Indietro
menu
Rimini Rimini Social

Dal deserto alla speranza

di    
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 15 lug 2014 17:16 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Arrestato senza ragione da sedicenti poliziotti, sbattuto in carcere e poi imbarcato a forza su una carretta delmare, destinazione Italia. Siamo in Libia, e lui è Manadou Sissoko sbarcato in Sicilia i primi dimaggio, oggi a Rimini, assegnato alla Caritas diocesana, dopo lo smistamento profughi operato dalle Prefetture. La sua è una storia drammaticamente comune a quella di decine dimigliaia di disperati del deserto provenienti da Nigeria, Ghana, Mali, Burkina Faso, Senegal, Mauritania.
Arrivati in Libia alla ricerca di un destino migliore e trovando invece, dopo la fine della dittatura Gheddafi, un paese allo sbando, in mano a milizie armate che si combattono fra loro, dove non si capisce chi comanda e l’unica certezza è lo sfruttamento e il traffico di migranti, specie se di pelle nera.

Manadou ha 29 anni ed è originario del Mali. Qui faceva il camionistama la guerra civile che da anni insanguina il paese africano l’ha indotto a fuggire verso nord, finendo, come si dice, dalla padella alla brace. Due anni fa gli trovarono una pistola sul camion, abbandonata non si sa da chi. Finì in galera e, una volta fuori, decise di raggiungere la Libia dove gli dicevano che avrebbe trovato lavoro e una vita migliore. Un lungo viaggio nell’inferno del Sahara, attraverso frontiere colabrodo dove passi se paghi e, alla fine, l’agognata meta. Senza un soldo, si appoggia ad una struttura di connazionali: una sessantina di maliani già residenti in Libia che gli offre ospitalità, come si usa da quelle parti tra migranti provenienti dallo stesso paese.

Si mette a cercare lavoroma per un anno emezzo niente da fare. Finalmente trova occupazione come autista: gli promettono 300 euro al mese ma dopo quattro mesi non vede un soldo. Come se non bastasse, all’inizio di quest’anno, senza motivo viene fermato da uomini armati. Lui li chiama “la polizia” ma da quelle parti non si capisce chi siano le guardie e chi i ladri. E finisce nuovamente dietro le sbarre. Ci esce solo per essere condotto in porto e imbarcato a forza su un barcone diretto non si sa dove. Dopo tre giorni di mare, ammassato con altre centinaia di disgraziati, scopre di essere arrivato in Sicilia. Neppure ricorda il nome del porto, solo un cartello: Guardia Marittima.

Viene raccolto dalla polizia italiana, identificato e trasferito in Emilia-Romagna (895 imigranti arrivati nella nostra regione dalla fine di febbraio). Giunge a Rimini dove viene accolto dalla Caritas diocesana, insieme con un’altra ventina di migranti attualmente assegnati a Via Madonna della Scala. Il Centro servizi immigrati gli sta preparando le pratiche per la richiesta di asilo. Ci vorranno mesi perché la commissione regionale possa esprimere un parere. Lui intanto si guarda attorno un po’ attonito, cercando di capire qualcosa di un paese in cui non immaginavamai di capitare. Racconta che avrebbe preferito restare in Libia ma, adesso che è qui, spera di trovare lavoro, mettere da parte qualche soldo per tornare un giorno nel suo paese dove ancora vivono i genitori.
Auguri Manadou!

Cosa fa la Caritas?

Attualmente la Caritas di Rimini ospita, in accordo con la Prefettura, 33 profughi del programma “Mare Nostrum”. Sono giovani uomini di età compresa tra i 20 e i 30 anni, per lo più di nazionalità maliana, ma alcuni provengono anche da Senegal, Nigeria, Gambia, Benin. Tutti hanno presentato richiesta di protezione internazionale in Italia e sono in possesso di un permesso temporaneo come richiedenti asilo, in attesa di esporre la propria storia di fronte alla Commissione Territoriale: l’organo del Ministero dell’Interno incaricato di stabilire chi effettivamente avrà diritto ad un permesso di soggiorno per protezione.
Le misure di accoglienza prevedono, fino alla decisione della Commissione, vitto e alloggio, assistenza medica, prodotti per l’igiene personale e vestiario, un piccolo aiuto economico per le spese giornaliere e, soprattutto, l’organizzazione di corsi di italiano e tutto il lavoro preparatorio per l’audizione di fronte alla Commissione Territoriale.

Alberto Coloccioni
InformaCaritas