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Acciaio non conforme al Palas, chiesti sette rinvii a giudizio

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il Palas

La Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone indagate per la costruzione del Palas di Rimini. Le ipotesi di reato riguardano l’utilizzo di partite d’acciaio fatte arrivare dalla Libia senza la certificazione prevista dalla legge. L’acciaio in questione è stato usato per la costruzione delle strutture portanti del Palacongressi di Rimini e di pilastri non conformi agli standard di sicurezza minimi come quelli per l’antisismica. I rinvii a giudizio riguardano i responsabili dell’impresa di costruzione, quelli del consorzio appaltatore dei lavori, il direttore delle opere strutturali, il responsabile unico del procedimento scelto dalla stessa società del Palacongressi e il tecnico collaudatore. La società del Palas, interamente controllata da Rimini Fiera, si è costituita parte civile. La società, rappresentata dall’avvocato De Sio, a fronte di un appalto da circa 65 milioni di euro, avrebbe ricevuto un’opera di minore valore sia in relazione alla difformità rispetto al progetto, sia per la mancanza di certificazioni, il minor grado di sicurezza e la necessità di lavori ulteriori. L’udienza per la discussione sul rinvio a giudizio è stata rinviata al 2 luglio per difetto di notifica.

La non conformità e le mancate autorizzazioni dei pilastri fu causa del ritardo dell’apertura del palacongressi di Rimini, che per poter inaugurare dovette dimostrare l’adeguatezza delle strutture ai requisiti di sicurezza.