Savioli di Riccione, con la cui collaborazione è stato organizzato, a conclusione di uno specifico percorso formativo sviluppato in aula sulla materia, un incontro con gli studenti delle scuole medie secondarie, nessuno dei quali nati nel 1992, moderato dal dr. Purgatori, noto giornalista e sceneggiatore che ha raccontato tutti i delitti di mafia dal 1982, fino alla cattura di Totò Riina.

Sono stati proprio gli studenti i “protagonisti” dell’incontro: come già ricordato dall’omonima associazione (quarto savona quindici) infatti: «Per molti di noi questa pagina buia della storia italiana e siciliana è anche un pezzo di vissuto, una parte della propria vita, un evento che ci ha segnato e cambiato. Ma per le nuove generazioni non è così. Una ragazza o un ragazzo di vent’anni non lo conoscono come vissuto. Per loro è un evento del passato, della “storia”. Recente ma pur sempre storia».

E per consentire agli studenti di oggi di “sentire” quanto avvenuto quel 23 maggio 1992, durante l’incontro sono stati trasmessi le emozionanti registrazioni video realizzate pochi minuti dopo la strage, le vibranti interviste ai protagonisti dell’epoca e le concitate comunicazioni radio originali partite e arrivate dalla Sala Operativa della Questura di Palermo subito dopo l’esplosione. Alcuni studenti hanno poi letto una lettera scritta da Camilleri e alcuni brani dell’intervista radiofonica all’agente Montinaro.

Dopo il saluto del Questore di Rimini – che ha sottolineato l’impegno e l’attenzioni di tutte le Istituzioni al fenomeno mafioso anche nella provincia Riminese – ha preso la parola il prof. Chiolo, autore del libro “Nome in codice: Quarto Savona 15. Km 10287 e oltre”. Il Prof. Chiolo, docente di un Liceo di Brancaccio di Palermo, quartiere nel quale Don Pino Puglisi operava nella lotta alla mafia: il docente autore del libro, ha sottolineato come dal 23 maggio 992 si sia passati da una Palermo che avvertiva il fastidio delle sirene a una Palermo che lotta la mafia insieme e uniti alla mafia dal 23 si sta insieme.

Il dr. Accordino, che si è definito “ultimo superstite della Squadra Mobile di Palermo, quella del dr. Cassarà, del dr. Montana e tanti altri“. Il Funzionario di Polizia, nel ricordo commosso dei vari funzionari uccisi dai mafiosi, ha specificato che quella Squadra Mobile era considerata un avamposto di uomini perduti: quella Squadra Mobile ha adottato gli uomini della scorta speciale di Falcone, quelli della Quarto Savona 15. Nel suo intervento ha precisato come per sconfiggere la mafia sia necessario un esercito di professori.

Il ricordo commosso dell’Ispettore Capo Dario Falvo, già componente di quella scorta e attualmente in sevizio presso la locale DIGOS: l’impegno nella lotta a quella mafia non è andato perso con quell’attentato, ma considerato l’impegno dei vari colleghi nei vari uffici delle Questure del territorio d’Italia si può dire che “C’è un po’ di Qs15 dappertutto”

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rimini, dr. Giovagnoli, nel considerare il particolare momento storico in cui è accaduta quella strage, ha definito Falcone e Borsellino eroi, come coloro cioè che hanno fatto continuano a fare il proprio dovere sempre e comunque.

Il Procuratore distrettuale di Bologna, dr. Amato, riprendendo quanto ricordato dal Questore di Rimini, ha ricordato il processo Emilia, attualmente in corso dinanzi al Tribunale di Reggio Emilia e l’importanza di un tessuto sociale sano in grado respingere qualsiasi tentativo di infiltrazione da parte di un “fenomeno” che in maniera sempre più subdola cerca di insinuarsi, di inserirsi, contaminandoli, all’interno dei circuiti economici e finanziari sani del Paese.

Anche il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, col. Mario Conio, ha fornito la propria testimonianza sulla lotta alla mafia e sull’importanza della famiglia di coloro i quali ogni giorno sono impegnati nelle attività di indagine: l’assassinio Basile, capitano dei Carabinieri ucciso dalla mafia nel 1980 e che con il suo corpo ha fatto da scudo alla figlia di 3 anni.

Il procuratore Nazionale Antimafia, dopo aver valorizzato il particolare contributo che il Giudice Falcone ha fornito nell’evoluzione normativa per il contrasto alla mafia, contributo fatto “scontare” dalla mafia, ha ricordato un episodio personale con il Giudice Falcone: quando insieme si recarono in Germania per individuare alcuni mafiosi responsabili di alcuni delitti avvenuti in Sicilia.In quell’occasione il Giudice Falcone aveva già intuito la necessità dell’istituzione di una Procura Nazionale Antimafia che svolgesse la funzione di interlocutore unico in merito al fenomeno mafioso.

Il Procuratore Nazionale antimafia ha inoltre sottolineato il concetto di legalità, che significa conformità della legge alla costituzione, che significa non far mancare gli strumenti per il contrasto alla mafia e al crimine, non fare accordi elettorali, non fare affari con coloro che fanno parte di associazioni criminali, ma soprattutto non voltarsi dall’altro lato e che le istituzioni debbano meritare la fiducia dei cittadini. La lotta alla criminalità e alla mafia è necessaria per lo sviluppo democratico ed economico del Paese.

La Signora Montinaro in occasione ha spiegato: Quell’auto per me e per i miei figli rappresenta la tomba di Antonio dove sono racchiusi i suoi ultimi pensieri e il suo sangue” “e continuare a farla camminare è il simbolo che la mafia ha perso perché dopo 25 anni noi siamo qui a ricordare gli uomini dello Stato mentre i mafiosi non sono nessuno e non meritano neanche di essere nominati.

Nel pomeriggio del 6 maggio, la teca-monumento è stata allestita a Rimini in Piazza Cavour, dove sono stati numerose le persone che si sono avvicinate per poter vedere i resti della Croma blindata saltata in aria nella strage di Capaci.