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Simone e il diritto alla firma. L'Europa non impone obblighi

In foto: Simone Parma
Simone Parma
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 4 ago 2015 16:06
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L’Europa dà una risposta purtroppo non risolutiva a Simone Parma, cittadino riminese malato di distrofia muscolare. Ne dà notizia il Movimento 5 Stelle di Rimini, tra i soggetti che si erano mobilitati a favore della sua causa.

Lo scorso anno, recandosi all’ufficio anagrafe del Comune di Rimini per ottenere la nuova Carta d’Identità non riuscì a firmare, causa la sua malattia. L’impiegato pose sulla carta la dicitura ‘impossibilitato’, creando di fatto una condizione di tutela – ricorda il 5 Stelle – alla quale Simone non deve essere invece sottoposto, perché le sue condizioni psichiche sono intatte.

La burocrazia aveva tolto i diritti ad una persona: Simone infatti non è più autonomo, dovendo nominare un amministratore di sostegno o un delegato per poter disporre delle proprie volontà, con evidenti gravi limitazioni della propria autodeterminazione e il conseguente aggravio economico.

A partire da questa considerazione il Movimento 5 Stelle aveva presentato un’interrogazione alla Commissione Europea, che ora ha risposto.

“In Europa c’è bisogno di una Direttiva UE che imponga a tutti gli Stati Membri di poter riconoscere come valide le firme elettroniche. E’ assurdo che una disfunzione fisica sia giuridicamente confusa con una disfunzione psichica” – spiega Marco Affronte, Eurodeputato M5S“il caso di Simone Parma è un simbolo che vale per tutte le decine di migliaia di malati di distrofia muscolare italiani: è inaudito che possano venire discriminati per l’incapacità fisica di firmare. Le tecnologie ci sono, e dobbiamo usarle. I diritti civili non si possono fermare per ragioni tecniche, e nemmeno alla frontiera: tutti i cittadini europei devono avere le stesse possibilità di fronte alla legge e gli stessi diritti” – prosegue Affronte, che spiega – “purtroppo invece nell’immediato futuro a livello UE le cose non sembrano destinate e migliorare. Attualmente è in vigore la Direttiva 1999/93/CE sulle firme elettroniche. Fra un anno sarà abrogata e sostituita dal regolamento (UE) n. 910/2014 «in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno» il quale a sua volta però non impone di stabilire procedure elettroniche a livello nazionale. Crediamo sia un grave errore. La Commissione rimanda agli Stati Membri la responsabilità di far rispettare i diritti delle persone con disabilità, compreso il riconoscimento della loro capacità giuridica su un piano di parità con gli altri cittadini, e la loro capacità di ottenere, possedere o utilizzare documenti di identificazione. Qui in Italia, evidentemente, non tutto funziona per il meglio. Lavoreremo con i nostri Parlamentari a Roma per una soluzione” – conclude l’europarlamentare.

“Con il riordino della pubblica amministrazione recentemente approvato, il Governo ha avuto la delega per riformulare il Codice dell’amministrazione digitale sulla firma digitale per i cittadini” – chiarisce Giulia Sarti, Deputata M5S “ma come sempre queste deleghe sono vaghe e non dettano criteri e limiti specifici cui attenersi. La formulazione del testo è generica e blanda. Questo significa che non sappiamo con esattezza cosa scriverà il Governo nei decreti legislativi in attuazione della delega. Vigileremo quindi che la firma digitale, o l’impronta digitale elettronica, diventino realtà per una piena uguaglianza fra cittadini disabili e non, altrimenti interverremo direttamente. Entro l’anno la situazione sarà normata”.
Interviene lo stesso Simone Parma, promotore della campagna “Firmo, quindi sono”: “Ringrazio per l’interessamento al mio caso che, appunto, non è solo mio ma riguarda ventimila o più malati di distrofia, e altri disabili. Mi auguro che davvero, almeno a livello italiano, qualcosa si riesca a fare entro l’anno. Mi stupisce e amareggia che invece, in Europa, anche i nuovi Regolamenti non contemplino obblighi relativi alla firma digitale.”

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