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Eolico a Poggio Tre Vescovi, un volantino per spiegare l'impatto

In foto: repertorio
repertorio
di Giuseppe Prosperi   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 4 mar 2016 15:37 ~ ultimo agg. 28 feb 01:11
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Ospito volentieri, condividendone totalmente il senso, questo volantino del Comitato contro il “Parco eolico” che si vorrebbe realizzare a Poggio Tre Vescovi, un monte compreso fra i comuni di Casteldelci, Badia Tedalda e Verghereto, a poca distanza dal comprensorio turistico del Monte Fumaiolo.
Il “nuovo” progetto presentato dalla società Geo Italia altera infatti, in modo irreversibile, l’assetto idrogeologico e ambientale del luogo, introducendo nel paesaggio manufatti del tutto incongrui e lesivi della sua visione e della sua storia. Basta recarsi al Parco del Sasso Simone e Simoncello o sul Carpegna  per accorgersi che la visuale verso il monte Fumaiolo e i luoghi di Uguccione della Faggiola e di Francesco d’Assisi,  sarebbe fortemente disturbata da una selva di pale alte  180 metri. Ne sarebbe deturpato un territorio di grande bellezza, denso di storia civile e religiosa, da preservare come uno dei tanti patrimoni dell’umanità, di cui le generazioni presenti non possono disporre liberamente avendo l’obbligo morale di consegnarlo a quelle future.
Senza sminuire l’importanza delle energie rinnovabili, presenti in Italia già a livelli molto elevati e  fondamentali per ridurre la quota di CO2, gli oppositori ritengono che la loro produzione possa e debba essere perseguita attraverso strategie più rispettose dell’ambiente e del paesaggio che non rappresentano aspetti esteriori e marginali, ma costitutivi dell’identità dei luoghi e delle persone.
La ricerca scientifica e tecnologica in continuo divenire sta proponendo diverse soluzioni in tal senso, molte delle quali sono anche alla portata di piccole comunità locali, evitando in tal modo il ricorso a megaprogetti industriali spesso finanziati da capitali di incerta e oscura provenienza.

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La mini‐pala costruita alle Balze, alta 36 metri.
Di fianco, una simile a quella proposta da Geo Italia, alta 115 metri, qui in verità più piccola di circa 10 metri perché altrimenti non entrava nella foto!

eolico

Il Comitato Cittadino Salviamo Poggio Tre Vescovi informa
Riguardo all’impianto industriale proposto dalla ditta Geo Italia srl sui giornali si leggono numeri sempre diversi, ma chi ha effettivamente letto i dati tecnici del progetto sa che si tratta di:
27 aerogeneratori
15 in Comune di Badia Tedalda, 10 in Comune di Casteldelci, 2 in Comune di Verghereto (ipotesi 1);
13 in Comune di Badia Tedalda, 11 in Comune di Casteldelci, 3 in Comune di Verghereto (ipotesi 2).
Ogni torre, in cemento-­acciaio, è alta 115 metri.
L’elica ha tre pale e ogni pala, in vetroresina, è lunga 63 metri.
L’altezza complessiva di ogni aerogeneratore è di 180 metri.
Ogni torre ha un plinto di fondazione cilindrico in cemento e acciaio che misura 21 metri di diametro e 5 metri di spessore. E’ ancorato a terra con 27 pali di cemento, ciascuno con diametro di 1 metro, piantati in profondità fino a 28-32 metri a seconda del tipo di suolo.
In totale, per le fondazioni di tutti gli aerogeneratori verranno piantati nelle viscere della terra 840,5 metri cubi di cemento e 76 tonnellate di acciaio. Queste strutture rimarranno permanenti, anche dopo lo smantellamento dell’impianto.
I componenti degli aerogeneratori dovranno essere trasportati con trasporti eccezionali dal porto di Livorno fino alle Balze di Verghereto, dove è previsto l’ingresso all’impianto, compiendo un viaggio di 272 km complessivi. Per ciascun aerogeneratore saranno necessari: circa 18 veicoli speciali per il montaggio e lo smontaggio delle gru circa 12-15 veicoli speciali per il trasporto delle componenti dell’impianto: 3 per i conci in acciaio della torre; 3­‐5 per gli elementi in cav della torre; 3 per le pale; 3­‐4 per la navicella, l’albero di trasmissione e il mozzo. In totale 30­‐33 viaggi per ogni aerogeneratore.
Significa un totale di 810­‐891 viaggi a trasporto eccezionale per il montaggio dell’intero impianto. Per consentire il transito di tutti questi camion, la sede stradale nel tratto tra Pieve Santo Stefano e Balze dovrà essere più che raddoppiata in corrispondenza di quasi ogni curva.
Tutte queste informazioni sono tratte alla lettera dai dati tecnici forniti da Geo Italia srl che chiunque può liberamente consultare qui:

http://www.regione.toscana.it/-/progetti-sottoposti-a-procedura-di-valutazione-di-impatto-ambientale

L’installazione dell’impianto costerà una cifra ancora non chiara, che oscilla tra i 200 e i 250 milioni di euro, per un impianto che nella migliore delle ipotesi potrà durare appena 20-25 anni.
Geo Italia purtroppo trascura di chiarire chi dovrà accollarsi gli ulteriori enormi costi per la dismissione dell’impianto a fine vita.

Quali che siano le promesse che Geo Italia ha fatto al sindaco o ai proprietari dei terreni interessati, tutto questo ha senso sulla nostra montagna?

 

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Gentile Giuseppe Prosperi,
in merito alla Sua frase apparsa nel Suo blog, relativa ai “capitali di incerta e oscura provenienza”, mi permetto di ricordarLe che è il nostro intento raccogliere quanti più capitali dal territorio attraverso l’azionariato diffuso, in modo da poter poi ridistribuire  gli utili tra la gente.
Il resto, lo metteranno banche tedesche e la nostra stessa società.
Le ricordo che l’eolico è di Sinistra, che noi siamo di Sinistra (personalmente sono membro di Greenpeace dall’età di 17 anni), e lottiamo contro le grandi multinazionali dell’energia per de-carbonizzare il nostro sistema elettrico e industriale.
Aggiungo infine che abbiamo deciso di provare a fare un parco eolico tra Toscana e Emilia Romagna, perché siamo trasparenti, non paghiamo tangenti e non ci garbava doverci confrontare con le regioni del Sud, pensando altresì che il rispetto delle leggi (nella fattispecie ambientali), sia in Emilia-Romagna e Toscana ancora forte.

Saluti, Roberto Schirru, GEO Italia.

 

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Il sig. Schirru  promuova pure le pale eoliche in Appennino, ma si astenga dal fare la gara fra chi è più di sinistra e più ambientalista, aspetti che non hanno nulla a che fare con la realizzazione di un impianto rovinoso per l’alta Val Marecchia e il comprensorio del Fumaiolo. Per l’Italia il paesaggio rappresenta un valore costitutivo della sua identità, tutelato dall’art. 9 della Costituzione. Considerarlo in alternativa alla difesa dell”ambiente e del clima è profondamente sbagliato. Gli impianti produttori di energie rinnovabili, a mio parere, possono e devono essere realizzati, soprattutto nel nostro paese, in modo molto oculato e attento al carattere dei luoghi adottando tutte quelle tecnologie che la ricerca, in continuo divenire, oggi propone. Parchi eolici di quelle dimensioni, che hanno già compromesso molte zone del sud e delle isole, non sono assolutamente compatibili con corretti principi di tutela del territorio e del paesaggio.