Si dibatte molto, in questi mesi, di immigrazione. Poco di emigrazione.
Eppure secondo i demografi il 2015 per l’Italia è stato l’anno in cui la popolazione complessiva del nostro paese è diminuita di 139mila unità.
Tre le cause:
- Diminuzione delle nascite. Il tasso di fecondità è giunto nel 2015 a quota 1,29 figli per donna (tasso depurato dalle donne straniere), il più basso in Europa. I nati da famiglie italiane sono stati solo 398mila e, considerando anche i nati da coppie con cittadinanza non italiana arriviamo a 488mila. Si tratta del dato più basso dal 1915;
- diminuisce il numero di stranieri immigrati che si fermano in Italia. Al di dà degli slogan e della facile propaganda il numero di immigrati che si fermano in Italia tende a diminuire preferendo essi paesi e società più dinamici e con migliori prospettive;
- aumenta il numero di giovani italiani che emigrano verso altri paesi europei in cerca di lavoro e migliori prospettive. Ufficialmente i dati dicono che sono circa 100mila i giovani italiani che nel 2015 sono andati a vivere all’estero. In realtà i numeri sono molto più alti perché molti italiani che emigrano non si cancellano dalle anagrafi delle città italiane ma confrontando i dati con le richieste di iscrizione alle anagrafi estere (necessaria per ottenere la residenza, la tutela sanitaria, ecc) il dato raggiunge le 400mila unità.
Se a tutto ciò si associa il fatto che la popolazione italiana è una delle più vecchie dell’Europa il quadro che ne esce è davvero preoccupante e in contro tendenza rispetto a quanto moltissimi pensano.
In sostanza l’Italia invecchia inesorabilmente. In questo paese non ci si ferma perché appare senza prospettive. Da questo paese si è iniziato a fuggire. E lo fa la parte più dinamica della popolazione: i giovani e le persone con alti titoli di studio.
Un quadro preoccupante.