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"Un albero per Khaled". Domenica la cerimonia al Giardino dei Giusti

In foto: Khaled-Al-Asaad

Khaled-Al-Asaad
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 5 mar 2016 12:16 ~ ultimo agg. 12:17
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E’ in programma domenica alle 11.30 al Giardino dei Giusti del Parco XXV Aprile di Rimini “Un albero per Khaled”, la cerimonia commemorativa che costituisce il secondo appuntamento promosso dal Comune di Rimini in occasione della Giornata europea dei Giusti.
Le iniziative quest’anno dedicate alla figura dell’archeologo siriano Khaled al-Asaad che ha dedicato e sacrificato la vita alla difesa di un bene che, come il sito archeologico di Palmira, appartiene all’intera umanità e che per questo è stato ucciso dalla barbarie il 18 agosto scorso.
In ricordo l’Amministrazione comunale, nel corso di una cerimonia alla presenza di autorità e cittadini, piantumerà un melograno ricordandone il sacrificio con una targa.


KHALED AL-ASAAD (Palmira 1934-2015) è stato archeologo, scrittore e traduttore siriano.
Dopo la laurea conseguita all’università di Damasco, nel 1963 fu nominato direttore del museo e del sito archeologico della città di Palmira, carica che mantenne per più di quarant’anni, sino al pensionamento.
È considerato «uno dei più importanti pionieri nel campo dell’ archeologia in Siria del ventesimo secolo».
Nella sua lunga carriera Khaled ha collaborato con missioni di diversi Paesi: dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera all’Olanda, dagli Stati Uniti alla Polonia e da ultimo anche con l’Italia, con la missione statale di Milano. Un lavoro che, nel 1980, è valso a Palmira il riconoscimento da parte dell’ UNESCO di Patrimonio dell’umanità.

Khaled al-Asaad è stato uno studioso completo: pubblicò numerosi articoli su riviste di archeologia e oltre venti libri su Palmira e sulla Via della seta. Conosceva l’aramaico e tradusse diversi testi da quella lingua, ma era anche una persona di grandissima amabilità, misura e gentilezza d’animo.

“Era una personalità fortemente radicata nella città – ha scritto di lui l’archeologo italiano Paolo Matthiae – ma per il carattere internazionale del sito che gestiva era una sorta di cittadino del mondo. In varie occasioni il suo nome era stato proposto per il ruolo di direttore generale delle antichità a Damasco, ma credo che lui preferisse rimanere a Palmira, una città con la quale si identificava”.
Un legame cui è rimasto fedele fino all’ultimo quando, dopo essere stato rapito a metà luglio del 2015 dai militanti dello Stato Islamico e sottoposto a tortura perché si sarebbe rifiutato di rivelare dove fossero nascoste importanti opere d’arte, Il 18 agosto scorso venne ucciso sulla piazza di fronte al Museo della città nuova di Palmira (oggi Tadmur).
La città di Rimini, che già a dicembre ha intitolato al suo nome il giardino del Museo della Città, a sei mesi dalla scomparsa vuole ricordare il suo coraggio nel difendere, a costo della vita, la memoria della civiltà umana rappresentata dall’inestimabile patrimonio archeologico di Palmira.

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