Indietro
menu
Politica Provincia

Otto urgenze su cui lavorare. La lettera del consiglio pastorale con l'invito a collaborare

In foto: Da sx Roberto Soldati, don Maurizio Fabbri, Mirna Ambrogiani
Da sx Roberto Soldati, don Maurizio Fabbri, Mirna Ambrogiani
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
ven 1 lug 2016 14:40 ~ ultimo agg. 2 lug 16:38
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 5 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

[kaltura-widget uiconfid=”30012024″ entryid=”0_kh684nmz” width=”400″ height=”175″ /]

Non vuole dettare l’agenda politica ma essere di stimolo e fermento per chi amministra e per tutta la comunità cristiana. Mette in fila diverse emergenze “La città che si sta a cuore”, le lettera redatta dal consiglio pastorale diocesano (organo consultivo del Vescovo composto per il 95% da laici di parrocchie e associazioni). Non un caso che sia stata fatta ora, ad elezioni già avvenute, perché non voleva essere motivo di strumentalizzazioni. “Scriverla prima – spiega don Maurizio Fabbri, vicario generale Diocesi Rimini – rischiava di farla strumentalizzare da qualcuno. Noi vogliamo rivolgerci a tutti gli amministratori, indipendentemente dal colore politico. Vogliamo, inoltre, che sia strumento anche per tutte le comunità cristiane, perché tornino ad occuparsi della politica e del bene comune. Un cambio di marcia rispetto alla sfiducia verso l’azione politica che è sotto gli occhi di tutti“.

Le otto urgenze prese in esame ruotano tutte attorno al grande tema dell’I Care, del prendersi cura. Le periferie, sia territoriali che esistenziali, a partire dai giovani sempre più in affanno e dagli immigrati. La legalità e la giustizia, con un’attenzione particolare agli inquietanti fenomeni delle infiltrazioni mafiose e del gioco d’azzardo. E poi la promozione della famiglia, con indicazioni concrete sul come sostenerla, l’emergenza abitativa, l’impegno per la pace, la scuola, l’università, la grande questione educativa, ma anche il modello di città che deve, insieme ai grandi eventi di massa, promuovere iniziative che riflettano l’anima e la sostanza del territorio. I promotori ci tengono a dire: non è un parlare ad altri, ma prima di tutto alle comunità cristiane, perché solo insieme può avvenire il vero cambiamento. “Come cristiani dobbiamo sentirci parte della cosa pubblica, in un vero dialogo con tutti. Abbiamo segnalato alcune urgenze che chiaramente non hanno la pretesa di esaurire i temi su cui sentiamo è necessaria una forte corresponsabilità” spiega Mirna Ambrogiani, segretaria consiglio pastorale diocesano . “I primi a doverci mettere in gioco siamo noi cristiani” aggiunge Roberto Soldati, membro del consiglio pastorale diocesano.


 

Il testo integrale:

La Città che ci sta a cuore

Comunicazione del Consiglio Pastorale Diocesano di Rimini alle Comunità cristiane della Diocesi e agli Amministratori delle nostre Città

Siamo i Membri del Consiglio Pastorale Diocesano e, come cittadini e fedeli della nostra Chiesa riminese, ci sentiamo attivamente corresponsabili della promozione del bene comune nella vita sociale e politica delle nostre Città. Dobbiamo onestamente riconoscere che anche tra di noi è diffuso il preoccupante fenomeno di una marcata sfiducia verso l’azione politica. Ne comprendiamo le ragioni, ma siamo ancora più convinti di dovere assicurare il nostro contributo per uno sviluppo globale della democrazia, con l’assunzione di responsabilità di controllo e di stimolo, di proposta e di attuazione di una reale e non solo declamata partecipazione. Desideriamo pertanto accogliere e condividere il richiamo di Papa Francesco a “costruire insieme” una convivenza solidale e pluralista, “non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.

In spirito di concreta solidarietà continueremo ad impegnarci per la nostra parte: nei centri d’ascolto Caritas, con l’Osservatorio delle povertà, nell’assistenza ai carcerati e alle persone senza fissa dimora, nelle mense per i poveri, con il Fondo per il lavoro, con l’accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo, con l’ospitalità nell’ex‐Casa della Giovane. Ma prima ancora non ci sottrarremo al dovere di contribuire a creare una cultura ricca di valori, con l’opera educativa dell’associazionismo, degli oratori e delle parrocchie, cercando di sviluppare una convivenza serena e sicura, per far crescere l’umano di tutti e di ciascuno, a partire dai più poveri. Dopo la recente tornata elettorale, che tra le altre, ha interessato la città di Rimini, cogliamo l’occasione per sottoporre all’attenzione di tutti, cittadini e amministratori dei Comuni che insistono nel territorio della Diocesi, alcune urgenze indifferibili, per le quali questo Consiglio Pastorale ha rilevato ragioni e radici di impegno condiviso con tutte le istituzioni civili, politiche, culturali e religiose, nella reciproca considerazione delle rispettive competenze.

1. L’attenzione alle periferie. Ci sono periferie territoriali, che richiedono cura del decoro e creazione di spazi adatti allo sviluppo di un tessuto sociale significativo, per favorire le relazioni dove risultino insufficienti o difficili. Ma esistono anche periferie sociali, ad esempio i giovani, con il loro bisogno di futuro, e gli immigrati, da accogliere e integrare.

2. L’impegno per la giustizia e la legalità, nella vigile, inflessibile lotta contro le infiltrazioni mafiose, anche con il “coinvolgimento di vicinato”, e nel rigoroso controllo di ogni forma di abusivismo ed evasione fiscale. In tale ambito registriamo anche la necessità di ostacolare il gioco d’azzardo e la diffusione della ludopatia, con riduzioni di imposte che premino gli esercizi pubblici slot free. Resta inoltre da contrastare efficacemente la prostituzione di strada e di quella stanziale, un vergognoso fenomeno che implica brutale sfruttamento e disumana schiavizzazione della persona.

3. Il riconoscimento e la promozione della famiglia, non solo come “ammortizzatore sociale”, ma come prima scuola di umanità e di rapporti interpersonali. In questo senso sono orientate le richieste: della determinazione del quoziente familiare per tariffe e imposte locali; della possibilità di armonizzare lavoro e impegni familiari; della creazione di strutture sufficienti a rendere possibile e sereno il lavoro delle madri; del sostegno al diritto di scegliere tra scuola pubblica o privata e a quello, non meno importante, della cura domestica degli anziani. Anche per la grave crisi demografica in atto, riteniamo indispensabile l’aiuto alla vita nascente e la prevenzione dell’aborto attraverso l’aiuto concreto alla donna, alla coppia e alla famiglia, offrendo accompagnamento e sostegno, anche economico, in ogni situazione in cui la nascita di un bambino può rappresentare una difficoltà.

4. Interventi pubblici a favore delle politiche abitative: la casa non cessa di costituire una penosa emergenza e una necessità primaria per molte categorie di persone. In modo drammatico lo è per le tante persone senza fissa dimora, che hanno come principale sostegno il servizio dei volontari.

5. Il decoro della Città: l’attrattiva di grandi eventi di divertimento popolare, tipica del turismo di massa, va bilanciata con le risorse che della Città riflettono anima e sostanza: la valorizzazione del paesaggio e della storia, la qualità dell’accoglienza, gli incentivi al turismo culturale e religioso.

6. La promozione di una cultura integralmente umana: abbiamo bisogno di una scuola che non consegni solo nozioni e si limiti a trasmettere strumenti operativi, ma che dia anche ragioni per vivere e valori di riferimento per il bene della persona e della società. In particolare la cultura che ha la sua matrice nell’Università chiede al territorio convinto riconoscimento, ed esige sostegno concreto ed efficace.

7. L’impegno per la pace in una società sempre più multiculturale: un impegno che si esprima nella ricerca della conoscenza reciproca e nelle svariate occasioni di incontro, nelle iniziative che agevolano l’inclusione sociale, come l’insegnamento della lingua italiana, e nell’attenzione ad evitare la formazione di ghetti e quartieri emarginanti.

8. La questione educativa nella sua delicatezza e complessità, come punto centrale di attenzione alla persona, con le sfide che oggi incalzano, tra le quali l’educazione all’affettività ‐ che sia coerente con l’essenziale relazione interpersonale tra uomo e donna ‐ il dialogo interculturale, il triste fenomeno del bullismo.

Tutto questo ci sta a cuore, perché ci sta a cuore il bene della Città. La fatica nel superare contrapposizioni ideologiche e strumentali, riteniamo sia il cancro più micidiale che abbia aggredito il tessuto della comunità civile. Ma lo si può sconfiggere. A condizione di adottare le opportune, efficaci terapie del confronto democratico, del dialogo costruttivo e della convinta, concorde cooperazione al bene comune: il bene di tutti e di ciascuno. Papa Francesco ci ricorda: “Il modo migliore per dialogare non è tanto quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme”. Mentre rinnoviamo la disponibilità a riprendere il dialogo su questi nodi nelle forme e nei tempi possibili, di cuore ci auguriamo a vicenda: buon cammino e buon lavoro! I Membri del Consiglio Pastorale Diocesano