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Caritas. Andamento povertà nei primi 9 mesi del 2015: meno poveri, più povertà

In foto: repertorio
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di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mer 4 nov 2015 17:25 ~ ultimo agg. 5 nov 17:40
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Finalmente un sospiro di sollievo?
Il numero delle persone in stato di povertà che si sono rivolte alla Caritas diocesana e alle Caritas presenti in tutto il territorio diocesano è finalmente diminuito: in Caritas diocesana in 9 mesi sono state incontrate 1.804 persone contro le 1.958 dello stesso periodo nel 2014, e a livello territoriale si è passati da 6.794 a 5.873 (dato non preciso in quanto non tutti i volontari hanno già registrato tutti gli accessi).

Ma chi sono le persone in stato di povertà?
Più italiani; più anziani, più disoccupati, più persone sole e senza casa.

È importante analizzare i dati per comprendere meglio la situazione attuale; così facendo si scopre che in realtà la situazione è molto più drammatica di quella che ci si potrebbe aspettare data la diminuzione complessiva delle persone in stato di bisogno.

– il 60% delle persone incontrate è in una situazione di povertà da più di un anno;

gli italiani sono clamorosamente aumentati arrivando al 34% a livello diocesano e al 32,4% per quel che riguarda la Caritas diocesana;

– sono aumentate le persone anziane in stato di povertà, gli over 65 hanno raggiunto il 19% degli assistiti;

– sono aumentate notevolmente le persone che non hanno una casa: hanno raggiunto il 68,5% degli utenti, contro il 63,9% del 2013;

sono aumentate le persone sole: hanno raggiunto il 57% delle persone in stato di povertà che si sono rivolte alla Caritas diocesana;

aumentate le persone prive di occupazione: 88,5% rispetto all’86,8% dello scorso anno;

– rispetto agli stranieri si registra una diminuzione di 157 unità, diversi coloro che sono tornati in patria o che si sono spostati in altri territori. Tra le nazionalità più presenti abbiamo rumeni, marocchini, ucraini e tunisini.

Quali le cause della povertà?
Famiglie disgregate; persone senza diritti.

Le cause che portano alla povertà sono indubbiamente i disagi economici dovuti all’assenza o scarsa occupazione e poi, di conseguenza, l’impossibilità di sostenere le spese per l’abitazione. Oltre a questo c’è il problema delle relazioni intra familiari: la povertà provoca spesso disgregazione e, la mancanza di unità familiare, crea povertà.

i disagi familiari sono tra le cause principali che portano alla povertà: quando i rapporti tra i familiari si incrinano, perdono di fiducia, quando un familiare ha gravi problemi di salute, quando sopraggiunge un lutto… diventa difficile superare le difficoltà, se a queste sussistono anche difficoltà economiche, occupazionali e abitative;

– un’altra situazione che sta diventando sempre più di difficile gestione è quella dell’impossibilità di far valere i propri diritti. Nel 2015 è aumentato il numero delle persone italiane sprovviste di residenza anagrafica e quindi non aventi diritto a forme di sussistenza come l’essere iscritte al Centro per l’impiego, richiedere assistenza sociale, avere un medico di base e tanto altro. Stessa situazione per gli stranieri che, nonostante siano sul territorio da tanti anni, non essendo più riusciti a trovare un lavoro, si trovano impossibilitati a rinnovare il permesso di soggiorno e vengono quindi a decadere tutte le possibilità che con fatica avevano raggiunto;

– anche la solitudine è un fattore che incide sulla povertà. Due ricerche, svolte da alcuni tirocinanti universitari della facoltà di Sociologia di Forlì, una sui senza dimora e una sulle famiglie in povertà, hanno dimostrato che più una persona/famiglia è sola più aumenta la sua permanenza in stato di povertà, mentre più riesce a mantenere salde le relazioni meglio riesce ad affrontare le difficoltà;

– anche le problematiche sanitarie incidono nelle situazioni di disagio: una famiglia su tre ha un componente affetto da qualche malattia o disabilità e lo stesso rapporto si è riscontrato tra le persone senza dimora. Chi ha problemi di salute non riesce a curarsi per motivi finanziari e chi vive in strada è nelle condizioni in cui anche malattie lievi, se non curate, rischiano di diventare croniche;

– tra le problematiche emergono anche le situazioni di dipendenze e le scarcerazioni. Nel momento in cui una persona è riuscita a superare le sue difficoltà e a scontare la sua pena, fa comunque molta fatica a reinserirsi nella società, ricostruire l’autostima necessaria e riguadagnare la fiducia in se stessi e da parte degli altri.

I poveri sempre più poveri. Le richieste d’aiuto sono incessanti
Per quanto a livello numerico le persone che si sono rivolte alla Caritas siano diminuite,
non sono invece calate le loro richieste.

– Nei primi nove mesi del 2015 la Caritas diocesana ha preparato 73.497 pasti contro i 71.888 dello stesso periodo nell’anno precedente;
– Le docce sono passate da 1.868 a 2.323;
– La distribuzione degli abiti da 1.508 a 1.780;
– Sono state accolte a dormire 593 persone contro le 561 dell’anno precedente;
– Distribuiti 357 farmaci contro i 298 dell’anno precedente;
– Donato materiale scolastico a 59 famiglie contro le 54 dello scorso anno.

Incessanti anche le richieste di aiuto economico alle quali non sempre si riesce a dare risposta.

Positiva la risposta del Fondo per il lavoro che ha ricevuto 475 domande (di cui 70% da parte di italiani e 30% di stranieri) ed ha trovato occupazione a 65 persone di cui 49 italiane e 16 straniere, tra queste 14 sono state assunte a tempo indeterminato.

Cosa si può fare per le persone in stato di povertà?
In attesa di scelte economiche capaci di aggredire la povertà e di rimuoverne le cause, ognuno di noi è chiamato a mettersi in gioco in prima persona.

Creare relazioni. Se conosci persone in stato di povertà la prima cosa che puoi fare è non lasciarle sole, l’affetto e l’amicizia sono i valori che danno il sostegno maggiore a qualsiasi essere umano.

Creare reti e attivare le persone. È importante però non avere la presunzione di fare tutto da soli e di essere un mago merlino che sa risolvere tutti i problemi; prima di tutto è necessario partire dalla persona stessa, conoscerla, aiutarla a conoscersi e a valorizzare ciò che è e sa fare. Insieme provare a tracciare dei percorsi che vedano il coinvolgimento di altre persone: di amici, della parrocchia, dell’amministrazione locale, degli enti caritativi… più si coinvolgono le persone e più si creano occasioni di aiuto.

Condividere. Altre piccole cose, ma importanti, sono il condividere ciò che si ha: vestiti, medicine, giocattoli, materiali scolastici, mobili… la Caritas accetta di tutto, purché sia in buono stato e dignitoso per chi lo riceve.

Isabella Mancino
Resp. Osservatorio delle povertà e delle risorse – Caritas diocesana di Rimini