Indietro
menu
Attualità Santarcangelo

25 aprile a Santarcangelo (gallery). L'attualità nel discorso del sindaco

In foto: le celebrazioni in piazza
le celebrazioni in piazza
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 25 apr 2017 15:34 ~ ultimo agg. 15:36
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Si sono svolte questa mattina le celebrazioni di Santarcangelo per il 25 Aprile. Il sindaco Alice Parma ha contestualizzato il suo intervento con diversi temi di attualità, come quello dei diritti civili, e attaccando le estreme destre del territorio.

Il discorso del sindaco Alice PArma:

Buongiorno a tutti e grazie di essere qui.

Solitamente il 25 aprile ci offre uno spunto, sempre utile e gradito, per guardare il nostro presente attraverso il filtro della storia, a partire dalle imprese dei partigiani e da chi li aiutò a liberare l’Italia dal nazifascismo.

Negli ultimi anni è stata la scena internazionale a preoccuparci di più, con lo scoppiare di guerre e l’affermazione di dittatori che stanno riportando il mondo a uno stato di caos che non si vedeva da decenni.

Anche quest’anno ce ne sarebbe da dire parecchio. Potremmo stare qui per ore a parlare delle guerre civili in Siria, Ucraina e di tutte quelle dimenticate o mai considerate in Medio Oriente, Africa e Asia. Delle tensioni tra Stati Uniti, Russia e Corea del Nord, al sequestro di Gabriele Del Grande, liberato ieri dopo due settimane di fermo da parte dalle autorità di un Paese – la Turchia – ormai scivolato nel baratro della dittatura.

Ma quest’anno è nostro dovere guardare a quello che succede in casa nostra, cioè in Europa, in Italia e in particolare a Santarcangelo e Rimini. Perché purtroppo siamo costretti a registrare una presenza e un attivismo inediti da parte dei gruppi di estrema destra nelle nostre realtà locali. Un ritorno che non può lasciare indifferenti istituzioni, associazioni e cittadini, ma che anzi ci chiede un presa di posizione netta in merito ai valori che ci caratterizzano.

Quello degli antifascisti – concedetemi la metafora – è un club aperto a tutti, con un solo requisito di accesso: il rispetto e la condivisione dei valori contenuti nella Costituzione repubblicana nata dalla lotta di Liberazione. Non è complicato. Eppure per alcuni sembra difficile accettare che la nostra vita democratica sia fondata sui valori dell’antifascismo.

A queste persone, pur mantenendo aperte le porte del dibattito democratico in nome della piena libertà d’espressione e manifestazione del pensiero – garantita non a caso dalla Costituzione – diciamo no, grazie. Noi siamo diversi.

Siamo diversi da chi protesta contro i diritti civili per le persone dello stesso sesso, sostenendo l’esistenza di una fantomatica “teoria gender”. Da chi manifesta contro il gay pride di Rimini e appende manifesti funebri fuori dal Comune di Cesena dove si celebra un’Unione civile, insultando una coppia di ragazzi nel giorno più bello della loro vita.

Siamo diversi da chi sfrutta senza remore il dramma dei terremotati per alimentare l’odio nei confronti dei migranti, e nel giorno dedicato a Emmanuel organizza una contro-manifestazione per dire “prima gli italiani”.

Siamo diversi anche da chi diffonde bufale sulle malattie portate in Italia dalle persone in arrivo da altri Paesi, e da chi ha un’idea razzista e militare della sicurezza.

E venendo a Santarcangelo, siamo diversi da chi strumentalizza i casi di disagio sociale per il proprio tornaconto ideologico e politico.

Ma anche da chi mette in discussione l’operato delle forze dell’ordine promuovendo discutibili ronde con la scusa del civismo.

Noi siamo antifascisti, loro possono considerarsi tali? È inutile nascondersi dietro ai giochi di parole, al perbenismo di facciata della destra xenofoba ripulita in tempo utile per le elezioni, con una strizzata d’occhio ai moderati.

E quando dico noi intendo noi amministrazione comunale, noi associazioni del territorio, noi stragrande maggioranza dei cittadini di Santarcangelo, che quei “valori” non li condividiamo e non li condivideremo mai. Anzi li riteniamo lesivi di una sana e serena convivenza civile e democratica.

Visto che però nulla accade per caso, è bene interrogarsi sulla matrice di questi dis-valori, su quello che porta una quantità di persone comunque non trascurabile a sposare la causa dei nostalgici, anche sui nostri territori.

Perché succede questo? Perché un grande Paese come la Francia è in bilico, rischiando di cadere nelle mani di una destra xenofoba e anti-europea, ennesimo Paese del continente vittima di questa “malattia”? Perché gli antifascisti sono divisi, se è vero che Mélenchon non ha dato indicazioni di voto per il secondo turno.

Ma anche e soprattutto per il contesto generale, come dimostra la storia. Nel 1918 la Prima Guerra Mondiale lasciava tutti i Paesi belligeranti, comprese diverse tra le potenze vincitrici, in uno stato di povertà e caos.

Nel 1919 in Italia nascono i Fasci di combattimento, che due anni dopo diventeranno il Partito nazionale fascista. Nel 1922 la marcia su Roma e la presa del potere. Nel frattempo, nel 1920, in Germania è nato il partito nazista.

La crisi economica del 1929 segna il definitivo tracollo di tanti deboli governi nazionali, compreso quello tedesco. Però non dimentichiamoci mai che Hitler, nel 1933, va al potere vincendo le elezioni.

Credo che questo breve viaggio indietro nel tempo sia sufficiente a evidenziare i tanti parallelismi tra il passato e il presente.

Come gli anni ’20 del Novecento, anche l’inizio del terzo millennio è stato segnato da un evento traumatico che in un modo o nell’altro ha condizionato – fateci caso – l’evoluzione della storia negli anni successivi. Allora era la Grande Guerra, oggi, fatte le debite proporzioni, è l’11 settembre 2001.

E poi la crisi economica del 2007-2009, la più grave dai tempi della Grande Depressione, dalla quale ancora non siamo usciti a dieci anni dal suo inizio.

Non sono solo parole, tutti abbiamo ancora negli occhi le piazze di Atene, tutti conosciamo la difficoltà di trovare lavoro oggi e il dramma della povertà che spesso segue quello della disoccupazione.

Ed è subito evidente come la combinazione di questi fattori – paura del diverso e precarietà economica – crei una combinazione micidiale di diffidenza, rabbia e odio, spesso sfogato contro chi per questa situazione non ha colpe.

Noi di fronte a tutto questo non possiamo restare indifferenti. Dobbiamo respingere con forza la propaganda e le azioni di chi si adopera per alimentare quell’odio, fomentare quella paura.

Senza mai cedere alle provocazioni, perché è quello che vogliono. Ma restando fermi sulle nostre idee, sulle posizioni che sono le stesse su cui è fondata la nostra Repubblica.

Per questo vorrei concludere ringraziando chi è qui oggi, chi era qui l’anno scorso e quello prima. Giusi, l’ANPI, le associazioni e il nostro cerimoniere Werter Paesini, le forze politiche e le forze dell’ordine, la banda musicale e tutti voi che avete voluto condividere con noi questo momento di festa, inquinato solo un po’ dalla preoccupazione.

E un grazie anche ad Andrea, che è qui a parlare in rappresentanza degli studenti dell’ITSE Molari. E che ci fa essere certi che a festeggiare il 25 aprile saremo qui anche il prossimo anno, e quello dopo ancora. Come sempre.

Grazie a tutti, viva la Resistenza e la Liberazione.

Meteo Rimini
booked.net