Indietro
venerdì 19 aprile 2024
menu
Blog/Commenti Rimini

Quanto spuzza un coconuts

In foto: I controlli al locale
I controlli al locale
di Bonfiglio Mariotti   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 12 giu 2015 13:17 ~ ultimo agg. 13 giu 13:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min Visualizzazioni 11.858
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Le norme italiane sono come scolpite nella pietra, dure, insensibili e a volte pesanti per chi le rispetta, servono ad assicurare gli stessi diritti a tutti e per proteggere le parti più deboli della società. Ma i furbi sanno trasformare troppo spesso anche la pietra più dura in polvere.
Il Coconuts, definito dagli inquirenti “un luogo sicuro per il commercio della droga” e “adibito a luogo di convegno di persone dedite all’uso di sostanze stupefacenti”. Questo squallore in uno dei locali del lungomare che vorrebbe diventare il simbolo della nuova marina di Rimini ha provocato in tanti sbigottimento per le giovani vittime finite nel giro e pena per quelle meno giovani.

Ma il peggio avviene il giorno dopo, e suscita rabbia. Mi riferisco al tentativo apertamente dichiarato di trasformare in polvere la legge, le regole della nostra convivenza, tentando di evitare la chiusura per 30 giorni imposta dalle autorità per essere “una fonte di pericolo concreto, persistente e grave per la collettività”, dicono sempre gli inquirenti.
E’ stato detto: calma ragazzi, attenzione con le chiusure dei locali, potrebbero perdere il lavoro cento persone, questo per non intaccare gli interessi economici dei gestori del locale che perderebbero i ricavi della Notte Rosa e della Molo Street Parade.

Non è un problema se essere garantisti o forcaioli, sono stati commessi dei reati e la pericolosità sociale del locale è stata chiaramente descritta da chi ha firmato il provvedimento di chiusura e, al netto del giudizio definitivo, mi domando: c’è ancora qualcuno in questa città disposto a contrabbandare la salute, la mente, le prospettive, il futuro, la speranza dei giovani, dei nostri figli, per il profumo di quattro lire? Io dico che anche se fossero quattro miliardi, non varrebbero il sorriso pulito e libero di un ragazzo o di una ragazza.

L’economia e il lavoro sono una cosa seria, al contrario questi discorsi non sono seri e nemmeno giustificabili, sanno di sporco. Possibile che non riusciamo più a guardare in faccia la realtà, a dire con chiarezza che cosa è bene e che cosa è male? Se un locale è teatro di nefandezze – ai danni, ribadisco, dei più giovani, dei più esposti, dei più deboli – va chiuso, punto e basta. Si riaprirà, su nuove basi, quando sarà il momento. Altrimenti, sarebbe come dire che una fattoria della mafia non va sequestrata perché perderebbero il lavoro gli stallieri.

Se qualcuno ancora ragiona così, il suo ragionamento spuzza, per dirla con una frase del Papa. Accreditare da parte di chiunque questo pensiero genera corruzione, sporca le menti dei più giovani e crea una società senza valori e senza speranza, perché le regole e a volte le formalità, diventano sostanza se rispettate. Il nostro futuro si misura sulla speranza consegnata alle nuove generazioni, ed ha quindi tempi lunghi: in nome di questo si può – e si deve – dire no e smetterla di considerare i soldi al di sopra di tutto. Non siamo tutti noci di cocco, siamo uomini. Torniamo ad esserlo, ed anche quest’ultima storiaccia ci insegnerà qualcosa.