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Provincia Rimini Social

Una domenica a fianco delle Caritas parrocchiali

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
lun 13 ott 2014 12:43 ~ ultimo agg. 15 ott 17:29
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La scorsa domenica, il 5 ottobre, si è svolta l’annuale assemblea diocesana che ha coinvolto 80 volontari, in rappresentanza di circa 50 Caritas parrocchiali e interparrocchiali, che si sono incontrati per riflettere insieme sul programma dell’anno pastorale: “Lo riconobbero nello spezzare il pane”.

Il Vescovo Francesco Lambiasi ne ha illustrato i contenuti spiegando come la liturgia eucaristica sia paradigmatica della vita del cristiano. Infatti l’Eucaristia educa:
– all’accoglienza (riti di ingresso) di tutti con tutti
– al dialogo (liturgia della parola).
– al martirio/testimonianza (offertorio, dono di sé)
– al servizio (come la lavanda dei piedi)
– alla missione.

 

Tutto questo per il volontario caritas si traduce in Contemplazione e condivisione: Gesù dona se stesso nel pane spezzato. Il volontario dona Gesù spezzando il pane del servizio. In questo anno pastorale le Caritas parrocchiali saranno particolarmente impegnate nel Progetto “Le Famiglie che aiutano le Famiglie” messo a punto da Caritas Diocesana e Ufficio per la Pastorale della Famiglia.

 

Di fronte al crescente impoverimento e alla diffusione della vulnerabilità, è importante promuovere una cultura della sobrietà (rinuncia al superfluo e agli sprechi) e della solidarietà, intesa come ricostruzione di reti di buon vicinato e di condivisione fra famiglie. Accanto a ciò, abbiamo ritenuto essenziale aumentare la diffusione di “sentinelle del disagio” sul territorio, capaci di leggere i segnali di affaticamento delle famiglie prima che scivolino nella povertà o per evitare che sprofondino sempre di più verso il basso.
Per i Centri di Ascolto Caritas vi è quindi la necessità di riassumere un nuovo e duplice ruolo: quello di essere non solo occasione d’incontro e di “primo soccorso” con chi ha bisogno (con l’erogazione di servizi assistenziali tradizionali come pacchi viveri, contributi economici, distribuzione di vestiario), ma anche di essere luogo di riferimento nel tempo per ridefinire e accompagnare la realizzazione di nuovi progetti di vita più sostenibili e di animare l’intera comunità a mettersi al servizio degli ultimi, sollecitando le famiglie e le comunità parrocchiali a praticare forme di mutuo aiuto e di solidarietà nella “normalità” del proprio tempo.

 

Ci sembra oltremodo importante riproporre gli accompagnamenti “da famiglia a famiglia”, sia in termini di famiglie tutor per progetti specifici, che di affiancamento a livello parrocchiale di nuclei famigliari in difficoltà (anziani soli, famiglie con bambini piccoli, famiglie in difficoltà economiche legate alla perdita del lavoro) attraverso l’abbinamento con un volontario o una famiglia “amica”. Al fine di incentivare tali esperienze, la Caritas diocesana ha pensato di organizzare incontri e percorsi formativi rivolti principalmente a famiglie, con l’obiettivo di imparare a ridefinire il proprio bilancio e progetto famigliare all’insegna di una maggiore sobrietà e condivisione. Accanto a ciò, si potrebbe lanciare in rete con diverse associazioni del nostro territorio, la proposta “Economia di Prossimità”, con l’obiettivo di mettere in rete e sperimentare azioni di condivisione e redistribuzione di risorse. Riteniamo, infatti, che queste esperienze di prossimità fra famiglie rappresentino la sfida attuale più significativa per la nostra comunità (cristiana e civile), come misura di una reale capacità di essere accoglienti e solidali con chi fa fatica e soffre.

 

Tre le proposte che sono state analizzate e prese in considerazione sino a questo momento.

  1. Nelle nostre parrocchie sono sempre più numerose le famiglie in difficoltà. Siamo chiamati a farcene carico, stabilendo innanzitutto una relazione amicale; sostenendole sia dal punto di vista materiale che umano. Significa essere buoni vicina di casa: condividere le piccole gioie e difficoltà di ogni giorno, ad esempio organizzandosi per portare i figli a scuola o per andare al lavoro. Un buon vicino, è una persona con cui parlare, sia semplicemente per confrontarsi sia per chiedere aiuto nei momenti di difficoltà. Ogni famiglia può farsi prossima a qualsiasi altra famiglia.
  2. Individuare buone prassi che, senza l’uso del denaro o con un suo uso simbolico, permettono alle persone di soddisfare i loro bisogni attraverso le relazioni che esse stesse alimentano nella quotidianità, scambiando beni, tempo e competenze (fiere del baratto e del riuso, mercatini dell’usato e della solidarietà, banche del tempo, mutuo aiuto nell’espletamento dei compiti di cura quotidiani verso bambini, anziani e malati…). Si può semplicemente offrire un po’ di tempo: rendersi disponibile per un’azione di accompagnamento e di sostegno verso un nucleo familiare in difficoltà; invitare i negozianti di generi alimentari (dai quali ci si serve abitualmente, che periodicamente hanno prodotti non vendibili) a diventare fornitore gratuito della Caritas; condividere generi alimentari, vestiario, cancelleria,detersivi, giochi, prodotti per l’infanzia; ricordare, quando si acquista materiale scolastico per i propri figli, di comperare qualcosa anche per un figlio di famiglia in difficoltà.
  3. Ideare una sorta di decima delle famiglie, ossia una giornata mensile della condivisione in cui mettere a disposizione di chi è nel bisogno (tramite il CDA) una parte del proprio guadagno/reddito, facendo i conti nelle nostre case e chiedendoci quanto possiamo mettere da parte per aiutare coloro che non arrivano alla fine del mese; oppure versare una somma mensile a favore di una famiglia in difficoltà (tramite il Centro di Ascolto Caritas) per la copertura di alcuni costi specifici (bollette, rette asilo nidi, abbonamenti per trasporti scolastici).

L’apertura del Sinodo sulla Famiglia stimola la Caritas dal punto di vista pastorale ad impegnarsi affinchè la comunità cristiana sappia davvero valorizzare il potere generativo della famiglia. A valorizzare il potere generativo della famiglia. Renderla protagonista nella vita della comunità, all’interno degli organi di partecipazione, offrire spazi e proposte adatte al modello familiare; ma anche sostenere concretamente le famiglie in difficoltà, stimolare l’affiancamento con altre famiglie, promuovere stili di vita sobri ed autenticamente evangelici.