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Cultura Rimini

Il 'viaggio legale' passa da Rimini con Bolzoni e Vartolo. La mehari di Siani domani in piazza Cavour

In foto: Giancarlo Siani e la mehari sulla quale fu ucciso
Giancarlo Siani e la mehari sulla quale fu ucciso
di Lucia Renati   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 16 feb 2017 16:12 ~ ultimo agg. 19:24
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Da Giancarlo Siani ad oggi. Venerdì 17 Febbraio alle 21 presso la sala del giudizio del museo di Rimini.

C’è anche l’Associazione DIG tra i promotori della tappa riminese de IL VIAGGIO LEGALE. (IL TOUR DELLA MEHARI DI GIANCARLO SIANI) Un progetto regionale promosso all’interno di ‘infiltrazioni legali’ e che a Rimini è organizzato da Libera Rimini, Arci Rimini, CGIL Rimini e associazione DIG con il patrocinio del Comune di Rimini.
L’Associazione riccionese che da due anni organizza i DIG Awards (bando sul sito www. dig-awards.org) ha accolto l’invito ad organizzare un dibattito per fare il punto, partendo dalle storie dei giornalisti minacciati, del quadro giuridico – nomativo della professione giornalistica.

“Intimidazioni. Quando i giornalisti sono minacciati dalle mafie”, sarà l’ appuntamento targato DIG VENERDI 17 FEBBRAIO alle 21 presso la SALA del GIUDIZIO del MUSEO di RIMINI che vede la partecipazione del giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni, curatore del blog MAFIE e Valerio Vartolo avvocato dello sportello legale di Ossigeno Informazione. Modera il giornalista e scrittore Matteo Marini.

Attilio BolzoniSono stati oltre 6000 i procedimenti per diffamazione a mezzo stampa “definiti” ogni anno dai Tribunali italiani nel biennio 2014-2015 ai quali si aggiungono i procedimenti pendenti dell’anno precedente. Si tratta di 567 procedimenti al mese, 19 al giorno. Se si pensa che i giornalisti italiani che trattano le informazioni di cronaca più delicate e controverse sono pressappoco in numero analogo, si capisce che il fenomeno riguarda l’intera popolazione dei cronisti.

“Le minacce delle mafie ai giornalisti è un argomento purtroppo all’ordine del giorno del quale non si deve tacere, anzi, impedire a un giornalista di fare il proprio mestiere equivale ad interrompere un servizio di pubblica utilità. L’informazione giornalistica in un paese democratico è una infrastruttura sociale e un’attività di interesse collettivo. – ha dichiarato Sara Paci, direttrice di DIG – Parlare di mafie e di informazione serve soprattutto per sviluppare un vero e proprio modello di cittadinanza attiva, in particolare attraverso l’educazione alla legalità. L’Ufficio Statistiche del Ministero della Giustizia ha finalmente reso possibile inquadrare il fenomeno della diffamazione ad uso stampa. Grazie all’impegno e alla determinazione dell’associazione Ossigeno Informazione che da anni lavora a tutela dei giornalisti intimiditi e minacciati, è ora possibile ragionare intorno a elementi inediti e concreti di valutazione per impedire che la difesa personale possa essere strumentalizzata da chi vuole limitare la libertà di stampa e il diritto dei cittadini di essere informati”.

Nel biennio 2014-2015 soltanto l’8 per cento dei procedimenti penali definiti ha concluso l’iter con la condanna dell’imputato (5,8 in Tribunale e 1,6 per cento in fase preliminare), mentre per l’87 per cento dei casi i giudici hanno prosciolto il giornalista. Significa che moltissime querele contengono accuse infondate, esagerate.

Dal dossier curato da Ossigeno emerge anche che i giornalisti accusati di diffamazione a mezzo stampa sono principalmente giornalisti che raccontano fatti rilevanti di pubblico interesse.

In questo quadro, ovviamente, influisce anche la durata dei processi, problema noto del nostro Paese. Per le querele si registra una media di 2 anni e mezzo per istruttoria e oltre 6 anni per la sentenza di primo grado. Durante la fase preliminare, che mediamente dura due anni e mezzo, il giornalista accusato assume lo status di imputato, deve nominare un difensore, deve sostenere delle spese e l’incertezza dell’esito giudiziario induce lui e il suo giornale a non trattare l’argomento dal quale è nata la querela.

“non è tollerabile il “chilling effect” – ha concluso Sara Paci – cioè l’effetto raggelante sui giornalisti, sui giornali, sull’intero mondo dell’informazione.

Durante “Il Viaggio Legale” l’Associazione DIG farà suo l’appello di Ossigeno Informazione per fare un decisivo passo in avanti al confronto politico e parlamentare sulle correzioni da apportare alla legislazione vigente.