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Attualità Cattolica

Posta a giorni alterni. Arlotti: Chiesto intervento Corte Giustizia europea

In foto: repertorio
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di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 24 giu 2016 11:57
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I disagi per la consegna della posta a giorni alterni, che stanno provocando molti problemi anche nel riminese, finiscono davanti alla Corte di Giustizia Europea. A renderlo noto il deputato riminese del PD Tiziano Arlotti. “La delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha autorizzato Poste Italiane ad attuare un modello di recapito a giorni alterni è stata impugnata con un ricorso al TAR del Lazio, che, a sua volta, ha disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea“. La notizia è stata data ieri dal Ministero dello Sviluppo economico in IX commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera .

Arlotti, ricordano gli 8 quintali di posta che sono rimasti in giacenza a Cattolica, afferma che è necessario, senza aspettare il pronunciamento dell’Europa, affrontare la questione in modo radicale, perché in Emilia Romagna e in Sicilia i disagi sono molteplici e l’esperimento avviato è assolutamente fallimentare. Cita poi il Ponte, il settimanale cattolico riminese, che sta scontando grossi ritardi sulla distribuzione, con gravi problemi per i suoi lettori: “Un periodico come il riminese Il Ponte, così come tanti settimanali cattolici, si fonda sulla regolarità della consegna agli abbonati e non può permettersi di subire ritardi. Altrimenti, come si usa dire, i giornali rischiano di diventare cartoccio per il pesce”.

Il Governo italiano – aggiunge – ha avviato un tavolo di confronto con Poste Italiane e con i diversi rappresentanti istituzionali coinvolti presso il dipartimento per l’Informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio, ai fini della negoziazione di un accordo generale per la previsione di un servizio integrativo nelle aree a giorni alterni. Bene che si sia attivato l’esecutivo, ma anche in questo caso occorre dare risposte rapidamente alle tante testate ora penalizzate dalla sperimentazione e ai cittadini, soprattutto anziani e residenti in zone disagiate meno “digitalizzati”, a cui va garantito il diritto all’informazione”.