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Cronaca Regione

Ex capo ufficio stampa APT. Sensoli ottiene dati su rimborsi per 41.000 €

In foto: la conferenza della Sensoli
la conferenza della Sensoli
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
sab 29 ott 2016 08:31 ~ ultimo agg. 08:36
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Raffaella Sensoli, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, ha ottenuto la lista dei rimborsi chiesti e ottenuti dall’ex capo ufficio stampa di APT Fabio Grassi dal 2010 ad aprile del 2016. “Il 20% delle spese sostenute per la promozione turistica per i giornalisti italiani da APT era rappresentato da rimborsi allo stesso Grassi per cene e pranzi offerti a giornalisti”.

Tra quanto riferito dalla Sensoli ci sono pranzi a base di piadine (con conti che superavano anche i 90 euro per due coperti), aperitivi all’autogrill, cene in ristoranti thailandesi o americani che, sottolinea il consigliere, hanno poco a che fare con la promozione turistica delle tipicità dell’Emilia-Romagna. La Sensoli sul caso “Vacanzopoli” a settembre aveva già presentato un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.
La lista contiene l’elenco dei rimborsi accordati a Grassi nel periodo che va da gennaio 2010 a dicembre 2013, più i primi 9 mesi del 2016 (quelli del 2014 e 2015 erano stati già diffusi a luglio e dai quali è partita l’inchiesta della magistratura) per un totale di più di 30mila euro, ovvero quasi il 20% delle spese totali sostenute da APT per effettuare gli educational tour per tutta la stampa italiana nello stesso arco temporale. Se a queste cifre si sommano anche quelle relative ai due anni già diffusi,  l’ex ufficio stampa di APT in sei anni di attività ha chiesto e ottenuto rimborsi per più di 41mila euro.
“Una spesa enorme”, spiega Raffaella Sensoli – In pratica un quarto dei soldi spesi da APT per la promozione turistica dell’Emilia-Romagna tra i media italiani era destinata a questo scopo. Ecco perché ci chiediamo se l’indagine interna che ha portato a termine APT, e le sue relative sanzioni (6 mesi di sospensione più 5200 euro di multa per 20 pranzi e cene irregolari), abbiano preso in considerazione anche gli anni precedenti al 2014″.

La Sensoli sottolinea come il flusso si interrompa nel 2016. Nei primi 7 mesi di quest’anno, prima della denuncia pubblica del M5S sul caso “Vacanzopoli” ma nel bel mezzo dell’interessamento al caso delle spese sostenute da APT per gli educational tour attraverso un dettagliato accesso agli atti, la quota dei rimborsi chiesti da Grassi si è praticamente azzerata, passando dagli 8.346 euro del 2010 agli appena 571 del 2016, con una variazione percentuale negativa del 93%.

“Quello che vorremmo sapere è se prima del nostro interessamento al caso i controlli in APT sui rimborsi chiesti e ottenuti da Grassi venivano effettuati o meno – conclude Raffaella Sensoli – Analizzando i dati non possiamo non rilevare che pur continuando a investire denaro sugli educational tour e l’ospitalità di giornalisti italiani (solo nel 2015 sono stati spesi più di 34mila euro) la cifra delle spese rimborsate a Grassi è passata da una media di 7/8mila euro l’anno ad appena 571 del 2016. Dubbi che la presidente Liviana Zanetti in questi mesi non ha mai risolto del tutto, nonostante le numerose nostre sollecitazioni. Per questo non ci resta che ribadire ancora una volta la nostra richiesta di dimissioni immediate dei vertici di APT oltre che una presa di posizione forte da parte dell’assessore Corsini. Sostenere, come ha fatto la presidente Zanetti pochi giorni fa, ‘che la vicenda Grassi per APT si è già esaurita’, non è accettabile, tanto più alla luce dei dati e delle cifre di cui siamo entrati in possesso. Se si compara la multa di soli 5200 euro comminata all’ex capo ufficio stampa con la mole di rimborsi ottenuti dal 2010 ad oggi (più di 40mila euro) crediamo che sia necessario effettuare degli altri approfondimenti. Non vorremmo che per la fretta di chiudere questa scomoda vicenda, fossero state commesse delle leggerezze. In tal caso si potrebbe prefigurare anche l’ipotesi di un danno erariale sul quale non mancheremo di chiedere alla Corte dei Conti di indagare”.

La Sensoli contesta anche la scelta di oscurare i nomi dei giornalisti motivata con la riservatezza dovuta all’inchiesta della Magistratura in corso: atto che rende impossibile fare verifiche con i coinvolti.