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Rimini Calcio. La verità di De Meis sul mancato accordo con Luukap

In foto: Fabrizio De Meis durante l'incontro con la stampa
Fabrizio De Meis durante l'incontro con la stampa
di Roberto Bonfantini   
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mer 24 feb 2016 11:30 ~ ultimo agg. 26 feb 11:05
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RIMINI CALCIO. LA VERITÀ DI DE MEIS SUL MANCATO ACCORDO CON LUUKAP

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Martedì pomeriggio Luukap ha comunicato, in una nota, che la sua proposta di acquisto del 70% della quote sociali dell’AC Rimini 1912 non ha avuto nessun riscontro positivo da parte del Gruppo Cocoricò srl, proprietario del cento per cento delle quote della società biancorossa, e che pertanto è ritenuta declinata. Un paio di ore dopo la Rimini Calcio ha convocato una conferenza stampa allo stadio “Romeo Neri” per ripercorrere “le reali tappe dell’intera vicenda”, per usare le parole usate nella convocazione.

“La conferenza stampa di oggi riguarda le notizie in riferimento al comunicato fatto da Luukap ieri pomeriggio, una proposta di un milione e 700mila euro – attacca Fabrizio De Meis -. Sfiderei chiunque a rifiutare una proposta del genere per una società di Legapro.

Voglio fare una premessa: tutto quello che dirò è confermato da prove inconfutabili, che non porterò però oggi. Nei giorni scorsi ho evitato di parlare perché mi sembrava inopportuno fare polemica. Anche la conferenza stampa di oggi è tempo che perdo, levandolo a tentare di salvare il Rimini, ma la nota di ieri era talmente grave…

Questa proposta di Luukap mi è arrivata alle 21.06 di domenica nella mia casella di posta privata, io sono arrivato a casa a mezzanotte. E la proposta prevedeva una risposta era entro le ore 12 di lunedì. Questa proposta coinvolgeva però anche altri soggetti e chiaramente io non posso accettare una proposta per altri. Si parlava del pagamento per il 70% della società di 10 euro. E si chiedeva la rinuncia da parte mia dei 100mila euro di caparra confirmatoria che io ho versato nei conti della Rimini Calcio, come ho sempre fatto con i soldi del Rimini.

Gli altri punti: io dovevo dare a loro 300mila euro, anziché dare loro dei soldi a me. Contestualmente il signor Daniele Conti doveva trasferire 50mila euro a questa società inglese. Il direttore generale (Palmas, ndr) doveva dare le dimissione e rinunciare a due anni di contratto. Il direttore sportivo Pastore doveva dare le dimissioni a giugno 2016 e quindi rinunciare a due anni di contratto. E io dovevo concedere un pignoramento sul Cocoricò fino al 2017, in garanzia di poste debitorie che loro conoscono bene.

Altri aspetti particolari: la cessione sarebbe stata a Luukap per società o persone da indicare. Io sarei andato dal notaio a firmare per cedere il Rimini a un soggetto che non conosco.

Quando c’è un accollo debitorio il soggetto che subentra presenta delle garanzie: la società che subentra si impegna e paga i debiti. L’accollo debitorio da solo non serve a nulla. La società Luukap non so con quale garanzia si sarebbe impegnata a pagare i debiti della Rimini Calcio.

Io di quel milione e 700mila euro di cui si è parlato non avrei preso un euro e sarei stato comunque l’uomo più felice del mondo.

Invece, riepilogando: De Meis doveva dare 300mila euro a loro, Conti 50mila euro a loro, Palmas e Pastore, che hanno famiglia, dovevano lasciare il loro lavoro, io dovevo dare in pignoramento la mia attività. Ed entro le 12 di lunedì io avrei dovuto rispondere.
Nonostante il ritenga che la proposta fosse inaccettabile, mi sembrava giusto parlarne con gli altri soggetti interessati e con la mia famiglia. Gli ho risposto con una mail chiedendo quindi un posticipo di 48 ore e da quel momento non ho più avuto alcuna risposta da Luukap.

Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta il diretto sportivo Pastore e il direttore generale Palmas. Entrambi mi avevano dato la disponibilità per incontrarmi mercoledì e rinunciare eventualmente a due anni di contratto. Tra l’altro per fare questo avevo bisogno anche di qualcosa di scritto.

Questa proposta così com’è stata formulata e divulgata alla stampa mi è sembrata l’ennesimo tentativo di fornire una versione lontana dalla verità.

De Meis torna poi agli stipendi non pagati martedì della scorsa settimana, che porteranno ad una penalizzazione di due punti: “detto questo, voglio fare un passo indietro, perché la questione degli stipendi è una responsabilità mia. Inizio da capo: ho ricevuto un messaggio da un rappresentante di Luukap, che mi chiedeva un incontro per valutare le problematiche che abbiamo in corso e il futuro della Rimini Calcio. Io ho valutato fosse meglio si parlassero gli avvocati perché sono 8 mesi che vivo questa situazione e la mia famiglia non ne può più.
Su consiglio dell’avvocato e insieme al direttore Palmas sabato della settimana precedente ho fatto un incontro con loro, nel quale mi avevano detto che avevano intenzione di fare un progetto al 50% per unire le forze e mettere in piedi un progetto ambizioso per portare il Rimini in serie B. Come sapete, io sono un malato cronico, e ho messo da parte tutto quello che è accaduto, ed è stato difficile per me farlo.

L’accordo prevedeva un pagamento da parte loro di 500mila euro per il 50%, io dovevo mettere 500mila euro. Non c’era però nessuna proposta formale. Siamo rimasti d’accordo. Poi mi ha chiamato l’avvocato e mi ha detto che Luukap era interessata solo a comprare il cento per cento delle quote, e che io uscissi per un euro.

Mi sono riunito con la mia famiglia e a malincuore ho deciso di accettare. Ho comunicato al mio avvocato che avrei accettato la proposta a un euro. Ho vissuto la partita con il Siena malissimo, a fine partita pochi si sono accorti che ho fatto il giro del campo, salutando la tribuna e la curva. Non ho detto niente a nessuno. Poi, in sala stampa, all’amica Giorgia (Bertozzi, ndr) mi è scappato “questa è l’ultima”.

Lunedì c’è stato un incontro a Modena per organizzare il pagamento degli stipendi. Loro hanno fatto un trasferimento di conti e io mi sono tranquillizzato. Mi hanno dato un appuntamento a Bologna il martedì. Ma il martedì io non ho poi avuto più nessuna notizia. Abbiamo aspettato, aspettato, aspettato… così mi sono trovato alle 16 senza possibilità di pagare gli stipendi.

Mezzora dopo ho saputo che stavano venendo a Riccione per farmi una nuova proposta. Facevo fatica a capire quale proposta mi potessero fare dopo che non erano stati pagati gli stipendi. Ci siamo incontrati alle 18 di martedì e mi è stato proposto un fallimento pilotato della Rimini Calcio. Quindi mi è stato chiesto di portare i libri in tribunale, e io nel sentire quella richiesta ho vissuto momenti di profonda difficoltà. Per me far fallire il Rimini dopo i tanti sacrifici fatti in questi due anni è inconcepibile. Così, dopo minuti di assoluto silenzio, gli ho detto che io non avrei fatto fallire il Rimini.

Conoscendo i debiti reali, che non sono quelli che sono stati pubblicati, non capivo perché fare fallire la società. Loro mi hanno detto che era l’unico modo per non pagare l’Erario, le banche e i fornitori. Fermo restando che il fallimento ha conseguenze personali per me e anche per i vecchi soci perché il curatore fallimentare avrebbe dovuto verificare chi ha fatto debiti per la società negli ultimi 5 anni…

A quel punto mi è stato chiaro perché da otto mesi la società è in ostaggio. Io da luglio non posso fare niente, ci sono state anche cinque denunce civili e una penale. Tutti i gruppi con cui mi sono confrontato si sono tirati indietro. Dopodiché, dopo che sembrava fossimo finalmente usciti da questo tunnel, c’è stato questo sequestro conservativo del 30%. Loro sostengono che io li abbia truffati, io sostengo il contrario. Se ce l’hanno con me perché non liberano il 30% della Rimini Calcio e non danno la possibilità a questa società di essere ceduta a chi vuole con i fatti aiutarla?
Adesso abbiamo l’udienza il 2 marzo e speriamo l’udienza ci sia. Io sono in difficoltà, sapete le vicende della mia azienda.

Dopo che hanno capito che io non avrei portato i libri in tribunale mi hanno chiesto, sempre tramite il direttore, un successivo appuntamento, avvenuto a mezzanotte al “De Bains”, per presentarmi una proposta di acquisizione del 70% delle quote, poi non ho ricevuto nessuna proposta fino a domenica, quando mi hanno fornito la proposta di cui parlavo in precedenza. In questa proposta dicono che i debiti del Rimini ammontano a circa 200mila euro, intanto per garantirsi che non siano superiori vogliono un pignoramento del Cocoricò. Ho passato gli ultimi 15 giorni da inferno.

Rispetto al programma condiviso di cui si parlava, io devo dire che faccio fatica a rimanere presidente con il 70% in mano loro. Io sono disponibile a farmi da parte in qualunque momento, qualora ci fosse qualcuno in grado di fare qualcosa di concreto. Io sono innamorato del Rimini, io posso venire a fare il dirigente accompagnatore, dedicarmi al settore giovanile, che è una passione che ho sempre avuto, o non fare nulla, decide chi mette i soldi. Ma una cosa è certa: se io sono presidente ho bisogno di condividere il programma. E uno dei momenti di scontro era, oltre a DG e DS, il cambio di allenatore. Acori quindi avrebbe dovuto farsi da parte. Lunedì sera ho incontrato il mister, che mi ha detto che è stato avvicinato da un giornalista che ha contatti con Luukap che gli ha detto che sarebbe stato sollevato dall’incarico. Il mister mi ha detto che se era lui il problema era disponibile a lasciare, perché lui era venuto a Rimini per aiutare il Rimini, e che avrebbe addirittura rinunciato al compenso.

Ho visto che Luukap ha inviato mezzora prima della conferenza stampa un nuovo comunicato, che non ho letto. E non leggerò più niente, perché sono sicuro che dopo queste mie dichiarazioni ci saranno altri comunicati. Ma non voglio passare per quello che rinuncia a un milione e 700mila euro per tenere il Rimini.

Il piano mi sembra chiaro, è partito 8 mesi fa, ma non capisco perché vogliano proprio il Rimini, che con tutto il rispetto non è il Real Madrid. Da otto mesi la società è in ostaggio di questa situazione. Io sono pronto a valutare tutto per il bene della Rimini Calcio, a farmi da parte senza prendere un euro. Ma non per un soggetto da individuare, bensì per un soggetto ben definito.

Voglio fare un’ultima affermazione perché ho visto che si fa un po’ di confusione tra i debiti e la gestione. Non si possono mettere nella situazione debitoria gli stipendi di aprile, maggio e giugno che non sono ancora scaduti, così come l’Erario, che scade il 31 marzo. I dati che sono emersi sui giornali non sono veri. A chi vuole possiamo far vedere le documentazioni.

Finisco col dire che un altro aspetto che non capisco è che c’è stata a dicembre un’offerta pubblica di 150mila euro per la Rimini Calcio, da dicembre sono stati pagati quasi 500mila euro di costi, quindi la posizione debitoria della società rispetto a dicembre è diminuita. Nonostante questo, la proposta si è trasformata da ti do 150mila euro a ci dai 300mila euro”.

Un pensiero per i tifosi: “sono venuto meno al patto fatto con i tifosi di tenerli al corrente della situazione societaria. Non l’ho fatto da martedì e mi dispiace”.

Poi De Meis parla delle cifre: “i debiti sono divisi in due poste: quelli con l’erario, spalmabili in 7 anni, poi con i vecchi fornitori, per circa 500mila euro. La cifra transata è di circa un milione, con un piano in sette anni. Posso sbagliare di 50-100mila euro nel computo globale.

Siamo indietro con gli istruttori della scuola calcio e con alcuni fornitori. Ma la situazione difficile non l’abbiamo mai nascosta.

Per vedere quanto ha messo Conti, quanto ha messo De Meis, quanto hanno messo i fratelli Franchini nel Rimini basta scaricare i bilanci degli ultimi 4 anni. Anche i tifosi possono vederli.

Poi voglio fare una precisazione: un conto è parlare della mia situazione di difficoltà, un conto della situazione della Rimini Calcio, che è in linea con quella di tante società. Io tutto quello che ho fatto l’ho fatto per cercare di fare il meglio. Poi alcuni errori li ho fatti, li fanno tutti e li ho fatti anch’io.

Sto lavorando in continuazione per risolvere questa situazione difficile. È chiaro che se Luukap non facesse 20-30 cause al Rimini questo sarebbe più facile. Se grazie a Pastore abbiamo ottenuto 250mila euro di valorizzazioni e ottenuto anche che venissero pagati in anticipo, con questa situazione le banche l’anticipo ce lo hanno rifiutato.

2 milioni e 600mila euro di debiti per il Rimini è un dato sbagliato. Per i punti di penalizzazione due punti ci saranno levati sicuramente, per il futuro spero la giustizia faccia il suo corso e non si rinvii l’udienza del 2 marzo, in modo da liberare il Rimini da questo cappio al collo. Da quanto mi hanno detto a voce credo sia stato chiesto un rinvio, che io mi auguro non venga accordato”.

Ma cosa pensa De Meis degli uomini Luukap? “Io ho avuto rapporti solo con una persona e con questa persona ho avuto anche un certo feeling perché è una persona vulcanica, che ha una grande energia e anche dagli ultimi incontri ho avuto la sensazione che lui avrebbe voluto fare quest’operazione, poi bisogna vedere tutto quello che c’è dietro. L’idea che mi sono fatto è che ci fosse un’idea di acquistare la Rimini Calcio a intenzioni vantaggiose. Chiaramente martedì hanno cambiato strategia. Io ho incontrato solo Tarditi. L’attacco a Luukap non vuole essere un attacco alle persone di Luukap, nel senso che io non so chi ci sia realmente dietro Luukap. Fino in fondo io cercherò di salvare il Rimini dal fallimento. Se non ci riuscirò i giudici individueranno poi di chi sono le responsabilità.

Già è molto complicato convincere un imprenditore ad avvicinarsi ad una società, e parliamo di una società in difficoltà economiche. Io ho fatto il grave errore di sobbarcarmi una situazione iniziale debitoria così alta, forse è l’errore che ho pagato e pagherò di più. Io probabilmente sono stato presuntuoso e ho pensato di riuscire dove altri non erano riusciti.

Quando ho preso il Rimini avevo due obiettivi: riportarlo in Legapro e salvarlo dal punto di vista finanziario. Il primo l’ho raggiunto, il secondo per il momento no. Ma se qualcuno riuscirà a farlo al mio posto io sarà davvero contento. E poi avevo un sogno: la serie B. Io questa situazione la vivo con grandissima sofferenza, con autocritica perché l’attestato di stima di gran parte della tifoseria fa piacere, ma ti dà anche una grandissima responsabilità.

Il mondo del calcio è particolare. Mi è capitato di firmare due contratti, poi non andati a buon fine: uno con Luukap e uno con gli arabi, con cui avevamo firmato un preliminare”.

Infine, De Meis torna a parlare del sequestro da parte del Tribunale del 30% delle quote dell’AC Rimini 1912: “Luukap non ha mai chiesto la restituzione dei 100mila euro versati, ma un accertamento contabile. Gli avvocati sono divisi: c’è chi mi dice che posso comunque disporre del 70% e chi invece mi dice che devo aspettare perché Luukap ha un diritto di prelazione. Purtroppo è una situazione complicata”.