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Attualità Economia

Pressione fiscale al 63%: un autonomo lavora fino ad agosto per il fisco

di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 20 nov 2015 10:54 ~ ultimo agg. 21 nov 11:36
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Al di la degli annunci, nessun governo negli ultimi anni ha diminuito la pressione fiscale. A dirlo è il presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti Giuseppe Savioli, ospite della trasmissione Tempo Reale (Radio Icaro – Icaro Tv). In Italia le tasse arrivano mediamente a trattenere il 52,2% dei redditi, ben lontano quindi dal 43% calcolato dalle statistiche ufficiali che tengono però conto anche del sommerso. Numeri che ci pongono in vetta tra i paesi europei. Ma come se la passano i lavoratori riminesi? La Fondazione ha preso in esame tre casi tipo, tutti con casa di proprietà nel comune di Rimini, con moglie non a carico e figlio all’Università, aggiungendo alla pressione diretta anche quella indiretta (dal canone Rai al bollo dell’auto, passando per l’Iva sugli acquisti e le accise sui carburanti).
Il primo è quello di Mario che ha un reddito netto da lavoratore dipendente di 1.300 euro al mese per 14 mensilità. La ricerca evidenzia che lascia allo Stato il 51,5% (circa 12.600 euro): di fatto lavora fino all’8 luglio per pagare le tasse.
A fronte di uno stipendio migliore, se la passa peggio con le tasse Giovanni, lavoratore dipendente da 2.500 euro al mese netti, che lavora per il fisco fino al 20 luglio lasciandogli il 54,5% di quanto percepisce (ogni anno 30.700 euro).
Terzo esempio quello del lavoratore autonomo, in assoluto il più tartassato: Marco a fine anni guadagna dalla sua piccola attività quanto percepisce Mario (1300 euro al mese) ma finisce per versarne in tasse ben il 63%. Praticamente ogni anno Marco lavora fino al 20 agosto per pagare il fisco. Un quadro preoccupante, rileva Savioli, che non incentiva l’avvio di nuove attività. Ancor di più guardando il dato delle società di capitali: una ricerca ad hoc sarà presentata nei prossimi mesi, ma lo scorso anno la pressione fiscale ha raggiunto il 140%. Vale a dire che le imprese hanno dovuto erodere il capitale per pagare le tasse visto che l’Irap si paga anche se gli utili non ci sono.

L’intervista a Giuseppe Savioli