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Ludopatie, a Rimini 150 casi. No alle slot da quindici locali

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 30 gen 2016 14:58 ~ ultimo agg. 31 gen 11:27
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Sono circa 350 le persone prese in carico negli ultimi 10 anni dopo aver chiesto aiuto ai servizi territoriali per ludopatie e gioco d’azzardo patologico nel territorio riminese. La maggioranza (61,5%) per dipendenza da slot e videolottery, seguiti da quella per ‘gratta e vinci’, lotto e bingo (18,4) e scommesse sportive (9,5%). Un numero ancora piccolo in percentuale (3,2%), ma che per il Comune di Rimini, è da tenere attentamente monitorato è invece quello legato al gioco d’azzardo su internet.

Tra questi l’81%, sono uomini, il 30% tra i 40 e i 49 anni; il 27% ha invece tra i 30 e i 39 anni, il 12% è ultrasessantenne. La fotografia della situazione dice anche che nel 2015 sono state 70 le persone transitate o prese in carico dai servizi, nel 2004, dieci anni fa, erano appena 12.

“Un fenomeno diffuso su larga scala, se pensiamo che sono almeno 18 le sale gioco presenti nel solo Comune di Rimini e, in ambito provinciale, superano abbondantemente quota 300 gli esercizi con locali da gioco, per un totale di macchinette che supera quota 1.900”, sottolinea il vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini, Gloria Lisi. I numeri sono usciti questa mattina all’incontro “Il gioco d’azzardo in tavola: numeri, giochi e giocatori” organizzato dal Comitato slotmob di Rimini. Si è analizzato come slot machine, sale bingo, ricevitorie, gestione di apparecchi di intrattenimento, sale scommesse si siano diffuse “non casualmente” con gli anni della crisi economica: “Un campanello di allarme, qualcosa di più che una semplice coincidenza”, “purtroppo, i numeri ci dicono che c’è una forte relazione tra le crescenti difficoltà economiche delle famiglie italiane e l’esplosione del fenomeno del gioco legale”.

Oltre le più tradizionali sale bingo o centri scommesse sportive, “sono ormai innumerevoli i siti online dove è possibile giocare a Bingo e a tutti i giochi in denaro, migliaia invece i punti vendita e le agenzie dove quotidianamente si può giocare ai più disparati giochi, come i gratta e vinci, per un volume d’affari da capogiro, difficile da quantificare esattamente, ma che sicuramente è talmente grande da aver attirato anche gli interessi della malavita organizzata”. E, prosegue la Lisi, “ci sono tante zone grigie nelle quali i clan della camorra e della ‘ndrangheta hanno investito e riciclato ingenti somme di denaro sporco, creando ricchezze sulle spalle di persone in difficoltà con un vero e proprio bombardamento di giochi a vincita immediata, o meglio, a perdita diretta”. E ora che è possibile giocare ovunque, “anche sotto casa; tabacchini, bar, locali di ogni genere trasformati in piccoli casinò. Un fenomeno che non può più essere sottovalutato”.

Serve quindi “una diversa e più stringente normativa in grado di colpire la malavita che investe e sostenere le famiglie in difficoltà”. Ma una grossa responsabilità le hanno anche i privati, “e non faccio riferimento solo agli imprenditori, ma anche al comune barista o tabaccaio, che non si fanno scrupoli ad aprire sale od ospitare nelle loro attività macchine e slot mangiasoldi dove, i più colpiti, sono sempre le categorie più fragili ed esposte socialmente”. C’è però anche “una importante mobilitazione e inversione di tendenza”: una quindicina di locali che a Rimini hanno aderito alla campagna “free slot” scegliendo di non installare o disinstallare le apparecchiature per il gioco d’azzardo.