Indietro
menu
Politica Rimini

Commissione aree nomadi: zone top secret. Maggioranza compatta. Pochi cittadini presenti

In foto: Il campo nomadi di via Islanda
Il campo nomadi di via Islanda
di Lucia Renati   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 21 feb 2017 16:48 ~ ultimo agg. 22 feb 14:26
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min Visualizzazioni 1.657
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Doveva essere una commissione ‘bollente’ ma, alla fine, non è stata che una discussione poco tecnica e con poche notizie. Una è che la maggioranza ha difeso compatta il progetto di realizzare unità abitative singole dislocate in diverse zone sul territorio comunale, (come prevede la normativa regionale) dieci, forse undici, tante quante sono le famiglie di Sinti da ricollocare. Nessuna indicazione però su quali località e nessuna conferma su quelle trapelate nei giorni scorsi: Gaiofana, Grotta Rossa, Corpolò, Torre Pedrera, Villaggio primo maggio.

La vicesindaca Lisi, nella sua introduzione, ha difeso la scelta dell’amministrazione e ha fatto trovare sui banchi ai consiglieri, l’opuscolo informativo della Papa Giovanni xxxiii e Caritas dal titolo ‘zingari il popolo che nessuno vuole’. Lisi ha richiamato i consiglieri ad un atteggiamento umano nei confronti di persone che non possono e non devono essere considerati ‘rifiuti’ da tenere in una discarica. Il campo nomadi di via Islanda, come rilevato anche dai recenti controlli dell’Asl, è un posto insalubre, con gravi problemi di sicurezza. Ci sono persone con gravi problemi di salute. In prevalenza si tratta di malattie tumorali dovute anche alle modalità di riscaldamento utilizzate.
Sono 45 persone in tutto, di cui 18 nati a Rimini, 13 minori che vanno tutti a scuola. Dei 20 uomini del campo solo 6 lavorano. Nessuno di loro ha, o ha avuto, problemi con la giustizia ha detto il consigliere Gianfreda che ha aggiunto: “le microaree non ce le siamo inventate noi. Ci sono delle indicazioni della Comunità Europea, e c’é un percorso normativo regionale”. Poi ha portato esempi di altri comuni italiani che hanno risolto lo stesso problema grazie a soluzioni condivise (a Genova per esempio è stato chiuso un campo nomadi con 120 persone per le quali sono stati realizzati moduli abitativi. Poi ancora Modena, Milano, Padova, Messina)

Gli fa eco Piccari: “il campo va chiuso. Non sceglieranno loro ma sarà l’amministrazione a decidere dove. Dopo 5 anni si deciderà se rinnovare la residenza sulla microarea.

Pareri discordanti invece tra i banchi della minoranza.

Per il consigliere Rufo spina (Forza Italia):‎ “Il vangelo parla alle nostre coscienze ma non é il codice penale – (ha detto riferendosi all’intervento della Lisi e all’opuscoletto della Caritas) -. Il Campo è illegale e va risanato”. La sua proposta sarebbe costruire un villaggio di casette di legno controllato periodicamente dai servizi sociali.
Per Gennaro Mauro “è una soluzione pasticciata quella elaborata dal gruppo di lavoro massonico composto dai consiglieri comunali di centrosinistra e tecnici comunali”.
“L’integrazione non può avvenire attraverso l’identificazione di aree. Sarebbe meglio dare loro delle case in affitto. Costruire delle case mobili é un errore perché va contro l’integrazione. Vanno aiutati ma devono accettare delle regole”.
Zaccarato (Lega Nord): ‎”La solita toppa peggio del buco: aumentano le aree e aumentano le proteste. Non si può imporre ai riminesi l’integrazione sulle loro spalle”.
Renzi (Fratelli d’Italia): “Sappiamo che é un campo illegale. E lo sappiamo da 30 anni. Abbiamo buttato via centinaia di milioni. Basta assistenzialismo, basta demagogia, tolleranza, verso chi vive di furti e non rispetta la legge. Ci sono 1.097 persone in lista per l’assegnazione delle case popolari. Devono fare come tutti i riminesi: mettersi in fila”.
Pecci (Lega Nord): “Non ho capito ‎cosa volete fare. L’insediamento delle casette é una violazione urbanistica perché quelle non sono aree edificabili. Bisogna sgomberare il campo. Dove vanno non interessa a nessuno. Ritirate la delibera e facciamo un referendum per sentire cosa ne pensa la gente”.

Pochi i cittadini presenti in sala del consiglio (una decina) e dalle facce abbastanza rassegnate. In realtà ci sono diversi cittadini nel maxi comitato contro le nuove aree (mai confermate dall’amministrazione): domenica sera si sono incontrati al bar Gigi alla Gaiofana  e questa sera sarà la volta dei residenti di Villaggio Primo maggio nella sede del quartier in via Bidente sull’ipotesi di trasferire una o due famiglie in via Arno.