Indietro
menu
Attualità Provincia

AIDS. In calo diagnosi tardive. Rimini provincia con incidenza più elevata

In foto: repertorio
repertorio
di Lucia Renati   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 1 dic 2015 15:08 ~ ultimo agg. 2 dic 11:01
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Oggi, Giornata internazionale contro l’Aids e il virus dell’HIV. Dai dati diffusi dal servizio sanitario regionale Emilia-Romagna emerge più consapevolezza tra gli infetti, in calo chi arriva tardi alla diagnosi. 337 i nuovi sieropositivi residenti in regione (7,6 casi ogni centomila abitanti). Dal 2009, la Regione Emilia-Romagna ha implementato il sistema di sorveglianza sulla sieropositività da HIV. In Italia ogni anno vengono registrate circa 3800 nuove diagnosi di infezione, di cui in 400-450 in Emilia-Romagna (l’85% cittadini residenti in regione), con un netto aumento casi attribuibili a contatto sessuale (etero-sessuale e omosessuale). Tra le province con incidenze più elevate, in testa c’è Rimini con 11.4 casi per 100.000 abitanti, seguita da Parma (10.6), Ravenna (9.6), Forlì (8.6). Relativamente alle nuove infezioni, bisogna tenere in considerazione che un numero non trascurabile di persone viene a conoscenza del proprio stato solamente in una fase tardiva, quando il patrimonio immunologico è in parte o totalmente compromesso. Dato questo che sottolinea che il grado di percezione del rischio è ancora estremamente basso. Arrivare precocemente alla diagnosi di infezione risulta invece fondamentale sia per ridurre il rischio di trasmissione, sia per potere accedere quanto prima alla terapia antiretrovirale.
Per la prima volta è in calo, nel 2014, il numero di persone che fa il test Hiv già in Aids conclamato o con il sistema immunitario fortemente indebolito. Il dato emerge dall’annuale rapporto regionale realizzato per la Giornata mondiale dell’1 dicembre: le nuove diagnosi nella fase avanzata della sieropositività o già in Aids sono state il 46,9% del totale contro il 53,9% del 2013 e rispetto a una media degli ultimi nove anni del 49,9%. La media nazionale nel 2014 è al 53,4%. Il dato si somma al generale calo che si registra nell’andamento temporale delle diagnosi di Hiv e Aids: nel 2014 sono state 337 le nuove persone sieropositive residenti, in leggero aumento rispetto al 2013 ma al di sotto della media regionale dei sette anni precedenti, e 71 le persone entrate nella malattia contro le 78 dell’anno precedente. Il calo delle diagnosi tardive testimonia una aumentata consapevolezza da parte delle persone: sulla percezione del rischio, sulla utilità di effettuare precocemente il test dell’Hiv e sulla importanza di avviare il prima possibile le terapie antiretrovirali in modo che siano più efficaci. Il Servizio sanitario regionale garantisce il test Hiv gratuito e anonimo.
I dati sulle infezioni da Hiv e sull’Aids in Emilia-Romagna nel 2014. 

Nel 2014 (dati al 31 dicembre) le nuove diagnosi di infezione da Hiv tra i residenti in Emilia-Romagna sono state pari a 7,6 casi ogni centomila abitanti, e confermano il calo rispetto agli anni precedenti: 337 nel 2014, 299 nel 2013, 365 nel 2012, 361 nel 2011, 388 nel 2010, 418 nel 2009, 426 nel 2008. Il lieve aumento registrato nel 2014 rispetto al 2013 ha interessato in particolare i maschi di età tra 20 e 39 anni, in linea con il dato nazionale. Queste le caratteristiche prevalenti della persona sieropositiva: maschio (il 73,5% dei casi), di età tra 30 e 39 anni (33,1%), di nazionalità italiana (70,9%). Il rapporto maschi/femmine è di 2,8 maschi sieropositivi per ogni donna, in leggero aumento.
La modalità di trasmissione sessuale è salita nel 2014 al 92%: L’età media della persona al momento della diagnosi di Hiv è pari a 39,8 anni.

La modalità di trasmissione principale si conferma quella sessuale,  che ha raggiunto il 92% delle diagnosi  (era l’88% nel 2013 e nel 2012 50% attraverso rapporti omo-bisessuali, 42% eterosessuali.
Le donne che hanno dichiarato il controllo ginecologico in gravidanza come motivazione del test sono state nel 2014 1,9 ogni 100.000 residenti (erano state 2,5 nel 2013).
Le persone che entrano nella fase conclamata della malattia, nel 2014 sono state 71 (78 nel 2013), pari a 1,6 casi ogni 100.000 residenti, un dato che pone l’Emilia-Romagna settima nel confronto nazionale. Erano 1,8 ogni 100.000 residenti nel 2013, 2,2 nel 2012, 2,1 nel 2011. Maschio di 46 anni, le principali caratteristiche demografiche della persona con Aids in Emilia-Romagna. Bassissima la percentuale di casi pediatrici (1%).

La datazione dell’infezione è di fondamentale importanza:

• sia per scopi epidemiologici (conoscere l’ incidenza delle nuove infezioni, i sottogruppi maggiormente colpiti)
• sia per scopi di prevenzione (adattare gli interventi di comunicazione, di screening e le misure preventive all’epidemiologia locale)
• sia per scopi clinici (individuazione dei partner recenti, informazione sulla trasmissione di virus farmaco resistenti).

I fondi per formazione e progetti: 3 milioni alle Aziende sanitarie

La Regione Emilia-Romagna ha destinato oltre 3 milioni di euro per finanziare il prossimo anno, anche sui temi dello stigma e della discriminazione, la formazione degli operatori sanitari dei diversi servizi coinvolti, sia degli ospedali che del territorio, e degli operatori degli istituti penitenziari, attività informative ed educative. Il Numero verde Aids 800 856080 è gestito dall’Azienda Usl di Bologna per tutto il Servizio sanitario regionale (attivo dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; il lunedì anche dalle 9 alle 12).
Il sito internet www.helpaids.it e offre anche consulenze in anonimato, a cui risponde un’equipe di infettivologi, psicologi, ginecologi e ostetriche ed è gestito dalle Aziende sanitarie di Modena per tutto il Servizio sanitario regionale.

La dichiarazione del Vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini Gloria Lisi:

“Importanza di una corretta informazione e prevenzione, consapevolezza dei rischi, passaggio da una responsabilità personale a una sociale. Sono questi i concetti forti che mi preme sottolineare oggi, giornata internazionale contro l’aids e il virus dell’hiv. Nonostante i buoni risultati ottenuti e i passi in avanti fatti negli ultimi anni a livello di diagnosi e cura dell’hiv non dobbiamo indietreggiare di un passo rispetto alla prevenzione che anche a livello territoriale siamo chiamati a compiere. L’hiv, seppur lontano dai clamori e dai numeri del passato, continua ad essere un virus pericolosissimo. I dati presentati indicano infatti una costante seppur lenta diminuzione di nuove diagnosi di HIV; In Provincia di Rimini si è passati dai 49 casi del 2010 ai 37 del 2014, mentre l’incidenza media nel periodo di lungo corso, tra il 2006 e il 2014, rimane comunque da tenere sotto osservazione per aver registrato 11,4 casi ogni centomila abitanti. Anche a Rimini abbiamo negli ultimi anni puntato molto anche su iniziative collaterali a quelle più prettamente sanitarie, come la mostra di poster delle campagne di prevenzione italiane e internazionali inaugurata questa mattina al Sert, nel padiglione di via Ovidio. Un modo per aggredire l’aids anche dal punto di vista culturale e sociale. Diventa fondamentale allora il richiamo alla responsabilità dei singoli che, mai come in questo ambito, non riguarda solo la propria persona ma ha ripercussioni importanti e decisive soprattutto per gli altri. È lo stesso concetto che ho avuto modo d’esprimere poco tempo fa riguardo al tema dei vaccini, una corretta profilassi è anche una responsabilità sociale verso gli altri e la propria comunità. Proprio questo passaggio da una responsabilità individuale ad una sociale rappresenta dal mio punto di vista una sfida culturale decisiva nella sconfitta dell’aids.”