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Cronaca Politica

"Spese pazze", i nomi dei 41 indagati. Ci sono anche i riminesi

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 10 nov 2014 16:51 ~ ultimo agg. 11 nov 16:55
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C’è anche il nome del consigliere del PD Roberto Piva, insieme a quello di Marco Lombardi del PDL, nella lista dei 41 indagati nell’inchiesta sulle “Spese pazze” del Consiglio regionale partita due anni fa.  La cifra complessiva contestata supera i due milioni.

Il PD conta conta 18 indagati per una somma contestata di 940.000 euro: Marco Monari, Marco Barbieri, Marco Carini, Thomas Casadei, Gabriele Ferrari, Vladimiro Fiammenghi, Roberto Garbi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Roberto Montanari, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Giuseppe Pagani, Anna Pariani, Roberto Piva, Luciano Vecchi, Damiano Zoffoli e Matteo Richetti.

Undici gli indagati per il PDL, per una somma di 205.000 euro:  Luigi Villani, Enrico Aimi, Luca Bartolini, Gian Guido Bazzoni, Galeazzo Bignami, Fabio Filippi, Andrea Leoni, Marco Lombardi, Andrea Pollastri, Mauro Malaguti e Alberto Vecchi. La Lega Nord ha tre indagati (135.000 euro):  Manes Bernardini, Stefano Cavalli e Stefano Corradi. Con loro c’era anche Mauro Manfredini scomparso di recente. Due gli indagati per IDV, che con 423.000 euro ha però il secondo importo: Liana Barbati e Sandro Mandini; due per il Movimento 5 Stelle (98.000 euro): Andrea De Franceschi e Giovanni Favia, entrambi però oggi fuori dal movimento e due per SEL-Verdi (77.000 euro): Gian Guido Naldi e Gabriella Meo. Un indagato per il Gruppo Misto (27.000 euro): Matteo Riva in concorso con l’impiegata del gruppo Rossella Bolino; per l’UDC (31.000 euro), Silvia Noè, e per la Federazione della Sinistra per 151.000 euro: Roberto Sconciaforni.

Si tratta soprattutto rimborsi chilometrici e pasti ma anche di regali, feste di compleanni, cene di beneficenza. E persino un “sex toy” messo a rimborso tra le spese di una consigliera regionale.

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La dichiarazione congiunta dei presidenti dei Gruppi assembleari Anna Pariani (Pd), Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Sconciaforni (Fds), Liana Barbati (Idv), Gianguido Bazzoni (Fi-Pdl), Stefano Cavalli (Lega Nord), Silvia Noè (Udc) e Matteo Riva (Gruppo Misto):

“Manteniamo la serenità che sempre abbiamo avuto, nella certezza di aver rispettato le regole e le leggi in vigore in materia di fondi assegnati ai Gruppi assembleari. Una serenità rafforzata dalle sentenze emesse in questi due, lunghissimi anni dalla Corte costituzionale e dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, che sanciscono la regolarità delle spese e l’attinenza con il mandato istituzionale dei consiglieri.
Esamineremo con attenzione quanto ci viene contestato, che a una prima verifica sembra ricalcare quanto contenuto nell’invito a dedurre della Procura della Corte dei conti, rispetto al quale provvederemo a inviare le nostre controdeduzioni nei tempi previsti. Sottolineiamo che tra le spese contestate oltre i due terzi sono riferite a contratti e a personale regolarmente assunti dai Gruppi per lo svolgimento dell’attività politica e istituzionale a cui sono chiamati.
Non ci discosteremo da ciò che abbiamo fatto sinora, in uno spirito di collaborazione ma anche nel rispetto del ruolo di consigliere regionale e di una istituzione come l’Assemblea legislativa.
Nel presupposto che le responsabilità sono personali e che vanno perseguiti i comportamenti illeciti, non possiamo che attenerci a quanto affermato dalla Corte costituzionale sul fatto che i controlli delle spese restano documentali e che ai consiglieri regionali, eletti senza vincolo di mandato, al pari dei parlamentari, è costituzionalmente garantita la possibilità di svolgere in piena autonomia e nel rispetto delle leggi la propria funzione di rappresentanti di chi li ha eletti.
L’indagine prende in esame le annualità 2010 e 2011 ma da subito, in questa legislatura, a partire appunto dal 2010, siamo intervenuti, primi in Italia, producendo una forte riduzione dei fondi assegnati ai Gruppi che attualmente ammontano a circa 7 mila euro l’anno a consigliere. E le spese sono state tutte vagliate e certificate dal Collegio dei revisori dei conti”.

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