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Il diritto dovere di non tacere

In foto: Giovanni Tonelli
Giovanni Tonelli
di Giovanni Tonelli   
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gio 27 ago 2015 17:48 ~ ultimo agg. 29 ago 10:32
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Vivono sulla luna quelli che, agli appelli del Papa alla misericordia e all’accoglienza di fronte alla marea di profughi che fugge da guerre civili, persecuzioni, violenze, invitano il Vaticano (che nella mentalità laicista compendia la Chiesa) ad accogliere lui, “quella gente”. Che se davvero all’improvviso, un giorno, la Chiesa italiana chiudesse tutte le sue porte e consegnasse, come sarebbe logico, a chi amministra la cosa pubblica (una volta si chiamava politica), la marea di bisognosi, ogni giorno accolti e sfamati, ne vedremmo davvero delle belle…
Ma certo viviamo in un mondo ricco di contraddizioni, dove i preti devono starsene zitti in sacrestia e i politici padani spiegano al Papa e ai Vescovi quel che devono dire. Eppure il mandato evangelico è chiaro: quando sono minacciati i valori fondamentali della vita, dalla nascita alla morte, tutti, dalla bioetica alla giustizia, la Chiesa, i preti, i cristiani non possono tacere.
E la politica, lo insegnava già Paolo VI, è la più alta forma di carità. Ricordo che don Oreste ci istruiva continuamente che, accanto al fratello da aiutare nel bisogno immediato, accanto a lui e con lui, dovevo impegnarmi a rimuovere le cause che avevano generato quella situazione di ingiustizia. Altroché buonismo. Il cristiano ha il diritto-dovere di fare politica, perseguendo sempre giustizia e solidarietà nella sussidiarietà.
La Chiesa italiana, confermata in questo dalla linea del pontificato di Francesco, ha scelto di porre fine a qualunque rapporto privilegiato con i partiti, la fine di ogni collateralismo. Una linea ribadita più volte da mons. Galantino, ma che ha i suoi fondamenti nei documenti del Concilio Vaticano II. La Chiesa, e su questo il magistero di Francesco non ha davvero tentennamenti, non è più disponibile, se a volte lo è stata, ad accomodamenti di potere, magari in cambio di trattamenti di favore. La  strada è segnata: un forte ritorno al Vangelo e alla sua profezia. Una libertà, alla quale dobbiamo ancora abituarci e sulla quale confrontarci, ma che pone il Bene comune, soprattutto del più piccolo e del più debole, al di sopra di ogni fazione. La parola comunione, fondamento di ogni comunità cristiana, genera e spinge alla fraternità. Forse ce lo siamo dimenticati, ma il termine cattolico significa proprio “universale”. La nostra vocazione è alla globalizzazione della fraternità, senza tentennamenti, senza se e senza ma. Le soluzioni devono essere politiche (e la prima è la ricerca della pace), ma se la Chiesa stesse zitta di fronte a ciò che avviene, a questa ecatombe umanitaria, rinnegherebbe Cristo e il Vangelo.

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