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Icaro Sport

Angels Santarcangelo. Intervista a Julian Gualtieri

In foto: La firma di Julian Gualtieri
La firma di Julian Gualtieri
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
sab 1 ago 2015 21:50
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Il ritorno di Julian Gualtieri agli Angels arriva dopo che negli ultimi due anni il talento cresciuto nel vivaio clementino ha militato in due squadre di college americani di Miami con una piccola parentesi in LegaDue a Forlì, dove ha fatto coppia col suo grande amico Nicolò Basile, oggi in A1 con la Scavolini.

Intervista di Cristian Tartaglia.
Ciao Julian, intanto bentornato. La prima domanda è di rito: quanto sei contento:
“Sono veramente contentissimo, non c’è piazza migliore. Situazione logistica, tecnica e tattica, è perfetta. Mi posso allenare quanto, come e quando voglio. Aspetto che per me è fondamentale”.

Intanto quanto è stato difficile tornare e alla fine lasciare la tua famiglia, genitori e sorelle lì a Miami.
“Sono un ragazzo molto legato alla mia famiglia. Separarsi è difficilissimo. Lo soffro più di altri giocatori a cui riesce facile magari andare a giocare fuori. Soffro molto. Loro però sono contenti. La decisione l’abbiamo presa insieme. Sto seguendo il mio sogno, per questo siamo in sintonia. So che sono fieri di me e ciò è motivo di ulteriore orgoglio e stimolo per me”.

Quando hai capito che saresti tornato?
“Sinceramente? Quando Santarcangelo ha vinto il campionato. Mi si sono illuminati gli occhi. Gli Angels in serie B e Gualtieri con loro. Un sogno. La mia squadra del cuore con cui mi sono formato. Non ci poteva essere situazione migliore”.

Quanto hanno contato le figure di Paolo Carasso, coach Tassinari e il Presidente nella tua scelta?
“Tutti conoscono il mio rapporto speciale con Paolo. In America ero sempre in contatto con lui su quello che facevo. A gennaio dovevo andare o a Orzi Nuovi o a Pavia e lui era lì a consigliarmi. Lui è il mio consigliere d’onore. Mi trovo veramente bene. È stata la persona giusta per mettermi sulla strada migliore, direzione Santarcangelo. Col Presidente ho un bellissimo rapporto, d’amicizia e d’affetto in primis, poi viene quello professionale. L’ambiente è fantastico. Con “Tasso” mi son sempre trovato benissimo. Ho fatto l’under 17 con lui e ritrovarlo come capo-allenatore è ottimo. C’è già rapporto umano e professionale forte. Persona molto ambiziosa, come me. Siamo in sintonia e stiamo preparando la stagione al meglio”.

Quanto ti stai allenando per trovare la condizione migliore?
“Quasi tutte le mattine e tre pomeriggi a settimana. La mattina si fa tecnica e si correggono gli aspetti sui fondamentali. Il pomeriggio si passa all’atletica e al potenziamento fisico. Ci alleniamo anche con i senior per carpire esperienza e non solo”.

Capitan Saponi non lo conoscevi, come ti stai trovando?
“E’ vero, Alberto non lo conoscevo, ma è una persona squisita. Appena sono entrato per la prima volta nel palazzetto mi ha salutato e mi ha sorriso subito, è il capitano ideale. Mi ha fatto sentire a casa”.

Avevi molte offerte anche più economicamente vantaggiose?
“Da Rimini è arrivato solo qualche interessamento. Oltre a Santarcangelo mi hanno cercato Monsummano, Fortitudo e Ferrara, dove però avrei fatto il decimo, cosa che non mi sarebbe servita a molto. A gennaio mi hanno cercato Orzi Nuovi e Pavia, ma ora sono qui e voglio far vedere che la scelta è stata la migliore”.

L’anno scorso non hai giocato moltissimi minuti, consideri questa la stagione del tuo riscatto e Santarcangelo può essere una rampa di lancio?
“L’anno scorso ho fatto una grande pre­season da metà agosto fino a novembre. Ho giocato molto, fino a due ingaggi all’ultimo secondo della squadra che mi hanno spostato nell’ombra fino a giocare veramente poco. Un giocatore per essere tale ha bisogno di giocare. Io mi voglio divertire, voglio ritrovare entusiasmo e ritmo partita. Questa può essere una rampa di lancio. A Santarcangelo mi posso giocare dei bei minuti, in campo e in allenamento. E’ un trampolino di lancio, un anno di crescita personale molto importante. Ritrovare il ritmo in serie B mi potrebbe far fare il salto di qualità”.

In cosa è diverso il basket americano da quello italiano?
“Il basket americano è molto più fisico, dal punto di vista che la mentalità è solo uno contro uno. Poche letture, gioco in post e in penetrazione spalla contro spalla. Schiacciate, tiro, rimbalzi. Contano molto le statistiche soprattutto per quanto riguarda l’1vs1. Molto diverso dal basket italiano e alcuni americani fanno molta fatica a inserirsi in un gioco del genere. Io potrei risentirlo, mi devo riadattare alle letture di gioco, agli schemi, alla tattica. Sono disposto ad allenarmi molto, ho voglia di fare, di misurarmi di mettermi in gioco seriamente. Sono pronto a dare tutto quello che ho”.

Qual è il ricordo più bello del tuo passato a Santarcangelo e che speri di ripetere?
“Ne ho tanti. Il primo che mi viene in mente è una partita under 17, dove feci 32 punti ed avevo 15 anni. Partita contro la Fortitudo, in quel momento una delle migliori squadre d’Italia. Sono entrato e ho iniziato a bombardare da tre come un matto. Abbiamo vinto all’ultimo respiro, c’è stata una grande festa, sembrava di aver vinto un campionato”.

Nella conferenza di presentazione si è detto dei tuoi 54 punti in finale Europeo con la nazionale… A quando i 55?
“I 55? Sorpresa!”