Indietro
menu
Rimini Rimini Social

Crescere Insieme ai figli con disabilità

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 30 mar 2017 07:21 ~ ultimo agg. 31 mar 09:48
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Crescere Insieme è un’associazione nata nell’ottobre 2004 per iniziativa di un gruppo di genitori desiderosi di confrontarsi e sostenersi nel proprio compito educativo, così normale e al tempo stesso particolare verso figli conTrisomia 21 o con disabilità intellettiva, guidati dalla certezza di contribuire alla costruzione di un futuro sempre più ricco di autonomia e realizzazione sociale.

Tra i progetti attivi, si segnalano progetti di tempo libero e di autonomia rivolti a bambini e adolescenti; progetti di supporto alla scuola relativamen­te alla didattica e ad un efficace inserimento scolastico; La casa per noi e Vita Indipendente: esperienze di residenzialità rivolte a ra­gazzi e giovani adulti.

L’obiettivo, soprattutto di queste ultime, è di aprire una prospettiva di autonomia che può sembrare utopistica se si rimane entro gli schemi soliti della disabilità come deficit, disagio e dipendenza. Non che le difficoltà non esistano, ma nella testa dei genitori dell’associazione e degli operatori che li affiancano si è da tempo affacciato un diverso punto di vista: quello del ciclo di vita e dell’autonomia possibile.

 

Autonomia come capacità di governarsi da sé, possibile perché non implica saper fare tutto e farlo da soli, ma integrare le proprie competenze con quelle altrui e perciò non predefinita e diversa per ciascuno in ogni età. Possibile anche perché tesa a sviluppare al meglio le capacità e attitudini di ognuno. Vivere fuori casa, infatti, non è l’obiettivo per tutti i ragazzi , ma l’acquisizione di maggiore indipendenza vuol comunque significare più possibilità di inserimento sociale e lavorativo, più partecipazione alla società.

In quest’ottica fondamentale per i genitori (non solo di chi ha figli con disabilità) diventa interrogarsi sulle aspettative rispetto all’autonomia dei figli, sul significato di certe scelte e sul tipo di distacco che si sta vivendo, perché è da questi fattori che passa il sostegno alla crescita in ogni fase della vita.

E’ necessario del tempo perché un ragazzo o una ragazza acquisti la sicurezza e l’indipendenza necessaria (…), per compiere delle scelte autonome e per differenziarsi dai genitori senza paure e sensi di colpa. Dal canto loro i genitori hanno bisogno di tempo per «rassegnarsi» all’idea che il loro figlio non è più un bambino, superando le vecchie abitudini e le modalità di relazione consolidate, trovare nuovi modi di relazione e un nuovo tipo di organizzazione familiare. (Oliverio Ferraris 1992.)

Mentre i loro ragazzi, quindi, fanno esperienza di vita autonoma fra le gioie e le difficoltà della convivenza, i genitori membri dell’associazione si incontrano periodicamente per confrontarsi sulle implicazioni che ha la crescita dei figli sulla la famiglia intera.

L’esperienza di questi anni ha, infatti, insegnato che anche il migliore intervento abilitativo se non tiene conto delle modalità di funzionamento di ogni famiglia, dei suoi valori di riferimento è destinato a fallire.

Funzionamento che comincia a delinearsi già prima della nascita dei figli quando ogni coppia cerca l’equilibrio fra fiducia reciproca e dipendenza e definisce i ruoli rispetto ai bisogni di ognuno.

 

Pensiamo poi a quanto genitori disorientati o addolorati per la nascita di un bambino con disabilità fatichino a preservare i propri investimenti su aspetti della vita adulta (professionali, o di realizzazione personale) rischiando magari di coinvolgere il figlio in meccanismi di compensazione.

Oppure quanto, nel periodo adolescenziale, la difficoltà di sperimentare spazi di svago e a reinvestire energie libere dalla cura nel legame di coppia, renda difficile il rinnovarsi del tessuto coniugale.

Più tardi bisogna anche tener conto che i genitori del giovane adulto si trovano di fronte alla scelta emancipativa dei fratelli o alla necessità di fare spazio alla terza generazione dei nipoti . E anche nel caso in cui ci sia la possibilità di progetti di autonomia come quelli che promuove l’associazione, è importante considerare quanto sia difficile staccarsi da ragazzi che sono diventati una parte importante della la vita emotiva dei genitori.

L’obiettivo degli incontri non è il raggiungimento del comportamento esemplare rispetto a queste fasi del ciclo vitale, che per altro non esiste, ma lo sviluppo di un pensiero che aiuti ogni famiglia a funzionare meglio secondo i propri schemi trovando fiducia nelle proprie capacità e dandone di riflesso ai propri figli, qualsiasi sia la strada che li attende. E’ una occasione di arricchimento prezioso per qualsiasi famiglia a prescindere dalla disabilità.

Occorre saggezza nel giudicare noi stessi: pur non essendo perfetti possiamo dirci genitori passabili se per la maggior parte del tempo riusciamo ad amare i nostri figli e a fare del nostro meglio per non deluderli. Follia è invece pensare che tutto quello che nostro figlio fa sia da riferire solamente a noi: il più delle volte ciò che fa ha a che fare principalmente con lui e marginalmente con noi. Un giudizio saggio, e dunque oggettivo, ci consentirà di capire che quella che può parere ostilità contro di noi (che così giudicata può suscitare una reazione negativa) è il più delle volte insoddisfazione nei propri confronti. Una volta riconosciuto questo il nostro cuore non mancherà di essere tutto con lui, e suggerirci come poterlo aiutare. E allora ci sentiremo bravi, automaticamente e nostro figlio avvertirà come sia bello far parte di una famiglia che sostiene chi ha bisogno di aiuto. (Bettelheim 1988)
Wiliam Zavoli