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Lavoro Provincia

La cassa integrazione non arretra. Cgil contro il Job's Act: produrrebbe 4mila licenziamenti

In foto: la cig aumenta e il Job's Act non sembra aiutare
la cig aumenta e il Job's Act non sembra aiutare
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 1 ott 2014 13:41 ~ ultimo agg. 2 ott 13:13
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Il territorio riminese resta uno di quelli in regione dove è più elevato il ricorso alla cassa integrazione. Da gennaio ad agosto (dati elaborati dalla Cgil) quella ordinaria scende del 39% (-250mila ore, in linea col dato regionale) ma quella straordinaria (anticamera per molte realtà dell’uscita definitiva dal mercato) aumenta del 35% (+775mila ore) quasi il doppio della media dell’Emilia Romagna.

Discorso a parte invece merita la Cassa in deroga dove il calo del 55% è dettato dalle incertezze sulla copertura (35mila le domande ferme in regione) che hanno trovato risposta solo a settembre. È certo quindi che in questi mesi si vada verso un raddoppio delle ore (da un milione e mezzo a tre milioni).

Da tener conto che nel 2014 i lavoratori dell’artigianato non hanno usufruito della deroga ma del fondo di sostegno al reddito con 656 accordi di sospensione già firmati dalla Cgil.

I numeri della cassa in deroga e di quella straordinaria equivalgono a circa 4mila posti di lavoro in provincia. Proprio questi ammortizzatori sono quelli che l’attuale riforma del lavoro, il Job’s Act di Renzi, vorrebbe eliminare lasciando la sola cassa ordinaria. Uno strumento, rileva il sindacato, che può durare al massimo un anno. La Cgil riminese ha provato a vedere allora cosa implicherebbe la riforma per il territorio riminese.

Sarebbe un dramma – spiega Graziano Urbinati, segretario provinciale Cgil – avremmo 4mila lavoratori che resterebbero praticamente senza alcuna indennità (se non gli 8/10 mesi di Aspi) e completamente slegati dall’azienda. Condividiamo l’importanza dell’acquisizione di competenze attraverso i Centri per l’impiego ma i dati riminesi ci dicono di un mercato del lavoro in grave difficoltà con la differenza tra attivazione e cessazioni negativa di ben 1600 unità. Ribadisco, la riforma così come è ora sarebbe un dramma.”

La Cgil, che chiede un incontro alle istituzioni locali, propone la sua ricetta: eliminazione della cassa in deroga (finanziata dalla fiscalità generale) e estensione di quella ordinaria e straordinaria (finanziata da imprese e dipendenti) a tutti i lavoratori. Allo Stato si chiede così di mettere stanziamenti solo sulla vecchia disoccupazione (Aspi e MiniAspi) che lo scorso anno in provincia hanno visto ben 15.597 domande.

E anche l’ipotesi del TFR in busta paga viene bollata dal sindacato come “fumo negli occhi“: il trattamento di fine rapporto vale il 6,91% della retribuzione ed è spesso usato per la previdenza complementare oltre ad essere l’unica forma di liquidità per le imprese sotto i 50 dipendenti. E poi c’è la tassazione: quella del Tfr è inferiore a quella applicata in busta paga (di fatto significherebbe quindi un aumento delle tasse).

L’intervista di Icaro Tv a Graziano Urbinati

I dati della CIG

dati cig