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Migranti: accoglienza degna. Rumori sinistri e No Border scrivono al sindaco

di Stefano Rossini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 27 set 2016 16:07 ~ ultimo agg. 30 set 08:34
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Il sistema dell’accoglienza offre un primo importante aiuto a chi arriva nel nostro paese, spesso in condizioni miserrime, fiaccato da viaggi lunghissimi e al limite dell’umano.

C’è, esiste, si confronta ogni giorno con persone, storie, domande di ammissione. Scricchiola, non riesce a contenere tutto e a dare tutto il necessario, ma pesca come una rete dal mare di chi fugge dalla disperazione, salvandone il più possibile.

E’ qualcosa, ma non basta. Il sistema, come tutto, può essere migliorabile. Sia nella prima fase, quella dell’accoglienza, sia nella seconda, quella dell’uscita dal programma di aiuto, in cui ci si ritrova, dopo 18 mesi, fuori dall’emergenza più stretta, ma senza aver costruito una rete amicale, parentale, professionale. In pratica, abbandonati a se stessi.

 

Con questi dubbi e con una serie di dati emersi dall’analisi delle associazioni Ya Basta Bologna, Città Migrante Reggio Emilia e Rumori Sinistri Rimini, Rumori Sinistri e No Border hanno scritto una lettera aperta al sindaco di Rimini Andrea Gnassi, chiedendo un momento di confronto sul tema dell’accoglienza degna.

“Speriamo – scrivono nella lettera di accompagnamento Manila Ricci per Ass. Rumori Sinistri e Nicolò Altomare per Ass. No border  – sia di stimolo per proseguire nel percorso di accoglienza degna sperimentato in via De Warthema e per ripensare anche localmente il sistema di accoglienza dei rifugiati visto l’enorme numero di persone fuoriuscite dai progetti, anche nel nostro territorio, senza alcuna competenza specifica acquisita o prospettiva di inclusione, spesso senza documenti o ricorrenti a causa dei dinieghi della Commissione, che vivono nei luoghi abbandonati o di fortuna e spesso bussano alla porta di Casa Gallo o nelle altre strutture della città. Occuparci di queste persone significa rapportarsi con esse come nuovi cittadini, nuovi riminesi per evitare di fare i conti fra pochissimo tempo con un esercito di invisibili e senza diritti a disposizione di qualsiasi ricatto (sfruttamento del lavoro, microcriminalità, devianza, dipendenze patologiche). Che città sarà Rimini fra qualche anno? Quali effetti delle politiche dell’emergenza ci saranno anche nel nostro territorio? Rimini da capitale Europea del turismo, può diventare “la capitale” di esperienze e nuove pratiche di accoglienza degna?”

In particolare, le richieste si concentrano in alcuni punti chiave:

– superamento struttura di via De Warthema, con l’individuazione di una nuova struttura (dentro le mura della città) dove trasferire in continuità e quindi senza interruzione alcuna il progetto di accoglienza degna di Casa Don Andrea Gallo #perlautonomia (alberghi dismessi, ferrohotel ecc) ;

– destinare gli spazi di via De Warthema a laboratori di mutualismo e supporto e orientamento al lavoro come già sta accadendo nel network di Casa Madiba in Via Dario Campana.

– finanziamenti

Sui finanziamenti scrivono ancora le associazioni: “tutte le attività che si svolgono nel Network di Casa Madiba si autofinanzino senza nessuna spesa per le casse comunali, se non la messa a disposizione degli spazi e questo vale anche per Casa Gallo, dove l’attivazione degli abitanti nei laboratori effettuati in questi mesi e della cittadinanza attraverso la Raccolta Solidale ha permesso di garantire quei servizi (colazione, merenda, lavanderia) nonostante non sia stato erogato il contributo previsto. Tuttavia abbiamo anticipato alcune spese in considerazione del budget previsto per il progetto dell’Emergenza Freddo (operatori, spese per la biancheria ecc) e per questo siamo a richiedere il pagamento dei 15.000 euro di contributi previsti per l’Emergenza freddo non ancora erogati”.

 

Cercare, insomma, di costruire un’accoglienza che non sia sempre e solo la risposta ad una emergenza momentanea, ma un sistema che si articola nella collaborazione tra gli enti pubblici e le associazioni di cittadini – quando non con i cittadini direttamente. Che possa, conclude la lettera di Rumori Sinistri e No Border: “svilupparsi e strutturarsi una normalità diffusa e quotidiana di solidarietà, cooperazione, coesione che crea nuova coscienza sociale nel rifiuto di pulsioni retrograde e identitarie.

 

Il documento di Rumori Sinistri e No Border: Ripensare l’accoglienza