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Nasce a Rimini Sprigionare lavoro, il carcere come risorsa

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ven 1 ago 2014 12:49 ~ ultimo agg. 00:00
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Volontarimini, le associazioni Madonna della Carità e Papillon, la Papa Giovanni XXIII, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Rimini, la Casa Circondariale di Rimini e il Comune di Rimini, si sono riuniti nella sigla “Sprigionare lavoro”. Si tratta di una delle azioni del progetto di più ampio respiro “Cittadini sempre”, che coinvolge varie province dell’Emilia-Romagna sui temi legati alla vita dentro e fuori dal penitenziario.

“Come Papa Giovanni – spiega Sergio Orsi, volontario – abbiamo una pluriennale esperienza sul carcere. Il corso però ci ha permesso di conoscere meglio gli altri soggetti che nel territorio sono attivi in questo campo. Siamo più consapevoli dei contesti in cui ognuno si muove, tra limiti normativi e burocratici. Ora, dovendo trattare una situazione critica, saprei chiaramente cosa chiedere a ognuno”.

Alcune lezioni del corso si sono tenute presso le strutture di appartenenza degli operatori, un’occasione per conoscere i volti ma anche per toccare con mano le tante iniziative proposte. Non da ultimo il caso esemplare della Casa Madre del Perdono a Taverna di Montecolombo, seguita dalla Papa Giovanni, che promuove percorsi alternativi al carcere. Qui i detenuti sono protagonisti del loro percorso di riabilitazione.

“Il nostro obiettivo – continua Orsi – è la certezza del recupero a partire dalla responsabilizzazione della persona sul proprio operato. La ‘Casa’ non è un centro di contenimento. Tra le varie esperienze positive che abbiamo avviato c’è il caseificio. Qui i detenuti hanno imparato un mestiere e a fare i formaggi, con la vendita dei quali coprono parte delle spese per il proprio sostentamento, facendo risparmiare allo stato cifre considerevoli. Il costo di un detenuto in cella è di 200 euro al giorno”.

Il corso ha sollecitato un’interazione in parte già esistente che in futuro si potrebbe approfondire, anche per far fronte alle difficoltà che implicano interventi così delicati. Inoltre, l’ambizione è coinvolgere le imprese con incontri ad hoc per far conoscere i vantaggi competitivi offrendo occasioni di lavoro per chi vive un’esperienza di prigionia. Questa prospettiva presenta il detenuto non come un costo, ma come una risorsa. Valorizzando il tempo della detenzione, si promuove un circolo economico virtuoso, in cui la persona si sente parte integrante del contesto sociale.

“In questo ambito – conclude Orsi – ci sono risorse limitate e spesso vincolate. Siamo ancora lontani dall’avere percorsi lineari e codificati. Come volontari, gran parte di ciò che si può fare, ricade sulla capacità di iniziativa delle nostre strutture di appartenenza”.

Per informazioni su “Sprigionare lavoro”
Volontarimini, tel. 0541 709888
progetti@volontarimini.it

fonte: sociale.emilia-romagna