Indietro
giovedì 25 aprile 2024
menu
Blog/Commenti

La BBC e il reportage con le faccine sul telefonino

In foto: Il social del fantasmino è molto popolare tra i millennials
Il social del fantasmino è molto popolare tra i millennials
di Serena Saporito   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 17 mar 2016 10:01 ~ ultimo agg. 13:39
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Devo confessarlo subito: non l’avevo mai usato. Ma era da un po’ di tempo che volevo provarlo e alla fine l’ho scaricato. Sto parlando di Snapchat, la piattaforma social molto usata dai più giovani, che permette di scambiarsi foto o micro video (fino a 10 secondi) che dopo la visualizzazione si cancellano da soli, consentendo usi particolari di questi messaggi. Le foto e i video possono poi essere arricchiti con effetti, didascalie, scritte, faccine.

Che però non si tratti solo di un giochino per ragazzini, si era capito già da un po’. Da quando hanno iniziato ad usarlo i giornalisti americani delle testate più importanti per i loro reportage dal red carpet delle prime cinematografiche o dalle sfilate di moda. Uno strumento usato per dare una candid view di quegli eventi, con punti di vista originali e accessi esclusivi ai party collegati. In pratica, il giornalista “imbuca” alla festa i suoi follower, scambiando con loro pettegolezzi in tempo reale sull’evento che sta seguendo e sui suoi protagonisti.

Se questo tipo di uso della chat è ormai diffuso – non in Italia ovviamente… – ed è stato ampliato dall’introduzione della funzione che consente di creare storie (ovvero snaps foto e video visibili per 24 ore da tutti i propri contatti) mi ha davvero stupito scoprire l’uso che di questa piattaforma da ragazzini, come molti la definiscono, fa la BBC!

Il colosso inglese delle telecomunicazioni l’ha fatta rientrare in una strategia di engagment del pubblico, specie più giovane, cercando di svecchiare Panorama, un programma classico di approfondimento di BBC One col giornalista John Sweeney, un po’ un’istituzione della tv inglese. In pratica con Snapchat, la troupe al seguito di Sweeney ha raccontato in tempo reale con l’I-Phone la costruzione del documentario da trenta minuti che poi sarebbe stato trasmesso in tv. Snapchat – e le sue chiavi di racconto – sono state usate per riportare nientemeno che il dramma dei profughi, in viaggio dalla Grecia all’Austria. Con le foto e con i video, brevissimi e verticali, si è dato voce alle persone incontrate man mano nel percorso che il giornalista ha fatto insieme a loro, coi loro stessi mezzi: sugli autobus, nelle file, nei lunghi tragitti a piedi, in questo viaggio lungo 1500 chilometri. Le persone incontrate sono diventate così non figure di passaggio di un racconto impersonale, ma storie singole, di cui il pubblico voleva conoscere l’epilogo. Un racconto portato avanti anche interagendo col proprio audience, che a volte chiedeva spiegazioni sulle questioni geopolitiche, cui il giornalista rispondeva puntualmente in tempo reale.

Mentre il giornalismo ad un certo livello si permette dunque di sperimentare, le imprese, non solo italiane, in questo caso, ancora non lo fanno. Facendo un salto dal sacro al profano, dal giornalismo al marketing aziendale, bisogna dire che le aziende oggi fanno un uso davvero minimo di Snapchat. Almeno per adesso. Perchè oltreoceano si sta sperimentando, alla ricerca di campagne per sfruttare i messaggi con 24 ore di vita: certamente interessanti per promuovere sconti, inviti, promozioni da cogliere al volo.