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Assistente in famiglia: in cinque anni più di mille richieste

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 29 feb 2016 15:41 ~ ultimo agg. 2 mar 12:14
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Si chiama Assistente in famiglia. È il servizio che, attraverso un’attività di Sportello dislocata nel territorio del distretto socio sanitario di Rimini Nord, supporta la persona non autosufficiente, o parzialmente non autosufficiente, e la sua famiglia nella scelta di permanenza nel proprio domicilio e, contemporaneamente, offre sostegno alle assistenti familiari con l’obiettivo di qualificare il loro lavoro di cura e avviare un percorso di progressiva integrazione nella rete dei servizi socio-sanitari. Dal 2010 ad oggi, sono state più di mille le famiglie che si sono avvicinate allo Sportello, 250 solo nel 2015, più di 4mila e 500 le assistenti famigliari coinvolte per oltre 1.500 collaborazioni avviate dall’incrocio tra domanda e offerta.

 

La richiesta maggiore è quella di assistenza con vincolo di convivenza, ovvero a tempo pieno, ma non mancano anche richieste di soluzioni a tempo parziale. La domanda di assistenza domiciliare è stata espressa soprattutto da famiglie con la presenza di anziani non autosufficienti; i nuclei più isolati e fragili sono stati messi in contatto non solo con i servizi sociosanitari, ma anche con le associazioni di volontariato in rete con lo sportello tramite invio della newsletter periodica e confronto telefonico o diretto allo sportello.

 

Quello delle assistenti in famiglia, le cosiddette badanti – sottolinea Gloria Lisi, assessore ai Servizi educativi del Comune di Rimini – è a tutti gli effetti una componente fondamentale del welfare. Questi numeri sono importanti, sia per le famiglie che si recano a chiedere un’assistente, sia per le assistenti stesse, spesso straniere, persone che hanno un ruolo delicatissimo. Nel proporre il servizio abbiamo dato forza ad alcuni concetti fondamentali, come la regolamentazione di questo impiego e la valutazione delle caratteristiche professionali, ma anche umane e relazionali delle assistenti che si propongono alle nostre famiglie. Si evidenzia anche un ritorno di disponibilità al lavoro di cura da parte di italiane. Rispetto alle straniere (più di 30 le nazionalità rappresentate) però si tratta di una disponibilità a ore, spesso diurna o anche notturna, ma mai insieme, mentre la richiesta da parte delle famiglie è sempre più globale, 24 ore al giorno, in convivenza. Su questo aspetto sono ancora le badanti straniere quelle che offrono la maggiore disponibilità”.

 

Uno Sportello dunque che crea welfare ma anche lavoro, incrociando domanda e offerta; un servizio efficace pienamente inserito nella rete dei servizi territoriali con cui collabora e interagisce quotidianamente.

Lucia Genestreti

Settimanale Il Ponte