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Lavoro Nazionale

Voucher, il rapporto Uil. In provincia oltre 2milioni venduti nel 2016

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 30 dic 2016 18:47 ~ ultimo agg. 31 dic 15:15
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Rimini è al 23esimo posto tra le province italiane per voucher venduti. Secondo le stime elaborate dalla Uil nel corso del 2016 sono stati 2.162.348. In Emilia Romagna, terza regione in Italia per utilizzo dopo Lombardia e Veneto, ne vengono venduti di più solo a Bologna (poco meno di 4 milioni) e Modena (circa 3milioni). In testa alla graduatoria c’è Milano con 9,7 milioni. In base alla ricerca svolta dal sindacato nel corso del 2016 l’uso dei voucher è aumentato. A livello nazionale si è passati da poco più di 115milioni ad oltre 145 (+26,3%) mentre in Emilia Romagna i tagliandi venduti sono passati da 14.30.339 a 18.170.992 (+26,5%).
Lo scorso anno, evidenzia il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy, il rapporto aveva messo in luce come i voucher avessero creato “non tanto un’ emersione dell’economia dei lavoretti, bensì un’ immersione di attività regolate da contratti, certamente flessibili, ma sicuramente “garantisti” per il lavoratore in termini di protezione sociale, previdenza, garanzie occupazionali.” Quest’anno “la crescita prosegue, a ritmi meno vertiginosi degli ultimi 2 anni, ma ormai il Voucher sembra organicamente e patologicamente entrato nel nostro mercato del lavoro”.
In occasione della discussione sulla riforma del Mercato del lavoro e dei decreti attuativi – prosegue Loy – abbiamo segnalato, in particolare, 2 aspetti: il primo la necessità di evitare le frodi e gli abusi colpendo in particolare chi “copre“ con un voucher un rapporto di lavoro pluri-orario (per evitare le sanzioni in caso di controlli), aspetto questo emerso dalla discordanza tra il dato dei voucher venduti e quelli realmente utilizzati. Il secondo, quello di intervenire radicalmente sulle aree e i settori dove la liberalizzazione dei voucher ha prodotto più danni: industria, edilizia, terziario, servizi e turismo.
Sul primo dei due aspetti il legislatore, questa volta, ci ha in parte dato ascolto correggendo, con il d.lgs 185/2016, il decreto legislativo 81/2015 del Jobs Act. La novità consiste nell’introduzione della tracciabilità dei voucher attraverso l’obbligo per il committente, di comunicare alla direzione del Lavoro, entro 60 minuti prima dell’inizio della prestazione lavorativa, alcuni dati tra cui la data e l’orario di inizio e fine della prestazione resa attraverso i buoni-lavoro. Il mancato rispetto fa scattare una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro, in relazione a ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Tale comunicazione preventiva è pienamente in vigore dal 17 Ottobre. Per una verifica degli effetti di tale novità è ancora troppo presto e non è detto che ciò provocherà una diminuzione nell’acquisto degli stessi voucher.
Sul secondo aspetto, viceversa, il Governo non ha ritenuto opportuno intervenire e ciò è stato un errore: può provvedere da subito, ascoltando con un ritardo di oltre un anno, le buone ragioni della UIL e del Sindacato.
Infine – conclude – una riflessione: i voucher sono la punta di un iceberg ben più grande. L’economia dei lavoretti viaggia con altre velocità e sta, sempre più, caratterizzando parte importante della nostra economia. È li, in particolare, che si dovrebbe porre attenzione: il vasto mondo che sta nel mezzo tra il lavoro autonomo (vero) e quello subordinato, caratterizzato da lavori senza regole, con retribuzioni unilateralmente decise dal datore di lavoro e tutele sociali quasi nulle. Ci torneremo”.