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Regione Sanità

Approvata in Regione legge su vaccinazioni obbligatorie e su servizi 0-3 anni

In foto: la sede della Regione
la sede della Regione
di Redazione   
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mar 22 nov 2016 17:34 ~ ultimo agg. 23 nov 13:05
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L‘obbligo di vaccinazione per l’accesso ai servizi educativi 0-3 anni  passa in Regione dopo un’accesa discussione. L’obbligo attiene a un principio di “responsabilità sociale” sui bambini, per “impedire che le malattie circolino”, soprattutto per i piccoli più deboli che non possono vaccinarsi. Lo ha detto oggi in Assemblea legislativa la relatrice di maggioranza della legge sui “Servizi educativi per la prima infanzia” Francesca Marchetti (Pd), in un confronto serrato in aula con la relatrice di minoranzaRaffaella Sensoli del Movimento 5 stelle, che ha parlato invece della legge come di una “nebbia di parole”. L’esternalizzazione dei servizi, secondo la consigliera riminese del M5s, vede “la giunta decidere da sola e aprire spazi al privato sociale” col risultato di “ridurre la qualità dei servizi pubblici”.

Tesi respinta da Marchetti in replica che ha invitato a “dire basta con questa contraddizione tra pubblico e privato. La Regione Emilia-Romagna offre un sistema integrato dei servizi. Qua si banalizza una competizione che non ci appartiene più da tempo”. La valutazione degli educatori del privato sociale sarà uno dei requisiti per ottenere l’accreditamento dei comuni.

Alla fine la legge è passata col sì del Pd e di Fdi-An, Fi e Sel sull’articolo 6, per quello che riguarda le vaccinazioni obbligatorie (astenuta la Lega, contrario M5s). Sull’impianto complessivo della legge, oltre al sì dei democratici, va registrata l’astensione di Sel, Fdi-An, Lega e Fi e il voto contrario del M5s. 

In aula sono stati approvati due ordini del giorno, il primo firmato da numerosi consiglieri Pd (primi firmatari Francesca Marchetti, Lia Montalti, Paolo Calvano e Stefano Caliandro) e da Igor Taruffi e Yuri Torri di Sel e per l’opposizione da Tommaso Foti di Fdi-An. In questo primo testo si impegna la giunta a “stanziare le risorse necessarie per mettere in atto in tempi brevi una efficace e capillare campagna informativa” compresi i canali “digitali e social” sull’obbligo vaccinale rivolta a “tutti i cittadini” della regione. La promozione delle vaccinazioni sarà rivolta anche “al personale sanitario e scolastico” e andranno coinvolti “pediatri di libera scelta, osteriche e operatori che tengono corsi preparto alle gestanti”.

Nel secondo odg approvato, firmato da Francesca Marchetti, Stefano Caliandro e Paolo Calvano (Pd), e da Andrea Liverani (Lega) e Tommaso Foti (Fdi-An) si impegna la giunta, nell’ambito della lotta allo stress lavorativo del personale che lavora con categorie disagiate, cosiddetto “burnout”, “alla promozione della corretta attuazione e verifica delle azioni di formazione, prevenzione e di contrasto allo stress da lavoro correlato”; alla realizzazione “di un sistema effettivamente flessibile e di qualità”; “a promuovere e sostenere le attività di documentazione, informazione e formazione offerte nei territori a supporto degli educatori”.

La legge approdata oggi in aula, che supera la legge regionale 1/2000, recepisce tra l’altro le norme nazionali sulla “Buona scuola” (L.107/2015), per delineare un sistema integrato e un’offerta diffusa di servizi educativi per la prima infanzia con l’obiettivo di garantire una pluralità di offerte. Il nido d’infanzia è il principale servizio educativo, con la doppia funzione formativa e di cura per i bambini e di sostegno delle famiglie. I gestori potranno “individuare moduli organizzativi differenziati rispetto ai tempi di apertura dei servizi”.

Il testo indica poi i servizi educativi integrativi al nido, si tratta di quattro tipologie: spazio bambini, centri per bambini e famiglie, servizi domiciliari, servizi sperimentali. I servizi potranno essere gestiti da comuni o da altri soggetti pubblici e da privati (purché si rispettino gli standard previsti). Gli stessi servizi dovranno applicare forme di contribuzione differenziata, in relazione alle condizioni economiche delle famiglie. I nidi e i servizi integrativi aziendali beneficiari di finanziamenti pubblici dovranno essere aperti anche ai bambini del territorio e non solo ai figli dei dipendenti. Per avere accesso ai servizi di tutta la rete sarà necessario per i bimbi aver assolto agli obblighi di vaccinazione.

I servizi con finalità puramente ricreativa per bambini che ne usufruiscono solo occasionalmente (ad esempio i baby parking) invece dell’autorizzazione al funzionamento avranno l’obbligo di presentare la Sia (segnalazione certificata di inizio attività) comprendente l’autocertificazione del possesso dei requisiti relativi alla sicurezza e alla salute previsti dalla legge. Saranno i comuni a vigilare sull’idoneità e corretto uso di questi servizi che non potranno fornire pasti o tenere i bimbi per tutto il giorno. Previste inoltre le iniziative di conciliazione autonomamente attivate dalle famiglie (ad esempio elenchi di baby sitter qualificate), che non richiedono autorizzazione né requisiti, ma potranno essere sostenute dai comuni come iniziative di conciliazione.

Fulcro dell’accreditamento, che presuppone il possesso dei requisiti per l’autorizzazione, è che i servizi pubblici e privati dispongano di un progetto pedagogico, della figura di un coordinatore pedagogico e l’adozione di strumenti di autovalutazione del servizio (il punto sarà oggetto di una futura direttiva della Giunta). Per gli appalti di servizi il progetto di legge prevede l’aggiudicazione “a favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa” valutata in base ad elementi di qualità della proposta e non sul prezzo più basso. Il testo proposto prevede tra l’altro una clausola valutativa per l’analisi e il controllo da parte dell’Assemblea legislativa dei risultati ottenuti dall’applicazione della norma stessa ogni tre anni.

Vaccinazioni sotto la soglia di sicurezza. La percentuale di vaccinati che garantisce la migliore protezione a tutta la popolazione deve essere superiore al 95%, limite indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). In Emilia-Romagna la copertura vaccinale è stata del 93,4% nel 2015 dopo essere scesa al di sotto di quella richiesta nel 2014, quando arrivò al 94,5%. Nel 2010 era al 96,5%. L’anno scorso solo i territori di tre Ausl sono risultati al di sopra del 95%: Imola, la più alta, con il 95,8% (rispetto al 95,3% del 2014), Parma con il 95,6% (95% l’anno precedente) e Piacenza sempre con il 95,6% (95,7%). Al di sotto tutte le altre: Modena col 94,1% (dal 94,7% del 2015), Reggio Emilia col 93,7% (95,2%), Ferrara col 93,6% (96,1%) e Bologna col 93,5% (95,2%). Dati ancor più negativi per la Ausl unica della Romagna, che sempre nel 2015 ha fatto registrare una copertura pari al 92,3% rispetto al 91,1% dell’anno precedente. Prendendo le singole aree, si ha Rimini con l’87,5%, in leggera salita rispetto all’87,3% del 2014, poi Cesena con l’89,4% (92,5%), Forlì con il 93% (94,5%) e Ravenna con il 94,3% (95,2%).