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Attualità Rimini

Zerbini su Biennale Disegno. Dopo i numeri le riflessioni: c'è molto da rifare

In foto: Samuele Zerbini
Samuele Zerbini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 29 feb 2016 15:37 ~ ultimo agg. 17:30
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Dopo avere anticipato alcune cifre ricevute dagli uffici comunali sull’edizione 2014, il consigliere comunale del PD Samuele Zerbini propone una riflessione più articolata sulla Biennale del disegno. Una buona idea ma confusionaria e, cifre alla mano, non proprio sostenibile. E la mancata risposta sui preventivi di incasso del 2016 non è vista come un buon segno.

L’intervento di Samuele Zerbini:

Non buttiamo via la buona idea. Fare una mostra ricorrente in una nicchia culturale (il disegno) non presidiata. L’idea della Biennale teniamocela stretta. Buttiamo via però tutto il resto: guardiamo cosa si è fatto per non fare più niente di simile, e di certo il fatto che non mi siano stati mandati i preventivi di incasso 2016 nonostante la richiesta che ho fatto non lascia tranquilli.

Nel 2014 i problemi sono stati nascosti, ma basta parlare con qualcuno per poterli scoprire. C’era qualche pezzo pregiato, ma quello che mancava era una visione complessiva: il tanto vituperato Goldin ha spesso lo stesso difetto, ma almeno prova a dare linee guida e a venderle (e le vende molto bene).
In questo caso invece nulla: una mostra confusionaria, senza alcun percorso ideale, senza alcuna idea, senza un catalogo o degli incontri che servissero a offrire una risposta a studiosi o cittadini.
Non bisogna costruire mostre attorno all’ego di qualcuno, ma attorno ad un’idea, attorno ad un progetto o ad una missione. Una mostra serve o a completare un percorso culturale e infrastrutturale di una città, oppure ad iniziarlo. Il suo obiettivo dev’essere quello di lasciare un segno, far sì che lo sguardo sul mondo di chi la visita non sia più lo stesso. In questo caso è mancato tutto: ho ricevuto i commenti di tante persone che attirati dalla buona idea, ne sono usciti senza.

I numeri
Nel testo di conclusione della mostra del 2014 si parla soprattutto di alcuni numeri strani: precisamente di 50 eventi collaterali, a e di aver generato presenze turistiche pari a circa 50.000. Ora, queste affermazioni cozzano con i numeri certificati: eccoli.

PRESENZE TOTALI Castel Sismondo (l’unica mostra a pagamento, e quindi quella su cui fare le valutazioni) 5659 biglietti, di cui 3114 interi, 1148 ridotti, 1248 omaggio. Museo della Città, 6888 presenze
FAR: 6000 circa
Galleria dell’Immagine 3919 presenze
Sale Gambalunga 2000 circa
Istituto Lettimi 300 (trecento)
(sono cifre diverse e quindi non sommabili. Scegliamo la più alta, e possiamo dire che il vero numero di visitatori è stato di 6.888)
Visto che è lecito supporre che almeno due terzi fossero riminesi, possiamo essere molto larghi di manica e dire che la metà venivano da fuori. Inoltre, è molto probabile che la stessa persona (soprattutto se turista dell’arte) abbia visitato più di una mostra, probabilmente tutte. Per cui stiamo contando la stessa persona 4 volte. Quindi, dicendo che la metà fossero turisti, e che questi abbiano comunque visitato almeno tre mostre, non è comprensibile come si possa dire che abbia generato 50.000 presenze turistiche. Quindi? Quindi FORSE, esagerando, possiamo dire che i turisti richiamati da un inesistente battage pubblicitario sono stati 3400. Come questi abbiano potuto fare 50.000 presenze è piuttosto difficile da comprendere. Ma fare una mostra non è volerci solo rientrare dei costi: si può scegliere di andare in perdita se c’è una ricaduta importante. Diciamo che ci sono andati gli altri 3400 riminesi, tralasciando quanto già detto su quello che han trovato. Ne è valsa la pena? Direi di no.
I conti
Vediamo i costi. L’assessore ebbe a dichiarare che si dovettero fare le nozze con i fichi secchi, visto che il finanziamento era basso. L’impressione è che ci fossero solo i fichi secchi, e molti, e niente nozze. Per fare un esempio, la mostra di Mc Curry a Forlì è costata circa 180.000 Euro e ha avuto 75.543 visitatori paganti.
Il costo totale è stato di 337.000 euro. Ma come è stato finanziato? Questa domanda lascia molti dubbi per quella del 2016, visto che molte entrate sono difficilmente ripetibili.
Regione Emilia ROmagna con fondi Europei (quindi non ripetibili) Euro 46.047
Apt servizi: 60.000 Euro (ci saranno ancora nel 2016?)
Regione Emilia ROmagna: 10.000 Euro
Comune di Rimini: 170.000 Euro
Contributi privati (circa 40.000 euro) così divisi
Marsh assicurazioni: 4.270 Euro
BPER: 20.000 Euro
Industrie Valentini: 13.664 Euro
Incassi:
biglietti, bookshop, etc: 18.513 Euro

Conclusioni: il mio non è un attacco all’Assessore Pulini che ha inventato questa mostra, e che gode della mia stima in quanto critico d’arte e artista. Ma al tempo stesso è necessario riflettere con attenzione sui costi e sugli obiettivi di una mostra importante a Rimini, affichè si riescano a rendere efficienti i soldi investiti e si possa rendere profittevole dal punto di vista culturale un evento che manca da troppi anni a Rimini, e che continua a mancare.
Non è un attacco politico: non vorrei che si perda più tempo a difendere o attaccare le persone piuttosto che a migliorare quel poco che c’è. Mi auguro che a seguito di questo dibattito si possano vedere i conti della mostra prossima ventura e si possa rendere l’evento utile e sostenibile.