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Lavori di pubblica utilità: il riscatto di Cristina

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 26 set 2014 11:39 ~ ultimo agg. 29 set 12:24
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E’ già da qualche anno che si sente parlare dei lavori di pubblica utilità e del grande senso educativo e sociale ad essi legati. Una particolare condanna che il giudice può sostituire alla pena detentiva e pecuniaria di alcuni reati se non vi è opposizione da parte dell’imputato. L’impegno lavorativo consiste nella prestazione di un’attività non retribuita a favore della collettività, da svolgere, presso lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni o presso enti e organizzazioni sociali convenzionate con il Tribunale che rispondono alle caratteriste previste dalla legge. Questo istituto, porta un’immediata utilità alla collettività, poiché, non solo il responsabile del reato viene effettivamente punito, ma soprattutto viene responsabilizzato e il tutto avviene in modo utile e vantaggioso per la società.

 

Sul nostro territorio sono 42 gli enti e le organizzazioni convenzionate con il Tribunale di Rimini (dato aggiornato al 30 giugno scorso) dove si può scegliere di svolgere questo utile servizio. Anche nella Formica Coop. Soc., una delle prime fra le 13 cooperative sociali convenzionate, da qualche anno si può fare questo tipo di esperienza. Un impegno di lavoro volontario che offre, a chi si trova in questa situazione giudiziaria, la possibilità di svolgere un’attività utile sotto il profilo ambientale, sociale e soprattutto personale.

 

E’ ciò che è accaduto anche a Cristina che ha trascorso un pezzo della sua estate in cooperativa e che ha accettato di condividere la sua esperienza rispondendo ad alcune domande.
Che lavoro fai nella vita e di cosa ti sei occupata in cooperativa?
In questo momento sono disoccupata. Sono diplomata come barista-cameriera-sommelier e come OSS (operatore socio assistenziale), mi interessano molto i lavori dove si fa assistenza o ci si occupa di persone con disabilità o anziani. Mi piacerebbe molto in futuro lavorare a fianco degli infermieri negli ospedali o nelle case di riposo o a domicilio.
Nella cooperativa ho svolto i lavori di pubblica utilità dal 4 al 29 agosto scorso. Mi sono occupata per la maggior parte del tempo di raccolta differenziata degli indumenti, poi ho avuto l’opportunità di fare anche altri tipi di raccolta come la carta e la plastica. Il mio lavoro consisteva nell’assistere l’autista del mezzo con cui venivo affiancata, aiutandolo a svuotare i bidoni.

 

Perché hai scelto proprio La Formica per i lavori di pubblica utilità ?
Ho scelto la cooperativa perché comunque è vicina alle persone, non fa assistenza ma aiuta chi è più in difficoltà.
Ho scelto di svolgere qui le ore di pubblica utilità anche perché ho capito che la cooperativa poteva darmi l’opportunità di fare davvero una cosa che serve e nello stesso tempo fare ciò che a me più interessa, cioè stare con le persone e dare anche un contributo a migliorare l’ambiente.
Conoscevi già il mondo degli inserimenti lavorativi delle persone svantaggiate, oppure lo hai conosciuto con questa esperienza ?
Credo che l’inserimento lavorativo di chi è più in difficoltà sia un bel modo per combattere l’esclusione sociale e l’emarginazione che troppo spesso sono la causa di altre forme di disagio. Non conoscevo di preciso di cosa si occupano le cooperative sociali ma condivido in pieno i loro obiettivi.

 

Hai conosciuto persone interessanti in cooperativa ? Che tipo di esperienza hai fatto e in che maniera ti è stata utile ?
Nella cooperativa ho conosciuto molte persone interessanti con caratteri e storie molto differenti fra loro. Ho fatto una bella esperienza per diversi motivi: innanzitutto perché anche se sono una ragazza non mi spaventa il lavoro duro, cioè quello fisico e più faticoso che spesso è fatto prevalentemente dai maschi, ma soprattutto ho avuto modo di pensare a ciò che mi è capitato. Quello della cooperativa è un ambiente dove si respira tutti i giorni l’aria del riscatto, della seconda possibilità, rimediando agli errori commessi. Forse per questo è uno dei posti più indicati per svolgere i lavori di pubblica utilità. Mi è stato molto utile per capire che determinati “sbagli” della vita hanno un determinato prezzo da pagare, un debito che bisogna saldare con grande responsabilità.

 

Che impressione ti ha fatto la cooperativa dal punto di vista della gestione dei servizi e della professionalità?
Ho avuto un ottima impressione in generale. Prima di entrare mi hanno fatto la formazione sugli tutti gli aspetti della sicurezza del lavoro che mi riguardava e mi hanno fornito tutti i dispositivi di protezione individuale che servivano per i lavori che ho fatto. Ho visto che questo aspetto della sicurezza è molto sentito da parte di tutti e anche quello ambientale che per altro è certificato. Insomma cercano non solo di tenere la città più pulita ma di farlo rispettando anche i criteri e le norme previste dalla legge ambientale. Ho trovato una grande professionalità anche sulla gestione dei servizi, unita a grande riservatezza che in ambienti come questi non guasta mai.

 

“È una buona occasione anche per la cooperativa – sostiene Nicola Pastore – che offre un servizio ai cittadini, ospita una collaborazione gratuita, e ha un’occasione per farsi conoscere stringendo il suo legame col territorio. Chi sale sui mezzi a fianco dei nostri operatori sconta la sua pena mettendosi a servizio degli altri: si impegna in prima persona tenendo pulita la città, e ci aiuta – conclude il Vicepresidente della cooperativa – a dare opportunità di lavoro alle persone meno fortunate. È un’esperienza che lascia il segno”.

La Formica, convenzionata dal 20 settembre 2011, in questi anni ha dato la possibilità ad oltre 30 persone per un totale di 534 giornate di riabilitazione lavorativa, di cui 242 nel 2012, 170 nel 2013, e 122 nel 2014 fino ad oggi. Tutto ciò è stato reso possibile grazie dalla credibilità ed alla collaborazione che in questi anni c’è stata con i Magistrati, con l’UEPE di Rimini e Forlì, con le Case Circondariali di Rimini e di Bologna e con le Forze dell’Ordine incaricate della sorveglianza.

Si tratta di un tipo di riabilitazione che chiaramente ha dei costi per l’azienda convenzionata come l’INAIL, la formazione sulla sicurezza, i Dispositivi di Protezione Individuale e l’affiancamento iniziale e il più delle volte i ragazzi finiscono il loro periodo proprio quando hanno appena iniziato ad imparare il lavoro, ma ciò che conta alla fine è l’esperienza personale ed umana che si portano a casa.

 

Emiliano Violante