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Lavoro Nazionale

Lavoro nero in agricoltura: mobilitazione anche in Emilia Romagna

In foto: Emanuela Del Piccolo
Emanuela Del Piccolo
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 22 ago 2015 12:18 ~ ultimo agg. 12:30
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LAVORO NERO IN AGRICOLTURA: MOBILITAZIONE NAZIONALE DEL SINDACATO UGL CON PALO CAPONE E RENATA POLVERINI, EMANUELA DEL PICCOLO (UGL FORLI’-CESENA E RIMINI): “ANCHE NOI FAREMO LA NOSTRA PARTE PER SENSIBILIZZARE DEL PROBLEMA L’OPINIONE PUBBLICA”
E’ in corso l’iniziativa dell’Ugl Nazionale del 22 e del 23 agosto nelle province di Bari e Foggia (con il segretario Paolo Capone e Renata Polverini) di solidarietà verso i lavoratori agricoli che subiscono le angherie del caporalato e degli stipendi da fame imposti dai proprietari terrieri , in difesa delle persone più vulnerabili e che per portare a casa uno stipendio da fame mettono a rischio anche la vita , come dimostrano i recenti accadimenti in provincia di Bari e Foggia.

Un triste fenomeno che provoca dolore e illegalità non soltanto al sud , ma anche in altre parti d’Italia a forte vocazione agricola, dove la manodopera straniera a costo (quasi) zero offre sacche di illegalità sempre più insostenibili.

Anche in Romagna dilaga il fenomeno del lavoro nero e del sottosalariato che si sta diffondendo in maniera sempre più crescente e rappresenta la scorciatoia più diffusa per affrontare il delicato momento di crisi che sta vivendo il settore ortofrutticolo romagnolo.

“Troppi sono i lavoratori e braccianti agricoli vittime di questa situazione. Anche in Romagna faremo la nostra parte – spiega Emanuela Del Piccolo, segretario dell’Ugl di Forlì-Cesena e Rimini – e accenderemo i riflettori sul fenomeno del lavoro nero e del caporalato in agricoltura e ci prepariamo ad offrire assistenza e consulenza sindacale ai soggetti più deboli di questa filiera del lavoro. Anche al Nord esiste il problema del lavoro agricolo in nero, una triste piaga sociale che vedi in alcuni territori impiegati lavoratori stranieri spesso clandestini e non registrati, dove la qualità, le condizioni e la legalità del lavoro sono fattori quasi inesistenti, quindi invisibili al sistema Inps e Inail e quindi allo Stato e alle Regioni”.

Stando ai dati aggiornati al primo ottobre dell’anno scorso il lavoro nero in Regione Emilia-Romagna si attesta al 52%. Per lo più l’ irregolarità riguarda giovani precari e stranieri e come dimostrato nell’ inchiesta contro le ‘ndrine in Emilia è inoltre emerso tra l’altro il fenomeno del “caporalato col pizzo mafioso” con imprenditori agricoli che truccavano le assunzioni con buste paga false, consulenti che organizzano le clientele bisognose di immigrati, professionisti che producono le false retribuzioni.