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Economia Provincia

Indino (Confcommercio): impegno per attività "penalizzato da scelte scellerate" come voucher

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 24 mar 2017 16:42 ~ ultimo agg. 19:27
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Sono numerose – fa sapere l’associazione di commercianti – le aziende del territorio che si sono rivolte agli uffici di Confcommercio per beneficiare della detassazione dei premi di risultato erogati ai dipendenti fino ai 3mila euro di importo, applicando ad essi l’imposta sostitutiva del 10%. L’agevolazione è resa possibile grazie all’Accordo per la Detassazione firmato da Confcommercio Emilia Romagna e dalle organizzazioni sindacali regionali dei lavoratori. I premi in oggetto sono legati al raggiungimento di incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, misurabili e verificabili sulla base di almeno uno degli indicatori previsti dall’Accordo. Beneficiari sono i dipendenti di aziende con sede legale o operativa in Emilia Romagna.

L’Accordo regionale prevede, inoltre, che in sostituzione del premio di risultato sia possibile l’erogazione di prestazioni e servizi con finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, rientranti nell’ambito del welfare con l’esenzione totale dell’imposta sostitutiva e delle contribuzione previdenziale.

“L’accordo coinvolge una platea di lavoratori occupati in oltre 200mila imprese del terziario – spiega Gianni Indino, presidente provinciale di Confcommercio e rappresenta un momento importante nelle relazioni sindacali. Con questo accordo le imprese da noi rappresentate potranno legare i premi di risultato ad obiettivi di produttività e innovazione, rispondendo alle sfide del mercato. L’accordo favorisce anche l’utilizzo dei servizi del welfare sul territorio, con potenzialità tali da renderli una misura stabile e strutturata. L’attenzione alla semplificazione delle procedure, inoltre, sgrava le imprese da burocrazie e lungaggini grazie alla procedura telematica”.

La Confcommercio provinciale rivendica il proprio impegno a sostegno delle attività  economiche che “purtroppo, continuano ad essere penalizzate da scelte scellerate operate da chi ci governa: l’abolizione dei voucher insegna”.

“E’ stato scardinato un istituto che ha dimostrato nella pratica la sua utilità economica e sociale – prosegue Indino sul tema dei voucher – inserendo un prezioso elemento di flessibilità nel mercato del lavoro. Ci troviamo quotidianamente a rispondere alle richieste degli imprenditori privati improvvisamente di uno strumento che aveva dimostrato sul campo la sua validità; imprese che in molti casi non trovano valide alternative per le prestazioni di breve durata, costrette così a lasciare a casa le persone e a diminuire la qualità del servizio offerto. La stagione è alle porte e la preoccupazione è grande.

“E’ inutile rivolgersi in campagna elettorale alle piccole e medie imprese – continua Indino – esaltandone il ruolo e la capacità imprenditoriale, quando poi si decide di abolire uno strumento che aveva garantito flessibilità aziendale e sviluppo economico. Come Associazione territoriale e come Sistema chiediamo a tutte le forze politiche di riprendere il confronto parlamentare durante l’iter di conversione del Decreto Legge n. 25 del 17 marzo con l’obiettivo di intervenire con modifiche volte a reintrodurre l’utilizzo dei voucher. Conosciamo l’assoluta necessità di preservare lo strumento, sempre disponibili ad alcuni correttivi per evitare forme di abuso. Le aziende per uscire dalla crisi hanno puntato sulle risorse umane a partire dai cosiddetti contratti stabili, hanno mantenuto l’occupazione e hanno utilizzato tutti gli strumenti per far fronte ad un mercato più flessibile. I numeri parlano chiaro, prendiamo ad esempio il comparto dei pubblici esercizi: l’intero settore nel 2015 ha acquistato circa 19 milioni di voucher (prevalentemente i ristoranti), che corrispondono a 19 milioni di ore di lavoro ossia più o meno all’attività di 11mila lavoratori a tempo pieno. Se confrontiamo questo dato con i 703mila lavoratori dipendenti del settore, risulta difficile sostenere che il lavoro accessorio abbia rappresentato l’alternativa ad altre forme di rapporto di lavoro. In termini di costo del lavoro i voucher valgono l’1,1% del totale”.