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I principi del gioco del Rimini di Mastronicola

In foto: Il primo Rimini ed il Rimini col Cervia
Il primo Rimini ed il Rimini col Cervia
di Icaro Sport   
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gio 6 apr 2017 15:03 ~ ultimo agg. 7 apr 20:15
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I PRINCIPI DI GIOCO DEL RIMINI DI MASTRONICOLA

Se si dovessero ancorare i principi di gioco del Rimini che ha stravinto il campionato di Eccellenza 2016-2017 ad una parola, la scelta non può che ricadere sul termine coerenza. Coerenza perché la rosa biancorossa, allestita in pochissimi giorni, è stata plasmata dal direttore sportivo Pietro Tamai secondo criteri lineari e ben definiti, che il tecnico Alessandro Mastronicola ha a sua volta riproposto in campo, assecondando le caratteristiche degli interpreti. Già dalla prima uscita stagionale, l’amichevole in casa del Verucchio dell’11 agosto, si possono scorgere infatti le linee guida che scandiranno l’annata: costruzione bassa dell’azione affidata al rombo formato dai tre difensori centrali più il mediano attraverso cui garantirsi la superiorità numerica, un regista per ogni terzo di campo e due laterali (uno per lato) aperti contemporaneamente a dare ampiezza al gioco.

Il Rimini schierato nell'amichevole a Villa VerucchioIl primo mese di campionato è un fisiologico rodaggio alla ricerca dell’optimum in entrambe le fasi. Per una fase difensiva che si mostra subito nel complesso efficace – il Rimini preferisce al recupero palla in zone alte sistematico una pressione mirata, specie quando l’avversario muove la sfera lateralmente, o ancora meglio una difesa posizionale di tipo passiva, con la squadra che a palla persa si dispone con un 5-3-2 – fa da contraltare una fase di possesso macchinosa. L’uscita del pallone – favorita dall’arretramento di Righini, di professione centrocampista, sulla linea dei difensori – è pulita, i problemi semmai nascono negli ultimi due terzi di campo. Il nocciolo della questione è la posizione di Ricchiuti: il “chico” da seconda punta non solo è costretto a giocare spesso e volentieri spalle alla porta, ma diventa pure un riferimento controllabile per gli avversari. Mancando oltretutto uno sfogo adeguato sulle fasce ed un collettore nel secondo terzo di campo, il capitano deve arretrare la sua posizione per favorire la risalita del pallone. Ma così facendo finisce per impoverire una struttura offensiva che già di base fatica a portare uomini in area.

Dalla partita casalinga con il Bellaria del 18 settembre, Mastronicola decide quindi di accompagnare Buonaventura con un elemento più offensivo e di schierare Ricchiuti nel terzetto di centrocampo. Nel cuore del campo il numero 10, pur potendo toccare più palloni, non costituisce un upgrade a causa delle spaziature troppo prudenti da parte dei compagni. I quali, non andando ad occupare gli spazi intermedi alle spalle delle linee avversarie, difficilmente offrono opzioni di passaggio utili all’argentino, talvolta obbligato a portare palla in zone calde e a lungo andare spolpato dal lavoro richiesto in fase di non possesso. Dopo aver vagliato praticamente l’intero organico, l’allenatore biancorosso trova la quadratura del cerchio alla 6a giornata con il Cervia. Passando dal 3-5- 2 al 3-4-2-1, Ricchiuti viene alzato sulla trequarti sulla stessa linea di Arlotti e forma con Righini e Valeriani (da questo momento pressoché inamovibili a centrocampo) un quadrilatero grazie a cui il Rimini riesce ad ottenere una circolazione più fluida. Merito di un sistema che permette di mantenere un buon controllo degli spazi ed in particolare la superiorità numerica nella fascia centrale del rettangolo verde.

L’undici sceso in campo con il Cervia: la versione pressoché definitiva del Rimini 2016-’17Ma il merito è anche di chi interpreta lo stesso: Valeriani e Righini compongono una cerniera inossidabile, capace di fornire copertura alla difesa ora schiacciandosi, ora facendo densità sulla zona palla. I tempi di gioco e la protezione della sfera dell’ex Ravenna forniscono poi alla retroguardia un riferimento sicuro a cui affidare il pallone in uscita. Valeriani dal canto suo snatura il proprio stile pur di guadagnarsi una maglia da titolare: meno incursore, più passatore-recuperatore di palloni, che fa leva su una fisicità fuori categoria per vincere i duelli individuali.

Sgravato della prima costruzione, Ricchiuti può invece finalmente dedicarsi al consolidamento e alla rifinitura dell’azione. Abbassandosi o allargandosi di qualche metro per ricevere la sfera, attira fuori posizione il marcatore in modo da disorganizzare il sistema difensivo avversario e generare un vantaggio posizionale grazie al quale può verticalizzare. In più il suo movimento ha anche la funzione di liberare Arlotti, egregio nell’andare ad occupare le tasche che si formano tra le maglie avversarie per dettare proprio all’ex Catania il passaggio che concretizza la superiorità numerica. Oltre all’attaccante classe ’99, un’altra traccia interessante per il “chico” è quella di Signorini, il quale non solo fornisce ampiezza sulla destra, ma supera costantemente l’uomo sia con il dribbling diretto sia attaccando lo spazio alle spalle del terzino.

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I primi acciacchi di Ricchiuti verso la fine del 2016 segnano l’avvicendamento con Cicarevic. Il fantasista classe ’94 rappresenta una sorta di acceleratore del gioco, il cui dinamismo e decision making imprimono una tensione verticale alla manovra. L’ex San Marino ha un raggio d’azione più ampio, tocca più palloni, forza maggiormente le giocate e ne sbaglia pure di più. Ma quando vanno a buon fine, si creano i presupposti per un’azione potenzialmente da gol.

Ne consegue una struttura offensiva più cinetica e fluida, di cui beneficia anche Buonaventura. Favorito da un contesto privo di riferimenti fissi centrali, nell’anno nuovo la sua influenza sul gioco cresce ulteriormente. Non un semplice finalizzatore né un centravanti classico la punta classe ’86, ma un accentratore che ama svuotare l’area per ricevere palla fronte alla porta, legare il gioco o puntare la porta (il servizio) partendo da posizione decentrata. Insomma, un regista avanzato de facto, il cui contributo va ben oltre i 20 gol in campionato. Proprio per questo la dirigenza biancorossa nel mercato di dicembre vorrebbe affiancare a Buonaventura un profilo con caratteristiche differenti, vale a dire una prima punta più “tradizionale”, capace di dare profondità alla manovra e riempire l’area con maggiore continuità. La scelta ricade su Riccardo Valori, l’anno precedente 22 reti nella stessa categoria ma con la maglia della Sampierana. Oltre al classe ’91, da segnalare gli arrivi di un mediano di quantità come Bacchiocchi e un esterno sinistro come Guiebre. Quest’ultimo in particolare, poggiando su un atletismo che non ha niente a che vedere con un campionato dilettantistico, diventa una “scorciatoia” per incrementare il volume di gioco sul lato mancino. Non è necessario neppure servirlo nello spazio: il suo passo è talmente superiore, che è sufficiente dargli palla sulla figura e attendere che con la prima giocata si apra lo spazio sul sinistro.

Le partite inaugurali del 2017, in cui i biancorossi fanno registrare una produzione esagerata su entrambe le fasce con Guiebre e Signorini, non a caso segnano l’apice di Valori, che segna 4 reti nelle prime 4 gare disputate da titolare. Un finalizzatore puro in possesso di una tecnica pulita, che si esalta nell’attacco della porta su azione laterale. Il suo apporto però è circoscritto alla dimensione realizzativa: condizionato in parte da alcuni malanni, non conferisce al gioco un incremento della profondità o dell’imprevedibilità significativo. Non bisogna tuttavia fargliene una colpa: semplicemente per caratteristiche non è un profilo associativo, che ama concludere la manovra, piuttosto che alimentarla. Sarà interessante a tal proposito capire se, in caso di conferma, si proverà ad assecondare in toto le qualità della punta. Altre criticità manifestatasi nel corso dell’anno? La costruzione bassa, che senza Cola e Gabrielli, si è fatta più farraginosa, così come l’efficienza del contropiede, a cui i romagnoli hanno fatto ricorso sporadicamente. Anche perché le circostanze non l’hanno quasi mai richiesto.

Naturalmente il peso delle individualità, più d’una di categoria superiore (ben nove giocatori in rosa hanno militato in serie professionistiche), ha rivestito un ruolo considerevole in questa cavalcata trionfale, ma Mastronicola è stato bravo a costruire un contesto globalmente efficace in entrambe le fasi, in grado di assecondare i singoli e far sì che questi venissero esaltati dallo stesso. Il resto l’ha fatto quella fiducia mentale figlia dei risultati così forte, che il Rimini nel ritorno pareva dovesse vincere le partite quasi per inerzia.

Gian Marco Porcellini