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Economia Provincia

Indagine congiunturale Unindustria. Secondo semestre, previsioni incerte

In foto: Maggioli e Raffi
Maggioli e Raffi
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
gio 29 set 2016 12:29 ~ ultimo agg. 30 set 10:28
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Per le imprese riminesi un autunno caratterizzato da molte incognite che non permettono di consolidare il trend positivo del primo trimestre 2016. Lo scenario internazionale è reso più incerto da Brexit e attesa del voto Usa. Quello interno da referendum e possibili effetti: per il presidente di Unindustria Rimini Paolo Maggioli il si porterebbe stabilità. A Rimini ci sono tre fronti dai quali ci si attendono risultati concreti: parco del mare, fiera (con un sistema regionale che crei veramente sistema) e Carim. Ci si augura che all’ispezione di Banca d’Italia faccia seguito nuovo dinamismo: quale che siano le prospettive – aumento di capitale, associazione con altre banche o altri percorsi – per Maggioli l’importante è che non passi troppo tempo. Altre aspettative sono riposte sul nuovo Piano Nazionale per lo sviluppo dell’industria, con investimenti che non saranno più a pioggia ma su progetti mirati. Quanto ai numeri, preoccupano soprattutto le previsioni negative per il secondo semestre mentre qualche segnale positivo arriva dalle previsioni degli ordini esteri.


L’intervista al presidente di Unindustria Paolo Maggioli:


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La sintesi trasmessa da Unindustria:

ECONOMIA PROVINCIA DI RIMINI: CONFERMATO IL TREND POSITIVO NEL PRIMO SEMESTRE 2016, TUTTAVIA LE PREVISIONI PER IL SECONDO SEMESTRE SONO INCERTE.

Un autunno caratterizzato da molte incognite che non permettono di consolidare il trend positivo registrato nel primo semestre del 2016. E’ questa la situazione dell’economia del territorio di Rimini che emerge dall’indagine congiunturale elaborata dall’ufficio economico di Unindustria Rimini sul consuntivo del primo semestre 2016 e sulle previsioni del secondo semestre 2016.

Il commento del Presidente di Unindustria Rimini Paolo Maggioli.

La situazione rimane incerta. Come certificato dal Centro Studi Confindustria, lo scenario è recentemente peggiorato. L’instabilità geopolitica affievolisce la voglia di spendere delle persone. Dopo la Brexit, l’autunno rimane denso di appuntamenti che costituiscono altrettante incognite: tra i principali senza dubbio le elezioni del presidente degli Stati Uniti e la consultazione popolare in Italia sulla nuova Costituzione. Una situazione che interagisce con l’andamento dell’economia delle nostre aziende.

In particolar modo, auspichiamo che il Piano Nazionale indirizzato allo sviluppo ed al lancio di un’industria 4.0, improntata su investimenti, produttività ed innovazione, possa trovare la piena applicazione in modo da favorire lo sviluppo delle imprese con più velocità, flessibilità, qualità e competitività.

Allo stesso modo, ci auguriamo che la conclusione dell’iter delle riforme ed il prossimo Referendum Costituzionale, se avrà esito positivo, possano costituire la conferma di un quadro di stabilità politica tanto necessario alle imprese per operare.

Accanto a questi elementi di natura nazionale che dovrebbero contribuire ad essere di sostegno alla crescita ed allo sviluppo per il 2017, voglio ricordare alcuni fattori legati in tutto o almeno in parte al nostro territorio. Fattori che dovrebbero favorire la crescita:

PARCO DEL MARE DI RIMINI

Il nuovo lungomare di Rimini! Abbiamo già ricordato in più occasioni l’importanza del suo rifacimento e la validità del progetto “Parco del Mare”. Ora però con il rinnovo del Consiglio e della Giunta Comunale, ma soprattutto con la rielezione del Sindaco Andrea Gnassi, si passa dalla fase progettuale, che ha impiegato la scorsa consiliatura, alla concretezza della realizzazione. Questa dovrà avviarsi nel più breve tempo possibile e continuare, negli anni, per dare un volto nuovo a Rimini come destinazione che, superati gli stereotipi del turismo tout court, si proietti sul benessere fisico, sociale, e culturale delle persone. Il tutto partendo anche dal suo inserimento nelle priorità nazionali con i relativi finanziamenti. Inoltre, la concretizzazione del progetto sarebbe anche di supporto al settore dell’edilizia che dopo anni di stallo sta dando alcuni timidi segnali di ripresa.

FIERA DI RIMINI

La Fiera di Rimini si sta affermando sempre più come player di riferimento nel settore. La fusione con la fiera di Vicenza garantisce la possibilità di mettere insieme grandi competenze e di creare un polo fieristico leader non solo in Italia, ma in grado di competere anche in Europa con grande beneficio per la nostra economia. Inoltre, la firma della lettera d’intenti dello scorso agosto in Regione da parte delle Fiere di Bologna, Rimini e Parma, per la creazione di un’integrazione del sistema fieristico regionale, apre nuove opportunità e candida Rimini come protagonista anche in questa partita. La parola d’ordine diventa quindi sinergia, auspicando che si crei realmente un sistema in cui siano ottimizzate e non disperse le risorse. È il momento di essere coraggiosi. Come imprenditori siamo ottimisti e ci crediamo. Il piano per il raggiungimento di una prossima quotazione in borsa è un ulteriore segnale positivo che ci fa ben sperare. Siamo convinti che la nostra Fiera saprà affermare appieno la propria leadership.

CREDITO

Il mondo del credito sta affrontando un momento sicuramente non facile. Prima dell’estate si era riacceso un certo ottimismo dovuto a diversi fattori: dalla riorganizzazione di Banca Carim che stava per ripartire con un nuovo piano industriale con la previsione di un aumento di Capitale, alla nuova impostazione della composizione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini culminata con la scelta di una presidenza fortemente rappresentativa della categoria imprenditoriale riminese.

Un dinamismo che, al termine dell’attuale ispezione di Banca d’Italia, ci auguriamo possa continuare. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in altre occasioni, vogliamo interpretare l’ispezione in un’ottica costruttiva: il ruolo di Banca d’Italia è fondamentale per salvaguardare la stabilità delle banche e di conseguenza il credito ed i risparmi delle famiglie. Ci auguriamo che questa ulteriore verifica si concluda con notizie positive e permetta a Banca Carim di guardare con fiducia al suo futuro ed agli investitori di partecipare con maggiore convinzione al suo rilancio.

I DATI DELL’INDAGINE CONGIUNTURALE.

SITUAZIONE PRIMO SEMESTRE 2016

Fatturato totale: +13,70% rispetto al primo semestre 2015. L’aumento è determinato soprattutto dal risultato delle grandi imprese facenti parte della rilevazione.

Se andassimo, infatti, ad analizzare i dati del fatturato totale valutandone le sue componenti, sia interne che estere e per tipologia di imprese, avremmo questa situazione:

Fatturato

< 50 add.

da 50 a 249

> 250 add.

fatturato totale

10,00%

3,80%

22,60%

fatturato interno

6,80%

-2,80%

20,80%

fatturato estero

12,40%

4,10%

26,30%

Tali risultati in parte contraddittori sono espressione di un andamento che si ripete nelle ultime rilevazioni: a fianco di aziende che vanno molto bene, ce ne sono altre in grossa difficoltà anche all’interno dello stesso settore e della stessa dimensione di impresa.

Il grado di internazionalizzazione delle aziende, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 59,70%.

Se andassimo, anche in questo caso, a valutare tale dato suddiviso per la dimensione delle aziende, troveremmo:

< 50 add.

da 50 a 249

> 250 add.

% di export sul fatturato

23,90%

53,20%

64,70%

Produzione +8,70%, rispetto allo stesso semestre del 2015. Grandi imprese +9,50%, piccole imprese +7,50%, aziende con un numero di dipendenti compreso fra 50 e 249 +7,70%.

Occupazione +5% (+5,50% nelle grandi imprese, +4,70% nelle medie e +2,30% nelle piccole).

Ordini totali: il 50,80% delle imprese li ha visti in aumento, il 19% in diminuzione e il 30,20% stazionari. Gli ordini esteri sono stati in aumento per il 39,20% delle aziende, per il 41,20% sono stati stazionari e una percentuale del 19,60% li ha visti in diminuzione.

Giacenze in aumento per il 29,80% del campione, stabilità per il 59,60% e diminuzione nel 10,50% dei casi.

Costo delle materie prime è aumentato per il 27,60% delle imprese, il 65,50% considera il dato stazionario e il 6,90% delle aziende l’ha visto in diminuzione (tutte le grandi imprese considerano il dato stazionario).

Difficoltà nel reperimento del personale il 4,70% delle aziende la considera molto elevata, il 14,10% elevata, mentre il 26,60% del campione non riscontra alcuna difficoltà, il 14,10% bassa e il 40,60% media difficoltà.

Analizzando i principali settori merceologici, si può notare come il settore abbigliamento faccia riscontrare i risultati migliori in un contesto sostanzialmente positivo, eccezion fatta per il comparto chimico. Il metalmeccanico mostra un dato negativo per il fatturato interno, mentre il settore legno ha avuto un risultato negativo per il fatturato estero.