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Rapporto sulle povertà 2016

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 7 apr 2017 14:30 ~ ultimo agg. 8 apr 19:49
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Il Rapporto sulle Povertà 2016 verrà presentato domani, sabato 8 aprile, dalle ore 9, nella Sala Conferenze della Caritas diocesana (via Madonna della Scala, Rimini). L’edizione integrale verrà pubblicata sul sito della Caritas.

Il 2016 è stato un anno che resterà nella storia italiana per l’avvicendarsi di tanti accadimenti: i ripetuti terremoti nel Centro Italia, i continui sbarchi dei profughi, la caduta del Governo, solo per citarne alcuni. Una situazione nazionale sempre più instabile e in continuo mutamento, dove ancora la crisi economica non sembra smettere di esercitare i suoi effetti, con vede gente costretta ad abbandonare la propria terra e a spostarsi per cercare lavoro, pace e una nuova vita.

Nel territorio riminese sono tre, in particolare, le situazioni più preoccupanti che la Caritas diocesana ha messo nero su bianco nel Rapporto 2016 Poveri, malati e soli, che verrà presentato sabato 8 aprile, dalle ore 9 nella sede di via Madonna della Scala, a Rimini.

La prima riguarda l’aumento, tra le persone costrette a chiedere aiuto per un letto o un pasto caldo, degli italiani sopra i 50 anni, segno che le emergenze che si trovano di fronte sia la Caritas sia gli altri Enti pubblici e privati che operano a sostegno delle fasce più deboli, sono sempre di più povertà radicate nel territorio e non di passaggio.

Il secondo allarme è quello delle famiglie con minori a carico, specie straniere, che devono affrontare problemi sia economici che di salute.

Il terzo è l’incremento, anche nel Riminese, dei profughi con difficoltà linguistiche, logistiche e psicologiche.

“Si tratta sempre più di povertà che non si esauriscono con l’aiuto alimentare – sottolinea il direttore della Caritas diocesana, don Renzo Gradara – Sono situazioni drammatiche, che richiedono interventi sempre più mirati e che, per questo motivo, necessitano di risorse economiche sempre più consistenti”.

 

Ogni anno, in occasione della presentazione del Rapporto sulle Povertà (oggi alla 13ª edizione) don Renzo si trova a dover lanciare il medesimo appello: c’è bisogno dell’aiuto dell’intera comunità e delle istituzioni per affrontare il carico di lavoro che in Caritas è sempre più grande.

Per comprendere meglio il grido di dolore di cui la Caritas si fa portavoce, vediamo tre delle storie più rappresentative delle tendenze in atto.

 

Le storie

Solitudine, precarietà, problemi di salute

Kamal e Latifa (nomi di fantasia) risiedono da tempo nel territorio con i loro bambini. La famiglia da poco si è allargata: sono, infatti, nati due gemellini, ma tirare avanti è diventato ancora più difficile per una serie di drammatiche circostanze. Kamal ha una Partita Iva per fare l’ambulante, ma non riesce sempre ad ottenere i permessi per vendere. Mentre lui cerca di arrangiarsi come può per guadagnare qualche soldo, Latifa rimane sola con i figli, non può beneficiare infatti dell’aiuto di amici o parenti e con i gemellini è diventta ancora più dura. Non è tutto: uno dei due figli più grandi soffre di una grave forma allergica alla polvere e non può usare i vestiti usati che la famiglia potrebbe ottenere in Caritas. Per di più, è costretto a lavarsi con prodotti particolari, che costano di più dei normali articoli per l’igiene personale che si trovano in commercio.

Tutto questo comporta, per la famiglia, ancora più spese e necessità di aiuti economici.

 

Se la mancanza di un lavoro diventa ossessione Mario (anche qui manteniamo l’anonimato per ovvi motivi) ha più di 50 anni e risiede a Rimini da sempre. La sua più grande preoccupazione negli ultimi anni è stata quella di trovare un’occupazione stabile. Di lavori e lavoretti ne ha fatti tanti, e di diverso tipo, anche in ambienti ostici, come l’obitorio. È continuamente alla ricerca di nuovi bandi ai quali poter partecipare per poter trovare una sistemazione o, almeno, mettersi in graduatoria. Venire in Caritas lo imbarazza tantissimo.

Chiedere aiuto lo ha destabilizzato notevolmente, creando grandi scompensi emotivi. Mario vive solo, è seguito dai Servizi sociali del suo Comune, ma la sua ossessione continua ad essere la ricerca di un lavoro. Non riesce a farsi una ragione e non sa più come andare avanti.

 

La lingua come barriera

Balraj (anche qui usiamo un nome di fantasia) è arrivato a Rimini dopo essere fuggito dal Bangladesh. In Caritas è approdato da pochi giorni, dopo aver terminato un progetto di accoglienza a Bari, che gli ha dato la possibilità di prendere almeno il permesso di soggiorno. Purtroppo, fatica notevolmente ad integrarsi: nel suo villaggio di provenienza, non ha mai parlato l’inglese quindi riesce ad esprimersi solo nel suo dialetto. Non sa come chiedere aiuto e non riesce ad imparare l’italiano. Sa che potrà dormire in Caritas solo sette notti dopodiché dovrà andarsene, ma non sa a cosa aggrapparsi. Inoltre, è ancora fortemente traumatizzato dal viaggio che ha dovuto affrontare per sbarcare in Italia e soffre tantissimo la mancanza della sua famiglia, rimasta in patria.

InformaCaritas