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Attualità Rimini

Attentati a Parigi, oggi la preghiera nelle Messe. L'intervento del vescovo in piazza

In foto: il vescovo in piazza col sindaco e la vice
il vescovo in piazza col sindaco e la vice
di Redazione   
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dom 15 nov 2015 08:14 ~ ultimo agg. 16 nov 11:19
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Dopo i tragici fatti di Parigi, la Chiesa riminese invita tutti i sacerdoti e tutte le parrocchie e tutte le chiese a ricordare in tutte le Messe di oggi le vittime, le famiglie e la nazione francese. “Non stanchiamoci di chiedere la Signore la conversione degli esecutori e dei mandanti”.

Il Vescovo di Rimini propone tre verbi, tre azioni: tacere, riflettere, pregare. Così Monsignor Francesco Lambiasi si è espresso alla manifestazione organizzata a Rimini riminese dopo gli attentati di Parigi.

“Un altro giorno buio nella storia dell’umanità: come uomini e come credenti siamo tutti sconvolti dall’orrore della spietata carneficina eseguita con gli attentati compiuti a Parigi nella tarda sera di venerdì 13 novembre scorso. Sentiamo il bisogno di tacere, di riflettere a lungo, di pregare.
1. Non c’è nulla, non c’è assolutamente nulla che possa giustificare un crimine così terribile e una barbarie tanto devastante. Nessun motivo razionale può legittimare un fenomeno assurdo e irrazionale: il terrorismo. Irrazionale perché assurdo, e assurdo perché disumano. Bisogna fare ogni ragionevole sforzo per assicurare alla giustizia i responsabili – esecutori e mandanti – ed evitare che possano ripetersi episodi di una ferocia tanto bestiale.
2. Per parte nostra condividiamo la costernazione e l’indignazione degli uomini di buona volontà, ma preghiamo e operiamo perché la risposta più alta a quanto accaduto non venga da una emotività più che giustamente risentita, ma sia affidata alla sana ragione. Non possiamo e non dobbiamo cedere alla tentazione della paura e alla logica illogica dell’odio e della violenza. Così si finirebbe per fare il gioco del terrorismo più crudele e disumano. Adottare lo stesso insano sistema del terrore equivarrebbe a firmare la nostra sconfitta di uomini civili.
3. Nei giorni dello sgomento e dell’incubo non dobbiamo perdere il più elementare senso di umanità; se possibile, dobbiamo accrescerlo. E’ parte del senso di umanità non confondere misericordia con buonismo, non mescolare indignazione e violenza, distinguere legittima difesa e rappresaglia. Se il terrorismo va condannato “senza se e senza ma”, altrettanto nettamente va condannato il cinico fenomeno del commercio delle armi che attraversa le frontiere dell’occidente e dell’oriente, e costituisce una forma perversa di globalizzazione, destinata a ritorcersi contro gli stessi paesi esportatori.
4. Ma insieme dobbiamo anche renderci conto che la risposta più seria e più efficace al terrorismo non è il nostro più tetro e più triste nichilismo, espresso in uno slogan raggelante che da diversi anni ancora si legge su un muro laterale nei pressi della nostra università: Produci – Consuma – Crepa(!). Chiediamoci: che cosa sta offrendo ai nostri giovani la “cultura dello scarto”, rigonfia di tutto e ripiena di niente?
5. Chi vuole, mi segua con questa breve preghiera. Chi non si sente di farla sua, si prenda un minuto di riflessione, per una chiara direzione di cammino e una decisa assunzione di impegno”.
Dio della pace,
non ti può comprendere chi semina il terrore,
non ti può accogliere chi ama la violenza:
dona a chi edifica la pace di perseverare nel suo proposito,
e a chi la ostacola di essere sanato dall’odio che lo tormenta,
perché tutti si ritrovino in te, che sei la vera pace.
Per Gesù Cristo, re della pace.
Amen.