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False fatture e ricorso abusivo al credito. Arrestato Mario Formica. Nelle intercettazioni: ‘rimane tutto in famiglia’

Fiamme Gialle, il bilancio estivo. Trovati cinque evasori totali e 112 lavoratori irregolari

la sede della guardia di finanza di Rimini

Misure cautelari per l’imprenditore Mario Formica, il figlio Alessandro e un imprenditore albanese. La sua società Alfad, aveva presentato in banca fatture gonfiate per otto milioni di euro per ottenere il ricorso al credito. La Guardia di Finanza di Rimini ha sequestrato beni per 3 milioni di euro.

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Le indagini sono partite nel 2014 dal fallimento della società Alfad del riminese Mario Formica, azienda con circa 60 dipendenti che si occupa di organizzazione ed allestimento degli stand fieristici. La guardia di finanza di Rimini, a conclusione delle indagini, ha arrestato lui, il figlio Alessandro, e l’imprenditore albanese Ervin Taraj.

I due imprenditori sono ai domiciliari mentre Alessandro, il figlio di Formica, ha obbligo di presentazione.
L’inchiesta delle fiamme gialle avrebbe accertato i reati di: ricorso abusivo al credito, turbativa d’asta, e bancarotta fraudolenta. Secondo gli inquirenti, avevano messo in piedi un meccanismo di operazioni volte a distrarre il patrimonio aziendale dell’azienda fallita ad altre società, sempre riconducibili però a Formica, per circa 4 milioni di euro. Nelle intercettazioni dice: ‘rimane tutto in famiglia’.
Il ricorso abusivo al credito si è configurato attraverso una serie di fatture gonfiate per  otto milioni di euro presentate alla banca, la Carim, al fine di ottenere il ricorso al credito che infatti ha denunciato l’imprenditore per finti crediti. Le perdite reali della società ammontavano a 18 milioni. Accertato anche il reato di turbativa d’asta in quanto, l’imprenditore, avrebbe creato una nuova società per riappropriarsi dei propri beni attraverso l’asta fallimentare. La guardia di finanza ha eseguito un sequestro preventivo da 3 milioni di euro.

L’articolata attività di polizia giudiziaria, coordinata da Luca Bertuzzi, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Rimini, e svolta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Rimini, ha permesso di individuare operazioni e fatti aziendali connotati dall’obiettivo di depauperare il patrimonio aziendale della fallita in pregiudizio dei creditori, attraverso la commissione di delitti di bancarotta per distrazione, bancarotta semplice, ricorso abusivo al credito e turbata libertà degli incanti.