Indietro
menu
Attualità Regione

Trivellazioni in Adriatico, anche la CGIL si schiera per il no

In foto: repertorio
repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 21 ott 2015 12:02 ~ ultimo agg. 12:37
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min Visualizzazioni 1.035
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Anche la CGIL di Rimini si schiera pubblicamente contro le trivellazioni in Adriatico. I vantaggi economici e occupazionali sarebbero minimi rispetto invece ai rischi ambientali per il patrimonio ambientale e turistico dell’Adriatico, spiega in una nota il segretario della CGIL di Rimini Graziano Urbinati. E ora, visto che la Regione non ha accolto la richiesta di un referendum in merito, occorre la massima attenzione sul percorso che il Governo prenderà sulla materia.


 

L’intervento di Graziano Urbinati:

No alle trivellazioni in Adriatico. Ambiente e turismo sono il nostro petrolio

Sulle trivellazioni in Adriatico, autorizzate dal decreto Sblocca Italia, è in corso un dibattito molto serrato che è sfociato nella richiesta di un referendum popolare abrogativo sul quale però la Giunta Regionale dell’Emilia Romagna non è d’accordo sostenendo la necessità di un intervento di modifica da parte dl Governo.
Rispetto a questo tema, sul quale è bene che i cittadini abbiano la più larga informazione, c’è da dire, tra l’altro, che i vantaggi che deriverebbero dall’estrazione di idrocarburi (petrolio e gas), in termini di risparmio e posti di lavoro, come da anni stanno sostenendo diverse associazioni ambientaliste, sarebbero minimi rispetto al rischio per la popolazione e l’ambiente.

Come Cgil, in sintonia con quanto già espresso da Federconsumatori, esprimiamo forte preoccupazione per le ricadute che le autorizzazioni alla trivellazione del Mar Adriatico possono arrecare al patrimonio ambientale, paesaggistico, naturalistico e marino del nostro territorio. Un patrimonio costituito da ambiente e turismo, che sempre di più vorremmo caratterizzati da uno sviluppo ecosostenibile ed ecocompatibile.

Inoltre, se si dovessero mettere a rischio il settore turistico (balneazione, ristorazione, termale, paesaggistico, culturale…) ed il settore ittico, la ricaduta sul fronte occupazionale ed economico sarebbe inimmaginabile. Ciò che serve è un Piano energetico nazionale che favorisca gli investimenti sulle energie alternative e sulle risorse energetiche che da esse si determinano; analogamente, per quanto riguarda il territorio, così come abbiamo proposto nel nostro Piano del Lavoro, riteniamo debba essere fatto per l’intera filiera del turismo.

La decisione della Giunta Regionale di non aderire alla richiesta di referendum popolare ma di chiedere la modifica del decreto, ci impone di prestare la massima attenzione relativamente al percorso ed alle decisioni che il Governo vuole prendere in merito.